Con l’avvento dei computer, di Internet e delle moderne tecnologie digitali si era sperato che temi un tempo estranei all’interesse comune – come l’elaborazione di calcoli, la matematica, la fisica – avrebbero potuto finalmente diffondersi nel cuore della società, trovando giovani adepti pronti a dedicar loro la propria carriera professionale.
La diffusione di tali tecnologie ha in effetti rappresentato un’implementazione del settore informatico e ingegneristico: nello stesso tempo, però, è stata accompagnata da un imprevisto abbassamento dell’interesse comune per la matematica e le scienze.
Il primo crollo delle iscrizioni fu dovuto negli anni Settanta proprio alla diffusione massiva dei Personal Computer: da allora l’Informatica ha costituito un nuovo corso universitario distinto da Matematica, e molti studenti l’hanno abbandonata per dedicarsi ai più moderni e proficui studi informatici.
Sono ormai decenni che le università italiane registrano un continuo crollo di iscritti alle facoltà matematiche, fisiche e chimiche, tanto che molti atenei hanno chiuso i corsi scientifici per mancanza di interessati: per essere sinceri, il fenomeno è riscontrabile in molti altri Paesi D’Europa e del mondo, ma è contrassegnato, in Italia, da una rapidità ed evidenza che lo rendono atipico e preoccupante.
SCARSI RISULTATI NELLE SCUOLE
Alla base del processo è una scarsa attitudine degli studenti italiani a numeri e scienze, che è confermata dai risultati dell’ indagine “Pisa”, effettuata nel 2003 in 41 Paesi, di cui 30 appartenenti all’OCSE: la ricerca, rivolta a studenti 15enni di qualsiasi scuola, ha messo in luce la diffusa ignoranza e la ridotta capacità di soluzione di problemi matematici e scientifici. L’ Italia propone un punteggio medio in Matematica pari a 465,66 punti contro 544,29 della Finlandia e 537,82 dei Paesi Bassi: in generale, si è rilevato che solo l’1,5% degli studenti italiani raggiunge il livello più alto contro il 4% del totale dei Paesi partecipanti.
A determinare voti così scarsi è sicuramente la struttura delle nostre scuole, tese più che altro a proporre i principi matematici come un sapere fisso e indiscutibile, e mai rivolte alla ricerca, alla sperimentazione, all’analisi.
INSEGNANTI POCO PREPARATI
Causa della scarsa preparazione degli allievi è, spesso, la modesta qualità degli insegnanti.
Gli studenti universitari di matematica, così ristretti di numero, possono godere di notevoli vantaggi rispetto ai colleghi di materie umanistiche: sono maggiormente seguiti in classe, il 90% trova impiego appena dopo aver conseguito la laurea e, avendone la concreta opportunità, i più preferiscono lavorare nella ricerca e nella realizzazione di modelli matematici per grandi imprese, piuttosto che insegnare a basso costo nelle scuole superiori.
E’ così che spesso si devono accettare come docenti di matematica persone che non hanno competenze specifiche: la matematica che propongono è noiosa, senza sbocchi evidenti, prolissa e poco chiara, e molti sono gli studenti che, terminate le scuole superiori, non ne vogliono più sentir parlare.
LA COMPLESSITA’ DELLA MATEMATICA
La matematica è, del resto, una materia piuttosto complessa, che non affascina in maniera immediata né colpisce l’immaginario comune come fanno invece il linguaggio, le lingue o la psicologia.
Con il recente processo di democratizzazione scolastica e il conseguente aumento degli studenti italiani che accedono all’università, si è verificato un progressivo abbassamento delle generali predisposizioni allo studio e alla genialità: è una chiara regola, infatti, che, più allievi si iscrivono, meno ricorrono i casi di notevole intelligenza e gli standard vengono appianati.
E’ importante, però, che in un Paese industrializzato come l’Italia venga mantenuta ed esortata una classe di matematici e scienziati, che sappia innovare, creare nuove soluzioni tecnologiche, risolvere i problemi energetici, in una parola accompagnare la crescita del Paese e la sua ricchezza.
E’ necessaria una generale presa di coscienza da parte degli studiosi, dei politici, degli insegnanti, degli stessi genitori, tesa a rivalutare il ruolo cruciale delle scienze e ad impegnarsi perché esse possano essere ben trasmesse alla gioventù, che potrà diventare, con nuovi strumenti, una classe dirigente istruita e capace di comandare il domani.
di Bruna Martini