Mortuo Tullo res, ut institutum iam inde ab initio erat, ad patres redierat hique interregem nominaverant. Quo comitia habente Ancum Marcium regem populus creavit; patres fuere auctores. Numae Pompili regis nepos filia ortus Ancus Marcius erat. Qui ut regnare coepit et avitae gloriae memor et quia proximum regnum, cetera egregium, ab una parte haud satis prosperum fuerat aut neglectis religionibus aut praue cultis, longe antiquissimum ratus sacra publica ut ab Numa instituta erant facere, omnia ea ex commentariis regiis pontificem in album elata proponere in publico iubet. Inde et civibus otii cupidis et finitimis civitatibus facta spes in avi mores atque instituta regem abiturum.
Versione tradotta
Morto Tullo Ostilio, il potere era tornato ai senatori, come già dall'inizio era stato stabilito, ed essi avevano nominato un interre. Avendo questo convocato l'assemblea, il popolo elesse come re Anco Marzio; i senatori ratificarono. Anco Marzio era nipote del re Numa Pompilio, essendo nato dalla figlia. Quando egli iniziò a regnare, memore della gloria del nonno e poiché il regno precedente, egregio nelle altre cose, non era stato abbastanza efficiente in un settore, poiché i riti religiosi erano stati trascurati o praticati male, pensò che la prima cosa da fare era ristabilire le cerimonie pubbliche che erano state istituite da Numa, e ordinò al pontefice massimo di trascrivere tutte le prescrizioni cultuali del re su una tavoletta bianca da esporre in pubblico. Da qui tra i cittadini desiderosi di pace e le città vicine nacque la speranza che il re avrebbe seguito l'avo sia nel costume che nella politica.
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