Parità di genere a scuola: partiamo dal discorso di Emma Watson all'ONU - Studentville

Parità di genere a scuola: partiamo dal discorso di Emma Watson all'ONU

Dal discorso di Emma Watson all'Onu alla parità di genere a scuola: come fare per promuoverla?
Parità di genere a scuola: partiamo dal discorso di Emma Watson all'ONU

"La mia vita è da privilegiata in quanto i miei genitori non mi hanno voluto meno bene perché sono nata femmina. La mia scuola non mi ha limitata perché ero una ragazza. I miei mentori non hanno pensato che sarei andata meno lontano perché un giorno potrei avere un figlio. Queste persone erano gli ambasciatori della parità di genere che mi hanno resa ciò che sono oggi. Forse non lo sanno, ma sono dei femministi inconsci. E abbiamo bisogno di più persone come loro". Le parole pronunciate dall'attrice Emma Watson in un discorso sui diritti delle donne tenuto qualche giorno fa all'ONU, invitano a riflettere su quanto ancora è lunga la strada per raggiungere la parità di genere.

La Watson è stata nominata nuova ambasciatrice del settore UN Women delle Nazioni Unite, e nonostante la giovane età, ha preso molto sul serio il suo ruolo, toccando, durante il discorso, alcuni punti fondamentali riguardo la parità di genere. Per prima cosa, l'attrice sottolinea che essere "femministe" non significa odiare gli uomini e cercare di imporsi su di loro. Femminismo significa battersi per ottenere gli stessi diritti e le stesse opportunità degli uomini. Per raggiungere tale scopo, occorre l'aiuto degli uomini, anch'essi intrappolati nella loro identità di genere: un uomo non deve necessariamente mostrarsi forte e aggressivo per farsi accettare dalla società. Un uomo deve avere la possibilità di mostrarsi sensibile, senza essere giudicato una "femminuccia" se versa una lacrima o si commuove. Uomini e donne hanno diritto ad essere entrambi deboli ed entrambi forti.

Un messaggio profondo quello della Watson, che fa pensare a quanto ancora la cultura maschilista sia radicata nella società, spesso incosciamente, discriminante anche nei confronti dell'uomo: se per una donna è ancora troppo difficoltoso raggiungere i vertici di una carriera lavorativa, per un uomo è raro intraprendere la carriera di ostetrico o maestro d'asilo, professioni catalogate come "femminili". L'impostazione maschilista della nostra società cataloga ancora professioni, scuole, facoltà universitarie distinguendole in maschili e femminili. Un ragazzo si iscriverà ad un Tecnico Aeronautico più che ad un Professionale di Moda, un ragazza sarà indirizzata verso un Liceo Classico e non ad un Professionale di Manutenzione e Assistenza Tecnica. E all'Università? Donne a Lettere, uomini ad Ingegneria.

Per raggiungere la parità di genere, allora, bisogna intervenire alle basi delle società, partendo da quelli che formeranno la società futura: i bambini. L'educazione alla parità di genere deve partire dalla scuola primaria, e proseguire poi con tutti i gradi d'istruzione, per sensibilizzare e abituare i ragazzi, fin da piccoli, alla giusta cultura di genere. Non bastano però le belle parole, non basta leggere racconti o guardare film con protagoniste donne maltrattate o discriminate: questo serve solo a mostrare uno degli aspetti, forse il peggiore, di tutto il contesto socio-culturale in cui viviamo. Serve invece un'educazione pratica a partire dal microcosmo che è la classe. Se, per esempio, sono due ragazze a meritare il ruolo di rappresentanti di classe, è giusto che siano loro ad essere elette, e lo stesso vale se si tratta di due ragazzi: forzare ad eleggere un ragazzo e una ragazza, serve solo ad evidenziare la differenza, non ad eliminarla! Si dovrebbe poi proseguire con un orientamento adeguato alle attitudini che ciascun alunno possiede, e non a ciò che il suo sesso consente di arrivare…  allora sì, si avrà un'educazione basata sulla parità di genere, ma contemporaneamente sulla differenza, poiché svilupperà e rafforzerà le capacità specifiche di ognuno.

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