Schelling : L'idealismo trascendentale - Studentville

Schelling : L'idealismo trascendentale

L'idealismo di Schelling.

Negli scritti di filosofia della natura Schelling si proponeva di ritrovare il soggetto nell’oggetto, lo spirito nella natura. Nel sistema dell’Idealismo trascendentale del 1800 egli compie invece l’operazione opposta, consistente nel cercare l’oggetto nel soggetto, la natura nello spirito. Se la filosofia naturale mostrava come il carattere organico della natura indichi la presenza in essa di una costituzione analoga a quella dello spirito, il Sistema afferma che l’Io trascendentale non ò soltanto espressione di soggettività  assoluta(come riteneva Fichte), ma ò anche il fondamento della realtà  e dell’oggettività  del mondo naturale. In questo modo, gli scritti di filosofia della natura e il Sistema appaiono complementari, dal momento che in essi la tesi dell’unità  tra natura e spirito viene dimostrata nel primo caso partendo dalla natura per giungere allo spirito, nel secondo caso invece partendo dallo spirito per arrivare alla natura. La filosofia dello spirito (detta anche filosofia dell’Io o filosofia dell’intelligenza), descritta nel Sistema dell’idealismo trascendentale, ò fondata sulla nozione di autocoscienza o di IO. A differenza di Fiche, l’autocoscienza non ò qui intesa come soggettività  pura, alla quale si contrappone un Non-io che esiste soltanto come posizione e momento interno dell’Io assoluto. Per Schelling, l’autocoscienza ò sintesi di due attività  dialetticamente opposte. Da un lato essa contiene un’attività  limitata che produce l’oggetto, ponendolo fichtianamente come limite, come qualcosa di opposto al soggetto. Infatti, tale attività  opera inconsciamente, in modo che l’oggetto appaia al soggetto come qualcosa di datoesternamente. D’altro lato, nell’autocoscienza ò contenuta anche un’attività  illimitata e limitante, la quale consapevolmente va oltre il limite dell’oggetto, riconoscendo in quest’ultimo un prodotto inconsapevole dell’Io. Queste due attività  fondamentali sono anche dette rispettivamente da Schelling attività  reale, in quanto produce la realtà  dell’oggetto, e attività  ideale, visto che oltrepassa il limite rappresentato dall’oggetto ricomprendendolo in sè come produzione dell’Io. L’attività  ideale e quella reale, tuttavia, non sono separate, bensi’ costituiscono i due aspetti diversi di un0unica attività  dell’autocoscienza che ò sintesi assoluta di entrambe. Tale sintesi non ò statica, ma dinamica continuamente l’attività  reale produce l’oggetto e continuamente l’attività  ideale lo oltrepassa riconducendolo a sè. Ciò dà  luogo a un infinito processo dialettico tra la produzione inconscia dell’oggetto da parte dell’attività  reale e la riconduzione di quest’ultimo alla coscienza dell’attività  ideale. In questa sintesi delle due attività  consiste l’intuizione intellettuale che l’Io ha di sè stesso come insieme ideale e reale. L’Io ò, quindi, unità  indissolubile di soggetto e oggetto, di spirito e di natura, di attività  consapevole e di attività  inconscia. In questo modo gli stessi meccanismi dell’idealismo trascendentale fichtiano venivano piegati alla dimostrazione della tesi(sostanzialmente anti-fichtiani) che nell’autocoscienza l’oggetto entra allo stesso titolo del soggetto e che, quindi, il vero idealismo non può che essere contemporaneamente autentico realismo. Il sistema schellinghiano appare, cosi’, come, un ‘ideal-realismo’ e, in senso analogo, esso sarà  definito da Hegel idealismo oggettivo. La sintesi assoluta ò ulteriormente illustrata da Schelling attraverso la descrizione dei tre gradi, detti epoche, che descrivono il processo evolutivo della filosofia teoretica. La prima epoca riguarda il passaggio dalla sensazione all’intuizione produttiva. Nella sensazione sembra che il soggetto trovi di fronte a sè un oggetto esterno, rispetto al quale esso appare completamento passivo. Nell’intuizione produttiva, viceversa, l’Io, determinando l’oggetto come un proprio prodotto, risolve la sensazione in un momento passivo-per cui l’oggetto ò ‘sentito’ -e in un momento attivo-per cui il soggetto appare come ‘senziente’. In quanto si intuisce come senziente, l’Io si configura come ‘intelligenza’, mentre il suo prodotto-ciò che viene sentito come oggetto -sarà  la ‘materia’. La seconda epoca va dall’intuizione alla riflessione, mediante la quale l’intelligenza diventa consapevole della corrispondenza tra la propria cosituzione e quella del proprio prodotto (cioò della natura)e si riconosce quindi come organismo umano, come vertice estremo dell’organizzazione naturale. La terza epoca va dalla riflessione alla volontà . Per mezzo di un atto di ‘astrazione assoluta’, l’intelligenza giunge, infatti, alla consapevolezza che la propria attività  ò pure forma, distinta da ogni materia. Ma l’autodeterminazione dell’intelligenza, che si libera da ogni oggetto materiale e si riconosce come pure forma., ò appunto la volontà . Con la volontà  si passa dal primo livello della cita dello spirito, che ò l’attività  teoretica, al secondo grado, rappresentato dalla filosofia pratica. La volontà , punto di partenza di ogni attività  pratica, risultato dall’astrazione del soggetto da qualsiasi condizione materiale, ò espressione di libertà . Ma il singolo soggetto libero trova di fronte a sè altre volontà  individuali altrettanto libere. Si pone quindi il problema dell’armonizzazione di queste volontà  in un sistema che, facendo salva la libertà  individuale, garantisca tuttavia la compatibilità  tra le diverse libertà . Questo sistema ò il diritto. Ma il diritto non può nascere dalla semplice libertà , poichè esso comporta la limitazione coattiva della libertà  dell’uno per garantire quella di tutti gli altri. Il diritto implica, quindi, un’ unione di libertà  e necessità . che ò il corrispettivo pratico dell’unità  tra soggetto e oggetto, tra conscio e inconscio. Ma come si può realizzare tale unione di libertà  e necessità ? Essa si attua nella storia, la quale può essere considerata-secondo una suggestiva metafore shellinghiana-come un dramma in cui c’e l’identità  tra l’autore, che ha disegnato il piano generale dell’azione, e i singoli attori, che recitano ciascuno una parte precisa del copione. Cosi’ ognuno ò libero, perchè obbedendo all’autore non obbedisce che a se stesso; e nello stesso tempo è necessitato, dato che egli persegue un disegno razionale che fa della sua azione uno strumento del tutto. Fuori di metafora, sulla scena storica i singoli uomini agiscono liberamente in vista dei propri scopi; ma, in realtà , la loro azione obbedisce a un piano provvidenziale e razionale che sovrasta ogni intenzione individuale. Così la storia appare come il dominio dell’ Assoluto, inteso come unità  di libertà  e di necessità , di spirito e di natura, di soggetto e di oggetto, di attività  ideale e di attività  inconsapevole. Se nella storia tale unità  trova la propria concreta realizzazione, essa può tuttavia essere colta solo dalla terza e più elevata attività  dello spirito, che è l’ arte. L’arte è il solo ‘organo’ che consenta all’uomo di penetrare l’Assoluto: solamente attraverso l’intuizione artistica infatti l’uomo può cogliere quell’unità  di spirito e natura, soggetto e oggetto, conscio e inconscio, che la conoscenza riflessiva ha necessariamente diviso. L’arte, cioò il momento intuitivo che, esprimendosi nel ‘genio’, ricongiunge ciò che la riflessione speculativa ha diviso, è la vera conoscenza e la vera filosofia. Aderendo pienamente ai canoni romantici, Schelling identifica completamente il filosofo con l’artista. L’opera d’arte, quindi, nella quale si concreta l’attività  del genio, avrà  una infinità  di significati, come infinito è l’Assoluto che essa manifesta. In parte tali significati saranno consapevoli, liberamente voluti dall’artista; in parte saranno inconsci, perchò provenienti dall’Assoluto stesso che guida la mano del genio. Alcuni filosofi del Settecento tedesco, come Baumgarten, Lessing e soprattutto Kant, avevano già  difeso l’autonomia dell’arte contro più tradizionali concezioni filosofiche che consideravano l’espressione artistica inferiore alla conoscenza filosofica e scientifica. Con il suo idealismo trascendentale, Schelling si spinge a identificare l’arte con la conoscenza assoluta, subordinando ad essa ogni forma di sapere raziocinante e discorsivo. In questo senso il suo sistema può essere considerato una forma di ‘idealismo estetico’.

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