Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni - Studentville

Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni

Analisi di "Forme uniche nella continuità dello spazio" di Boccioni.

Nell'opera Forme uniche nella continuità dello spazio (1913, bronzo, altezza 110 cm, Milano, raccolta privata d'Arte Moderna), Boccioni studia il movimento di una figura nuda che cammina rapidamente.

Fa una statua, perché alla statua à connessa l'idea dell'immobilità, non vuole dare la sensazione che si muova, vuole raffigurare la forma permanente che la figura umana assumerà assuefacendosi alle grandi velocità e studiare gli effetti fisici della velocità sulla forma del corpo umano. Con questa statua, Boccioni ha inventato la forma aerodinamica che diverrà una delle forme tipiche della morfologia e dell'iconografia del nostro tempo.

Egli sintetizza l'anatomia del corpo e l'anatomia dello spazio mediante diversi elementi: il gioco delle ossa e dei muscoli (il nodo plastico dell'anca), la deformazione elastica delle masse sotto la spinta delle correnti atmosferiche (muscoli pettorali, le gambe), il materializzarsi di masse atmosferiche in moto (le alette che si formano dietro i polpacci) e lo sdoppiamento dell'immagine per effetto della permanenza delle immagini nella rétina.

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A proposito di questa opera Boccioni stesso scrisse proprio nel 1913: "dinamismo è la concezione lirica delle forme interpretate nell'infinito manifestarsi della relatività tra moto assoluto e moto relativo, tra ambiente ed oggetto, fino a formare l'apparizione di un tutto: ambiente + oggetto. È la creazione di una nuova forma, insomma è la vita stessa afferata nella forma che la vita crea nel suo infinito succedersi. Questo succedersi non lo afferriamo con la ripetizione di gambe, di braccia , di figure, ma vi giungiamo attraverso la ricerca intuitiva della forma unica che dia la continuità dello spazio. Essa è la forma-tipo che fa vivere l'oggetto nell'universale. Noi possiamo affermare e creare plasticamente le vibrazioni, le emanazioni, le densità, i moti, l'lone invisibile tra l'oggetto e la sua azione. Le ultime ipotesi scientifiche, le incommensurabili possibilità offerteci dalla chimica, dalla fisica, dalla biologia e da tutte le scoperte della scienza, la vita dell'infinitamente piccolo, l'unità fondamentale dell'energia che ci dà la vita, tutto ci spinge a creare delle analogie nella sensibilità plastica con queste nuove e meravigliose concezioni naturali" (U.Boccioni, Gli scritti editi ed inediti, a cura di Z. Birolli, Milano,1971).
Le insistenze da parte di Boccioni sui miracoli della scienza, sulla matematica, sulla materialità dei corpi, sul dinamismo universale presuppongono, oltre le discussioni al caffè con altri amici artisti, alcuni studi scientifici sulle fonti: Einstein elabora nel 1905 la Teoria della relatività ristretta, che certamente Boccioni non lesse ma di cui sentì parlare; Minkowski, nel 1908, in Space and Time affermava: "D'ora in poi lo spazio in se stesso e il tempo in se stesso sono destinati a svanire trasformandosi in pure ombre; e soltanto una specie di unione delle due entità conserverà una realtà autonoma".

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