Nella società del XXI secolo l’identità è una fra le più grandi problematiche discusse e studiate dagli intellettuali e dai politici. Con l’avvento della società multinazionale e multi valoriale, frutto della democrazia, ha, sempre più, preso piede un allontanamento dall’etnocentrismo, in favore del relativismo culturale. Il meltinpot delle varie culture e religioni, in breve, ha dato vita ad una perdita di quei valori e di quelle radici che un tempo costituivano la base fondamentale della società.
D’altro canto i politici e coloro che governano nel mondo, non fanno nulla di costruttivo affinché gli ideali ed una ferma identità ritornino prepotentemente il fondamento delle coscienze, alimentando il dibattito politico e gli scontri fra etnie.
L’identità è qualcosa che si forma nel tempo, con lo sviluppo storico di una regione geografica, come una nazione o un continente, e non è sufficiente un’interazione, seppur profonda, con popolazioni dai costumi completamente differenti per cancellare del tutto ciò che la costituisce.
Quindi il relativismo culturale con il quale si cerca di dare un fondamento universale alla morale di una civiltà, e di giustificare la perdita dell’identità di questa; e che rischia di coinvolgere la stragrande maggioranza degli individui nel rifiuto delle proprie radici culturali, presenta il problema più grande a cui andiamo incontro.
Ormai, coloro che credono in determinati principi e si ritengono radicati nella cultura del proprio paese o della propria regione sono in pochi. Il dato più grave è da ricercarsi nell’indifferentismo culturale che molti sostengono, astenendosi dal valutare determinate scelte culturali. Al contrario dovremmo adottare un etnocentrismo etico, ossia dovremmo rivalutare la nostra cultura, confrontandola continuamente con tutte le altre che, oggi più che mai, ci sono vicine.
Una rivalutazione delle proprie radici è già in atto, anche se per decollare definitivamente, necessita di una spinta da parte degli intellettuali verso le masse. Non bisogna permettere, inoltre, che i valori fondamentali dell’uomo vengano offuscati da dei falsi valori che antepongono l’apparire, all’essere.
Questi disvalori hanno ormai, di fatto, soppiantato il concetto di persona umana in quanto appartenente al genere umano, rendendola come una macchina, omologata nella società. Così, l’omologazione ha reso l’indifferenza verso un’identità sociale, comune a molti individui. Ciò ha dato spunto ai politici ed agli uomini di chiesa, che, utilizzando l’autocommiserazione hanno fatto di tutto per dimenticare gli ideali della storia che hanno plasmato la nostra vita, sottolineando le debolezze ed i limiti della nostra società.
Essi, partendo da una totale assenza dell’identità della nostra civiltà, hanno cercato di crearne una nuova o di ripristinare quella antica, non pensando alla possibilità di un’identità ancora viva e vegeta nei meandri della società.
Questa battaglia di egemonia culturale intrapresa da politici ed ecclesiastici ha subito preso i condannati di una lotta contro e non per il bene dei cittadini. Promuovere uno scontro di civiltà per il bene dell’identità è un grave errore che può solamente portare a dei risultati disastrosi nella società del futuro. Speriamo che al più presto ci sia una presa di coscienza e che possa ripristinare i valori più autentici e tradizionali della nostra terra, riacquistando quella identità che troppo facilmente ci siamo lasciati sfuggire.
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