Festa di famiglia: Booksblog intervista Andrea Camilleri - Studentville

Festa di famiglia: Booksblog intervista Andrea Camilleri

La voce dell’Andrea Camilleri uomo di teatro si fa sentire nella classifica dei libri più venduti. Almeno fra quelli più graditi nella terza settimana di settembre: stando ai numeri di cui tiene conto l’Paulo Coelho. Noi di Booksblog abbiamo intervistato Andrea Camilleri e abbiamo ascoltato la sua voce, calda e roca all’ombra del gasometro romano, dove il 5 ottobre (fino al 1 novembre) al Teatro India debutta “Festa di famiglia”, una riflessione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare riscritta da quattro attrici come Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolati, Mariangeles Torres (compagnia Mitipretese).

Che c’entra Camilleri?
Quando le quattro Mitipretese, che conoscevo e stimavo dai tempi che frequentavano l’Accademia, vennero a casa mia per chiedermi di collaborare ad un loro progetto, in realtà il progetto era già ben avviato e definito, tanto è vero che mi lasciarono sul tavolo una sorta di copione. La proposta mi lusingò. Si trattava solo di destrutturare i testi e ristrutturarli in un contesto nuovo; in fondo se sono stato il padre di questo spettacolo, lo sono stato come San Giuseppe, essendo intervuto a cose fatte.

La pièce prende spunto dai testi di Luigi Pirandello per parlare della violenza domestica, ma quale commedia?
La commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato. Qui c’è un puzzle dove sono state campionate sette sue opere: da “Questa sera si recita a soggetto” a “Sei personaggi in cerca d’autore”, passando per “L’amica delle mogli”, “Enrico IV”, “L’uomo, la bestia e la virtù” e “La vita che ti diedi”, facendo sosta davanti a “Trovarsi”. Un puzzle dove mi sono limitato a mettere qualche tassello al posto giusto. Solo che il puzzle non è un gioco d’azzardo, ma questo particolare puzzle invece lo è.


C’è tanto studio personale e qualche riflessione letteraria per questo frullato pirandelliano che forse è stato un padre ingombrante per le quattro di Mitipretese che hanno fatto un abuso/violenza su di lui e sui suoi testi avendone trovato un compendio di psicopatologia della coppia o della famiglia violenta; ma lei, Camilleri, in cosa è intervenuto?
Esplicitando il tema prima che lo spettacolo inizi. Questa volta mi sono ricordato quanto mi disse il regista Giuseppe Amato. Ero ragazzino allora, ma ho ancora bene presente nella mia mente i suoi film strappalacrime, tipici del neorealismo rosa, con Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari. Un giorno, col suo tipico fare napoletano, mi diede una dritta invitandomi a cominciare la sceneggiatura con qualcosa capace di tenere inchiodato lo spettatore sulla sedia. E di finirla, costruendo con una scena che rimaneva impressa nella memoria dei presenti per giorni, portandoli anche al confronto, al dialogo, a parlarne insomma con altra gente. In mezzo la farcitura poi poteva comprendere la qualsiasi cosa, poco o nulla importava: come? Semplicemente enunciando il tema. E così ho fatto.

Cosa pensa nella riesumazione delle tradizioni mediante il dialetto?
Il dialetto non è solo importante, è la linfa vitale della nostra lingua italiana. Ma in sé e per sé non ha senso, se non è dentro la lingua. I dialetti costituiscono la periferia dell’italiano che di volta in volta la incrementano di nuove parole, immagini e suoni. Appunto, dalla periferia verso il centro. Altrimenti è l’italiano che rischia di diventare colonia per i termini inglesi o troppo tecnici che nessuno capisce.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti