Huic pro tantis meritis honoris causa corona a populo data est, facta duabus virgulis oleangis. Quam quod amor civium et non vis expresserat, nullam habuit invidiam magnaque fuit gloria. Bene ergo Pittacus ille, qui septem sapientum numero est habitus, cum Mytilenaei multa milia iugerum agri ei muneri darent: “Nolite, oro vos, inquit, id mihi dare quod multi invideant, plures etiam concupiscant. Quare ex istis nolo amplius quam centum iugera, quae et meam animi aequitatem et vestram voluntatem indicent”. Nam parva munera diutina, locupletia non propria esse consuerunt. Illa igitur corona contentus Thrasybulus neque amplius requisivit neque quemquam honore se antecessisse existimavit.
Versione tradotta
A questo per i tanti meriti fu data dal popolo una corona d'onore, fatta con due ramoscelli d'ulivo. Poiché l'amore dei cittadini e non la forza l'aveva espresso, non ebbe alcuna invidia e grande fu la gloria. Disse bene dunque quel Pittaco che fu annoverato nella cerchia dei sette sapienti, quando gli abitanti di Mitilene gli diedero in dono molte migliaia di iugeri di terreno: "Vi prego, non datemi ciò che molti invidierebbero e moltissimi anche desidererebbero. Perciò di questi non voglio più di 100 iugeri, che indichino l'equità del mio animo e la vostra volontà". Infatti i piccoli doni di solito furono duraturi, quelli ricchi non stabili. Dunque Trasibulo, contento di quella corona, non chiese di più né pensò che qualcuno lo avesse superato in onore.
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