Arriva il Carnevale ed è bello celebrarlo anche in poesia, con uno sguardo alla ricca tradizione italiana in tal senso. Ecco alcune poesie per il Carnevale, scritte da celebri autori o appartenenti alla tradizione popolare:
Carlo Goldoni, Carnevale
La stagion del Carnevale
tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.
Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.
Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.
Gabriele D’Annunzio, Carnevale vecchio e pazzo
Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia a un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso,
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore Carnevale
e gli fanno il funerale,
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.
Gianni Rodari, Carnevale
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”
Juan Ramón Jiménez, A Carnevale
A Carnevale i ragazzi si travestono
chiassosamente da pagliacci.
Lungo la strada i coriandoli
rotolavano sotto la sferza pungente
del forte vento del pomeriggio.
Un gruppo di donne sulla piazza
girava allegramente
intorno ad un asino.
I ragazzini, vedendolo imprigionato,
ragliavano per farlo ragliare.
Tutta la piazza non era che
un concerto di ragli,
di risate, di canzoni,
di tamburelli e di mortai.
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