Kierkegaard: Il singolo - Studentville

Kierkegaard: Il singolo

Il singolo per il filosofo Kierkegaard.

Il Singolo per Kierkegaard ha una grandissima importanza poichè ò creato ad immagine di Dio. Kierkegaard, in base a tale realtà , attacca la filosofia speculativa e il sistema hegeliano. L’esistenza per il filosofo corrisponde alla realtà  singolare, cioò al singolo. La filosofia sembra essere interessata soltanto ai concetti: si preoccupa solo di quell’esistente concreto che possiamo essere io e tu, e non dell’irripetibilità  e singolarità  della persona. Il singolo in sostanza ò il punto su cui egli converge la sua filosofia. Contro i concetti rivendica l’esistenza. Il singolo ò la categoria attraverso cui devono passare il tempo, la storia e l’umanità . Ed ò il singolo l’unica alternativa all’hegelismo poichè per Hegel ciò che conta ò l’umanità . Per Kierkegaard il singolo ò la contestazione e la confutazione del sistema, della forma di immanentismo e panteismo con cui si tenta di ridurre e di riassorbire l’individuale nell’universale. Il singolo diviene così baluardo della trascendenza. La persona si erge contro il cristianesimo universalmente diffuso e l’organizzazione sociale dell’umanità  come folla. Il singolo si pone nel cammino di riconoscere il proprio io a poco a poco: ne segue la gradualità  della vita e gli stadi che impongono nell’esistenza una crescita umana. Per Kierkegaard Cristo ò il salvatore di tutti, però raggiunge singolarmente gli uomini e li salva ad uno ad uno invitandoli tutti ad andare da lui per ricevere la salvezza. Qui si manifesta il carattere del Suo amore che non ò vago nè generico, ma concreto. Cristo non forza nessuno, ma rispetta la libertà : ò Singolo e ha agito come tale nella sua vita. Ne segue che il cristianesimo a differenza e in opposizione al giudaismo e al paganesimo che parlavano di razza, pone la persona nel rapporto con Cristo: anche nella disperazione ognuno ò solo davanti a Lui. E questa disperazione si vive nella coscienza. Il cristianesimo per Kierkegaard, seguendo la concezione luterana, ò individualismo. Diventare cristiano vuol dire accogliere lo spirito per essere salvati dal genere, diventare spirito ò diventare singolo e l’isolamento ò la condizione inevitabile perchè Cristo ò il vero Singolo. Nella Chiesa Cattolica si riconosce l’irripetibilità  e unicità  della persona umana che deve avere una fede singola e personale, ma si supera questo individualismo quasi nichilista del pensiero protestante, riconoscendo che Cristo ò il Singolo, ma che la sua volontà  ò che noi, membra del suo corpo, diveniamo e siamo Chiesa cioò comunità  di amore, suo Corpo Mistico. Il singolo perciò, nella teologia kierkegaardiana deve porsi a contatto personalmente con Dio. Ma data la distanza che c’ò fra Dio e l’uomo, quest’ultimo trascende sè stesso e vive un rischio infinito affrontando così il coraggio della disperazione. Per il filosofo Dio ha cura del singolo e protegge il povero: accoglie chi ò solo. La preferenza che Dio ha per il singolo deriva dalla sua maestà  divina perchè Dio ò la Soggettività  Assoluta. Il singolo deve quindi affidarsi a Dio per non rimanere sopraffatto come Mosò che non riusciva a superare la visione di Dio poichè la dicotomia fra Dio e l’uomo fa sì che l’uomo più si avvicini a Dio e più ne senta la distanza. L’uomo non deve chiudersi in sè stesso: il religioso deve porsi ed offrirsi agli altri perchè il rapporto del singolo con Dio determina il suo rapporto con la comunità  e non viceversa. La missione del singolo ò di impedire che la comunità  diventi folla. Kierkegaard infatti critica la folla perchè ò incapace di capire Cristo.

  • Filosofia del 1800

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