Il movimento dei Macchiaioli nasce a Firenze nel 1856 negli spazi del Caffè Michelangelo, la cui saletta ospitava da sempre artisti che si scambiavano opinioni e suggerimenti, in un’atmosfera in continuo fermento creativo.
Il termine deriva dalla loro tecnica pittorica detta appunto “a macchia”: gli oggetti prendevano forma con la giustapposizione di colori (macchie) puri, mentre le linee di contorno diventano leggerissime ed appena percettibili. Le forme infatti, non esistono per i macchiaioli, ma vengono create dalla luce. La luce che colpisce gli oggetti, viene rinviata ai nostri organi visivi sotto forma di colore. Saranno proprio i macchiaioli italiani a influenzare gli impressionisti francesi, che prenderanno le mosse qualche anno più tardi.
I macchiaioli usavano molto il bianco e il nero, mentre ricordiamo che gli impressionisti francesi aboliranno il nero nei loro quadri. I soggetti cari ai macchiaioli erano i paesaggi della campagna toscana, abitata da contadini intenti al lavoro nei campi o ritratti nei momenti di riposo, oppure i ritratti di contadini e contadine, di gente comune, ma anche di borghesi e nobili. Non mancano le scene riferite ai campi di battaglia dell’Italia risorgimentale, ma dipinti senza alcun pensiero patriottico o nazionalistico, solo con uno sguardo ai feriti, al popolo, alle vicende umane. I principali esponenti del movimento furono Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Giuseppe De Nittis, Nino Costa.
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