GHOST IN THE SHELL: COSA SAPERE PRIMA DEL FILM. L’arrivo delle nuove clip, pubblicate in questi giorni, con Scarlett Johansson nei panni del Maggiore Motoko Kusanagi, la protagonista del film di Ghost in the Shell, non poteva certo lasciarci indifferenti. Si tratta di cinque brevissime anticipazioni del film diretto da Rupert Sanders (regista de Biancaneve e il cacciatore) che forse convinceranno anche coloro che mesi fa avevano criticato la prima foto dal set per via dell'etnia dell'attrice: occidentale invece che giapponese come nella fonte originale. Un’obiezione che, ora come allora, ha senso solo in parte perché per poter valutare davvero questa trasposizione cinematografica occorre capire le premesse che sono alla base del manga Ghost in the Shell. Ovviamente il nuovo materiale rilasciato ha scatenato tutta la nostra curiosità e non abbiamo saputo resistere.
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GHOST IN THE SHELL: IL MANGA. Quindi, per capire meglio la questione facciamo un bel flashback. Nel 1989 fa il suo debutto il manga K?kaku Kid?tai, letteralmente "Mobile Armored Riot Police – Polizia mobile corazzata antisommossa”, che reca il più pratico sottotitolo The Ghost in the Shell. Il fumetto è firmato da Masamune Shirow e racconta le avventure della Sezione di Pubblica Sicurezza guidato dalla Kusanagi, per l'appunto, ambientate in un futuro prossimo.
Il manga riscuote un grande successo di critica e di pubblico perché, con il pretesto di narrare una serie di casi polizieschi, spinge all'estremo le premesse del cyberpunk, immaginando un futuro in cui la tecnologia è pervasiva, con conseguenze ramificate in tutti gli aspetti della vita quotidiana. La più semplice, e la più sfruttata poi dai due film e dalle serie animate, è che tutti sono costantemente in rete grazie a una serie di congegni impiantati direttamente nel cervello (che a volte viene persino rimpiazzato da un cybercervello che non ha bisogno di device aggiuntivi): tutti – polizia, criminali, comuni cittadini e intelligenze artificiali, possono quindi accedere a una mole sterminata di informazioni in tempo reale e hackerare qualsiasi oggetto nonché, con certi limiti, le persone (pensate solo a delle protesi per gli occhi collegate al web). Aggiungete poi l'uso smodato di innesti tecnologici, robot, droidi e tutto l'armamentario più classico della fantascienza, e capirete perché il franchise è stato spesso descritto come un immenso serbatoio di previsioni futuristiche.
GHOST IN THE SHELL: L’ANIMA ESISTE ANCORA? Insito in Ghost in the Shell è anche un lato filosofico che deriva direttamente dalle possibilità offerte dalla tecnologia. La domanda che spesso si pone la protagonista – cyborg completa che, a seconda della necessità, può cambiare il suo corpo – riguarda la propria identità: esiste ancora un “ghost” (lo spirito, l'anima) quando si può intervenire a piacimento sullo “shell” (la corazza, il corpo)? E ha senso la nozione di identità quando attraverso la connessione completa si può fondere la propria coscienza con il mare magnum della rete?
GHOST IN THE SHELL: I FILM D’ANIMAZIONE. Sono tutti quesiti che in particolar modo influenzano i due film animati da Mamoru Oshii, altro nume tutelare della fantascienza nipponica, girati nel 1995 e 2004 (il seguito sottotitolato Innocence). Esistono poi due serie animate principali, chiamate Stand Alone Complex, e una serie prequel, Arise, che aggiungono anche sfumature politiche alla questione e si avvalgono di trame orizzontali decisamente intricate, tanto che per capire tutto ciò che accade nel dettaglio è seriamente consigliato prendere appunti durante la visione.
GHOST IN THE SHELL: DAL MANGA AL FILM. Come avete capito l'universo di Ghost in the Shell è molto vasto e aperto a una molteplicità di incarnazioni, così come lo è lo stesso Maggiore Kusanagi: in questo senso le polemiche per l'ingaggio della Johansson (che ha frequentato il genere in almeno tre film, ovvero Her, Lucy e Under the Skin) risultano sterili, in quanto la serie, pur ambientata in Giappone e fortemente nipponica, ha da sempre messo in dubbio la nozione di identità, compresa quella nazionale. In ogni caso il cast del film, la cui uscita è prevista per il 2007, include attori di tutte le etnie, come giusto che sia: si oscilla da Takeshi Kitano a Michael Pitt passando per Pilou Asbæk e Juliette Binoche.
Per una volta a preoccuparci non è la pratica del whitewashing degli attori, quanto piuttosto l'inevitabile riduzione della complessità di un'opera crossmediale che ha fatto la storia della fantascienza contemporanea.