In diversi passi dei suoi scritti Aristotele parla di opereâessotericheâ( exoterikoi logoi ) e in un brano della Poetica ( I 454b 15 ) usa nello stesso significato l’ espressioneâopere pubblicateâ( ekdedomenoi logoi ). Il riferimento è ad un complesso di libri destinati ad un pubblico più vasto della ristretta cerchia degli allievi, e perciò caratterizzati da una particolare cura per la forma, quella stessa che indusse Cicerone a parlare delâflumen orationis aureumâ( acad. II, 119 ) a proposito dello stile del filosofo. Di questi scritti nulla ci è rimasto, tranne una Costituzione di Atene, conservataci da un papiro egiziano, alcuni titoli e un certo numero di frammenti. Il corpus aristotelico a noi pervenuto è invece costituito dalle cosiddette opereâacroamaticheâ( cioò destinate all’ ascolto ) oâpragmateiaiâ, che si possono chiamare ancheâesotericheâ, in quanto di uso esclusivamente interno alla scuola, il Liceo. Al primo gruppo, quello delle opere perdute, appartenevano alcuni scritti giovanili in forma dialogica, che anche nei titoli riecheggiavano opere di Platone ( Politico, Sofista, Menesseno, Simposio ) o comunque riprendevano argomenti tipici della speculazione di quello, comeâgrilloâoâ Sulla retoricaâ,âEudemoâoâSull’ animaâ,âSulla filosofiaâ,âSull’ educazioneâ,âeroticoâ,âSulla giustiziaâ,âProtretticoâ( cioò esortazione alla filosofia ) ecc. Al suo regale allievo macedone erano indirizzati gli scrittiâSulla monarchiaâeâAlessandroâoâ Sulla colonizzazioneâ, mentre carattere essenzialmente erudito avevano alcune compilazioni come gliâElenchi dei vincitori dei giochi Pitici e Olimpiciâ,âLe vittorie alle Dionisie cittadine e alle LeneeâeâLe didascalieâ, che riportavano gli argomenti dei drammi partecipanti ai concorsi drammatici, con la data e il piazzamento ottenuto, mentre un’ opera di proporzioni gigantesche, realizzata con l’ apporto degli allievi, era la raccolta delle Costituzioni di 158 città greche, della quale faceva parte quella di Atene. Le opere esoteriche ci sono giunte ordinate secondo uno schema, che si apre con il cosiddetto Organon, comprendente gli scritti dedicati alla logica, concepita appunto comeâstrumentoâ( organon ) indispensabile e preliminare alla speculazione filosofica: essi sono le Categorie ( di dubbia autenticità ), sulle dieci definizioni dell’ essere;âSull’ interpretazioneâ, sulle parti e le forme della proposizione;âAnalitici primiâ, in due libri, sul sillogismo;â Analitici secondiâ, anch’ essi in due libri, sulla teoria della conoscenza;âTopiciâin otto libri, sul metodo dialettico di argomentazione;âConfutazioni sofisticheâ. Seguono gli scritti dedicati alla fisica, intesa come scienza della natura, che comprendono laâFisicaâ, in otto libri, sulla costituzione dell’ universo;âSul cieloâ, in quattro libri;âSulla generazione e sulla corruzioneâ, in due libri;âFenomeni metereologiciâ, in quattro libri. Una sezione di questo gruppo di opere è dedicata allo studio del mondo vivente: a un’ introduzione di carattere generale,âSull’ animaâin tre libri, segue una raccolta di nove opuscoli, di vario argomento, nota col titolo latino diâparva naturaliaâ(âbrevi trattati di scienze naturaliâ) e una serie di scritti sul mondo animale (âSulle parti degli animaliâ,âSulla generazione degli animaliâ, ecc. ). Alla parte dedicata alla fisica segue, in 14 libri, quella che Aristotele chiamavaâfilosofia primaâ, ma che è comunemente dettaâMetafisicaâ, dalla posizione occupata all’ interno del corpus ( metà tà fusikà , dopo gli scritti di fisica ). L’ opera, che dopo una storia della filosofia precedente passa a trattare la dottrina dell’ Essere, risulta costituita da parti composte in tempi diversi e non tutte autentiche, ma al di là delle oscillazioni di pensiero costituisce uno dei momenti chiave della speculazione aristotelica. La ricerca del bene individuale e di quello collettivo sono rispettivamente oggetto dell’ etica e della politica. La prima comprende tre scritti:âEtica Nicomacheaâ, in dieci libri, detta così da Nicomaco, figlio di Aristotele, che ne fu l’ editore;âEtica Eudemeaâ, in sette libri, che per motivo analogo al precedente prende il nome da Eudemo, discepolo di Aristotele, ma non da tutti è ritenuta autentica;âGrande Eticaâ, in due libri, meglio nota col titolo latino diâMagna moraliaâe quasi certamente di redazione scolastica. In otto libri è laâPoliticaâ, di cui taluni considrano le Costituzioni una sorta di lavoro preparatorio. Completano lo schema laâRetoricaâ, in tre libri, e la Poetica, in due libri di cui ci è giunto solo il primo. A queste opere vanno aggiunte quelle che, pur presenti nel corpus, sono quasi concordemente ritenute spurie e tra le quali possiamo ricordareâSull’ universoâ,âSullo spiritoâ,âSui coloriâ,âSulle pianteâ,âProblemiâ,âRetorica ad Alessandroâ, ecc. Il modo in cui questo secondo gruppo di scritti ci è pervenuto è quanto mai avventuroso: lasciati da Aristotele in eredità al suo successore Teofrasto e da questo a un altro allievo, Neleo di Scepsi, rimasero nelle mani dei discendenti di costui, che per un certo periodo li nascosero addirittura in un sotterraneo per sottrarli ai sovrani di Pergamo, i quali avrebbero voluto collocarli nella loro biblioteca. Acquistati poi dal bibliofilo Apellicone di Teo, furono infine ritrovati ad Atene da Silla durante la guerra militare ( 86 a. C. ) e portati a Roma, dove vennero pubblicati da Andronico di Rodi.
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