Dante, De Monarchia, Libro I - Studentville

Dante, De Monarchia, Libro I

Riassunto del libro I del De Monarchia di Dante.

Libro I

1.  Dante esordisce dicendo che l’uomo che dimostra di possedere un talento, una propria vocazione o carisma, deve preoccuparsi di farlo fruttificare per il bene dei posteri; allo stesso modo egli sente di aver ricevuto un’eredità dagli antichi, essere cioè LIGNUM, albero che fruttifichi, e non VORAGO, cioè abisso che inghiotte sempre senza mai restituire ciò che ha assimilato. Il dovere di impiegare al meglio le proprie capacità deve essere rivolto a mostrare verità sconosciute. Infatti che frutto può dare uno che dimostri una seconda volta un teorema di Euclide ? Fra le molte tematiche incognite, Dante sceglie di approfondire il concetto di Monarchia temporale, che è la verità più utile, meno evidente e da tutti trascurata.

2.  Cosa si intende per “Monarchia temporale”? Per Dante essa è un principato unico che domina su tutti gli esseri che vivono nel tempo (Impero). Da ciò scaturiscono tre problemi: I) la Monarchia è necessaria al benessere del mondo?; II) il popolo romano si è attribuito di diritto o meno l’impero universale?; III) l’autorità del Monarca dipende da Dio o da un suo vicario? Siccome ogni verità poggia su un fondamento logico, Dante trova necessario fissare un principio sul quale fondare un ragionamento sillogistico. A questo proposito egli suddivide le scienze in scienze non controllabili  dalla ragione umana che hanno fine TEORICO (matematica, fisica, teologia), e scienze soggette  al nostro potere, che hanno un fine anche PRATICO. Ed essendo in campo pratico il fine ultimo delle cose, se esiste un fine universale dell’intera umanità, questo sarà il fondamento sul quale chiarire tutto ciò che resta da dimostrare.

3.  Qual è il fine universale dell’umanità? Come la natura crea il pollice per un fine, la mano per un altro, il braccio per un altro ancora, così esiste un fine per l’uomo singolo, un altro per la famiglia, un altro per la città, e un altro ancora per l’intera umanità. Dio non fa alcunché invano: dispone tutte le cose in vista di un’attività. Esiste dunque un’attività propria dell’intera società umana, fine ultimo di questa. Qual è? L’essere indeterminato? No, ciò è proprio di tutti gli elementi. L’essere composto? No, si ritrova anche nei minerali. L’essere animato? No, si ritrova anche nelle piante. L’essere capace di apprendere? No, si ritrova anche nei bruti, ma l’essere capace di apprendere per mezzo dell’intelletto possibile , cioè che si può attuare o no. Anche gli angeli vivono di intelletto, ma non possibile, altrimenti non sarebbero eterni. Quindi l’attività peculiare dell’intera umanità è l’attuazione dell’intera potenza dell’intelletto prima per speculare, ed infine per agire.

4.  Qual è il mezzo più rapido ed idoneo per giungere a tale attività? Come accade che un uomo, sedendo e riposando si perfeziona in sapienza, è evidente che l’umanità soltanto nella pace trova la realizzazione della sua attività. La pace universale è la realtà oggettiva migliore per esplicare il potenziale intellettivo della società umana.

5.  All’inizio della sua opera, Dante si è preposto di dare soluzione a ben tre questioni di carattere politico. Il primo è il seguente: la Monarchia è necessaria al benessere del mondo? Dante dimostra chiamando in causa l’autorità di Aristotele (nella “Politica”): esso asserisce che quando una molteplicità di cose sono ordinate ad un unico fine, occorre che una di esse regoli e che le altre siano regolate. In ogni associazione, a partire dal singolo, c’è un indirizzo che governa tutti gli altri. Per estrapolazione, allargando il cerchio, passando dai borghi cittadini ai regni ed infine all’intera società umana, si vede che il concetto è sempre lo stesso: il genere umano è diretto ad un unico fine; occorre dunque che vi sia uno solo a governare, chiamato Monarca. Perciò l’esistenza dell’Impero è necessaria al benessere del mondo.

6.  Attraverso il sillogismo Dante dimostra che esiste nelle cose un duplice ordine, un ordine delle parti fra di loro, e un ordine delle parti rispetto ad un unico fine; ad esempio l’ordine delle fila di un esercito e l’ordine delle fila rispetto al comandante. L’ordine delle parti rispetto a un unico fine è migliore perché include anche l’altro. Così tutte le parti dell’umanità devono essere ordinate in vista di un unico Principe, cioè del Monarca o Monarchia.

7.  Inoltre il genere umano è un tutto rispetto ad alcune parti, regni o popoli, e una parte rispetto all’universo. E come i regni e i popoli particolari ben corrispondono al genere umano, così il genere umano ben corrisponde al suo tutto: infatti come le parti corrispondono ad esso in virtù di un unico principio, come si è già detto, così anche il genere umano corrisponde al suo universo e al principio supremo, Dio, solo in virtù di un unico principio regolatore, il Monarca.

8. Tutto ciò che concorda con il primo agente, Dio, è in stato di felicità e benessere. Il genere umano realizza questo fine quando è simile a Dio. Ma esso è assolutamente simile a Dio quando è solo uno, ed è assolutamente uno quando è tutto unito e questa unità non può dargliela che un unico principe, il Monarca. 9.  Come ogni figlio si trova in uno stato di felicità quando segue le orme di un padre perfetto, così il genere umano, figlio del cielo perfettissimo, si trova in uno stato di perfezione quando segue le orme del cielo. E come il cielo è regolato al suo interno da un unico motore, che è Dio, così il genere umano è perfetto e regolato da un unico principe, il Monarca.

10.  Dovunque possa sorgere una controversia, lì deve esistere la possibilità di un giudizio. Dante considera due principi in conflitto tra loro. Fra questi due deve esistere la possibilità di un giudizio. E chi sarà l’artefice di tale giudizio? Nessuno dei due, poiché hanno pari poteri e nessun diritto d’essere l’uno soggetto dell’altro. Si cercherà perciò uno di più ampi poteri. Questo potrà essere il Monarca o no. Se no egli troverà sempre un suo pari e così avanti all’infinito. Ecco la necessità di porre un punto ultimo che abbracci il tutto: il Monarca.

11.  Il mondo è in stato di perfezione quando la giustizia è suprema. La giustizia è suprema soltanto sotto il Monarca. Perché? La giustizia è una forma di rettitudine che rifiuta l’ingiustizia e così non conosce un grado maggiore o minore. Inoltre la giustizia è suprema sia riguardo alla disposizione che riguardo all’operazione dei soggetti. A volte però la giustizia incontra ostacoli, nel volere e nel potere: infatti, siccome la giustizia è una virtù applicata agli altri, solo chi avrà sufficiente potere potrà applicarla appieno. Quanto più uno è potente, tanto più la giustizia sarà operata. Uno di questo genere è solo il Monarca. Inoltre, come affermato da Aristotele stesso, il nemico mortale della giustizia è la cupidigia, il desiderio di possedere. Allontanata la cupidigia, nulla più ostacola la giustizia. Chi, se non il Monarca, ha completamente aborrito il desiderio di possedere, essendo egli padrone di tutto ? E come la cupidigia oscura la giustizia, così l’amore la illumina. Solo il Monarca possiede l’amore nel massimo grado perché ogni cosa è amata in proporzione alla vicinanza da colui che ama, e gli uomini sono vicini al Monarca, che è il Principe supremo, nella loro totalità. Il Monarca non ha nemici ed è causa della felicità degli uomini.

12.  Il genere umano in libertà assoluta è assolutamente perfetto. Il primo fondamento della libertà è il libero arbitrio, che è un libero giudizio della volontà. Prima una cosa viene appresa, poi giudicata buona o malvagia, infine accettata o respinta. Il giudizio dunque è libero se non è condizionato, perciò gli animali non sono liberi perché le loro scelte sono continuamente decise dall’appetito. Anche gli angeli e le anime dei defunti conservano appieno la loro libertà, che è il massimo dono di Dio all’uomo. Vivendo sotto il governo di un Monarca il genere umano è assolutamente libero. È libero solo ciò che esiste in virtù di se stesso e non di un altro e il genere umano realizza questa condizione solo sotto un Monarca, che corregge le false forme di governo. Il Monarca si profila come il servitore di tutti perché, pur avendo potere riguardo alla via da seguire per la libertà, è servitore in massimo grado riguardo allo scopo.

13.  In ogni azione lo scopo principale di chi agisce è il realizzare sè stesso. Perciò chi agisce lo fa sempre con piacere. E colui che vuole disporre gli altri al meglio, deve essere egli stesso disposto al meglio. Solo il Monarca può avere queste virtù. Vediamo perché. Ogni cosa è tanto meglio disposta ad una attività quanto minori sono in essa gli ostacoli a questa disposizione, perciò giungono più facilmente a una verità quelli che non ne hanno mai udito alcunché rispetto a quelli che hanno false opinioni. Poiché il Monarca non può avere nessuna occasione di cupidigia, e poiché la cupidigia ostacola la giustizia, ne consegue che il Monarca è quello meglio disposto a governare.

14.  Ciò che può essere realizzato con un solo mezzo, è meglio che sia fatto attraverso uno solo rispetto che con molti. Ogni aggiunta è superflua, dispiace a Dio e alla natura, ed è quindi male. Inoltre una cosa è migliore per essere più vicina alla perfezione; inoltre il fine è il criterio della perfezione, una cosa fatta tramite uno è più vicina al suo fine, è dunque migliore. Il Monarca è necessario al benessere del mondo. Qui Dante si ferma un attimo e chiarisce meglio il significato della proposizione:” il genere umano può essere governato per mezzo di un solo principe”. La suddetta non deve essere intesa nel senso che tutte le decisioni dei singoli comuni devono procedere direttamente da lui, perché ogni stato ha le sue caratteristiche ed esigenze peculiari. Ma nel senso che il Monarca detta norme comuni valide per tutti. I principi ricevono tale norma dal Monarca, cioè sono arbitri delle decisioni meno importanti mentre hanno l’obbligo di rifarsi al Monarca per le altre. È dunque meglio che l’umanità sia guidata da uno solo e, se è meglio, è anche più gradito a Dio.

15.  Ciò che è assolutamente uno rispecchia il bene, il molteplice è radice del male. Peccare non è nient’altro che allontanarsi dall’uno ed avvicinarsi ai molti. Poiché la concordia è un bene, la sua radice è l’uno. Cos’è la concordia ? E’ il moto uniforme di più volontà che tendono ad un unico fine. Ogni concordia dipende dall’unità delle volontà, e il genere umano perfetto rappresenta una forma di concordia, e dipende dall’unità che è nelle singole volontà. Ciò risulta impossibile se non esiste un’unica suprema volontà che guidi tutte le altre. Questa volontà non può esistere se non esiste un unico principe. La Monarchia è necessaria al benessere del mondo.

16.  Un evento conferma tutti gli argomenti di sopra discussi: la condizione dell’umanità che Cristo preparò alla sua venuta nel mondo. Se ben si considera la storia si vedrà che l’uomo non ha mai conosciuto la pace vera se non sotto l’impero di Ottaviano Augusto quando esisteva una Monarchia perfetta, la “pienezza dei tempi” evocata da S. Paolo. Questo sarà lo spunto per svolgere l’argomento del secondo libro.

 

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