Prima Prova Maturità 2018: la misteriosa forza della natura - Studentville

Prima Prova Maturità 2018: la misteriosa forza della natura

Maturità 2005: Tipologia B – ambito tecnico-scientifico: Catastrofi naturali: la scienza dell’uomo di fronte all’imponderabile della Natura! TITOLO: La misteriosa forza della natura. DESTINAZIONE: rivista scientifica.

Panico da  Esame di Maturità?La Prima Prova non è da temere (anche se al 20 giugno manca davvero poco)perché ci siamo noi ad aiutarvi! Ecco un elenco di link utili da consultare:

Se ancora non vi basta vi proponiamo un elenco dei nostri:

Prima Prova Maturità 2018: la misteriosa forza della natura

Quando si parla di ambiente e di tutela degli equilibri naturali si pone l’attenzione su un problema di estrema importanza; quando si parla dei rischi che possono conseguire a un uso del territorio che non tenga conto dell’impatto ambientale, non si fa dell’inutile allarmismo. E infatti, dopo le catastrofi naturali, ci si chiede sempre: sarebbe stato possibile evitare quello che è successo? Si è colpevoli di vittime e danni? Purtroppo gli interrogativi del dopo servono a ben poco se, passata l’emergenza, si ritorna a devastare senza contegno il territorio, senza ricavare alcuna lezione dall’esperienza subita.
Bisogna convincersi che le catastrofi naturali, come terremoti, alluvioni, frane, maremoti, onde anomale, se sono inevitabili, tuttavia i loro effetti dannosi possono essere contenuti dall’uomo con una saggia opera di prevenzione e con un uso del territorio razionale e rispettoso degli equilibri ambientali. Purtroppo, però, l’uomo, per sete di ricchezza, continua a non rispettare la natura, ma la continua a sfruttare senza misura. Le catastrofi, così, stanno diventando sempre più frequenti. Ma quali sono le origini delle catastrofi? Nell’antichità, si era convinti che i disastri naturali derivassero da un errato comportamento delle divinità. Platone, ad esempio, nel Timeo, afferma che Atlantide è scomparsa perché gli dei hanno voluto purificare in modo eccessivo la terra. Dice anche che Fetonte, figlio di Apollo, bruciò tutta la terra e morì egli stesso perché si impadronì del carro del padre non sapendolo guidare. Oggi si sa che le cause delle catastrofi naturali sono di origine scientifica. Bonatti, nell’articolo intitolato Ma è l’oceano che ci dà vita pubblicato da Il Sole 24 ore il 2/1/2005, espone come si sviluppa un maremoto. Egli afferma che «gli ingredienti di uno tsunami o maremoto sono due: grandi masse d’acqua, cioè l’oceano; e […] la litosfera terrestre». Quando la terra sotto l’acqua si muove, crea un’onda anomala, appunto il maremoto. Rimane nella memoria il triste maremoto che colpì l’Indonesia nel 2004. Un’onda aggredì le coste di alcuni Paesi rivieraschi dell’Oceano Indiano per decine di migliaia di chilometri cambiando la conformità di quelle belle coste. Quando avviene un disastro, la domanda che l’uomo si pone è sempre la stessa: si sarebbe potuto evitare? Si poteva prevedere? Sono domande inquietanti. Rusconi, nell’articolo L’apocalisse e noi pubblicato dal quotidiano La Stampa il 30/12/2004, afferma che ogni disastro naturale «ci pone davanti alla nostra nuda condizione umana e alle nostre responsabilità». La forza della Natura, infatti, è molto grande e l’uomo molte volte non può nulla contro di essa perché non possiede ancora conoscenze sufficienti. Come afferma infatti Boncinelli nell’articolo Dall’asse distorto ai grappoli sismici. Quando la scienza vuol parlare troppo pubblicato dal Corriere della Sera il 2/1/2005, «eccetto in casi particolarmente fortunati, non siamo ancora in condizione di prevedere i terremoti e i maremoti». Bisogna, però, continuare lo stesso ad investire sulla prevenzione. Alle volte anche l’intervento dell’uomo in favore di popolazioni colpite da disastri naturali risulta inefficiente in quanto non si conosce con quale intensità la Natura decide di colpirlo. Lo tsunami del 2004,  pur nella sua inevitabilità, avrebbe potuto provocare danni di gran lunga inferiori se soltanto gli uomini fossero stati più accorti. Con i sofisticati sistemi tecnologici di cui disponiamo, di avvistamento e trasmissione dei dati attraverso le reti satellitari, sarebbe stato possibile avvertire per tempo le popolazioni interessate dall’evento catastrofico, in modo da farle allontanare dalle coste, cioè dai luoghi maggiormente a rischio. Invece questo non è stato fatto, per l’assenza di un sistema di protezione civile capace d’intervenire in tempo reale in occasioni del genere e sia per la responsabilità.
La natura, dunque, rimane per noi ancora un grande mistero. Come afferma Goethe, nel Frammento sulla natura, «Natura! Ne siamo circondati e avvolti – incapace di uscirne, incapace di penetrare più addentro in lei». L’uomo deve continuare la sua ricerca di conoscenza per tentare di ridurre i danni provocati da un’improvvisa catastrofe naturale. Ma è anche fondamentale che rispetti l’ambiente: solo così si possono evitare danni peggiori.

  • Prima Prova 2005

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