Turnus ut Aenean cedentem ex agmine vidit
turbatosque duces, subita spe fervidus ardet; 325
poscit equos atque arma simul, saltuque superbus
emicat in currum
et manibus molitur habenas.
multa virum volitans dat fortia corpora leto.
seminecis volvit multos: aut agmina curru
proterit aut raptas fugientibus ingerit hastas. 330
qualis apud gelidi cum flumina concitus Hebri
sanguineus Mavors
clipeo increpat atque furentis
bella movens immittit equos, illi aequore aperto
ante Notos Zephyrumque volant, gemit
ultima pulsu
Thraca pedum circumque atrae Formidinis ora onom 335
Iraeque Insidiaeque, dei comitatus, aguntur:
talis
equos alacer media inter proelia Turnus
fumantis sudore quatit, miserabile caesis
hostibus insultans; spargit rapida
ungula rores
sanguineos mixtaque cruor calcatur harena. 340
iamque neci Sthenelumque dedit Thamyrumque Pholumque,
hunc congressus et hunc, illum eminus; eminus ambo
Imbrasidas, Glaucum atque Laden, quos Imbrasus ipse
nutrierat
Lycia paribusque ornaverat armis
vel conferre manum vel equo praevertere ventos. 345
Parte alia media Eumedes in proelia
fertur,
antiqui proles bello praeclara Dolonis,
nomine avum referens, animo manibusque parentem,
qui quondam,
castra ut Danaum speculator adiret,
ausus Pelidae pretium sibi poscere currus; 350
illum Tydides alio pro talibus ausis
adfecit pretio nec equis aspirat Achillis.
hunc procul ut campo Turnus prospexit aperto,
ante levi iaculo longum
per inane secutus
sistit equos biiugis et curru desilit atque 355
semianimi lapsoque supervenit, et pede collo
impresso dextrae mucronem extorquet et alto
fulgentem tingit iugulo atque haec insuper addit:
‘en agros et, quam
bello, Troiane, petisti,
Hesperiam metire iacens: haec praemia, qui me 360
ferro ausi temptare, ferunt, sic moenia
condunt.’
huic comitem Asbyten coniecta cuspide mittit
Chloreaque Sybarimque Daretaque Thersilochumque omot
et
sternacis equi lapsum cervice Thymoeten.
ac velut Edoni Boreae cum spiritus alto 365
insonat Aegaeo sequiturque ad
litora fluctus,
qua venti incubuere, fugam dant nubila caelo:
sic Turno, quacumque viam secat, agmina cedunt
conversaeque ruunt acies; fert impetus ipsum
et cristam adverso curru quatit aura volantem. 370
non tulit instantem
Phegeus animisque frementem
obiecit sese ad currum et spumantia frenis
ora citatorum dextra detorsit equorum.
dum
trahitur pendetque iugis, hunc lata retectum
lancea consequitur rumpitque infixa bilicem 375
loricam et summum degustat
vulnere corpus.
ille tamen clipeo obiecto conversus in hostem
ibat et auxilium ducto mucrone petebat,
cum rota
praecipitem et procursu concitus axis
impulit effunditque solo, Turnusque secutus 380
imam inter galeam summi thoracis
et oras
abstulit ense caput truncumque reliquit harenae.
Versione tradotta
Turno come
vide Enea che usciva dalla schiera
ed i capi sconvolti, furioso arde d'improvvisa speranza, 325
chiede i cavalli ed in
sieme le armi, con un balzo
splende superbo sul cocchio e con le mani maneggia le redini.
Volteggiando dà molti forti
corpi di eroi alla morte.
Rotola molti semimorti: o col cocchio atterra
schiere o scaglia aste strappate ai fuggenti.
330
Come quando il sanguinario Marte eccitato
presso i fiumi del gelido Ebro strepita con lo scudo e muovendo
le
guerre lancia i cavalli furenti, essi nella piana aperta
volano davanti ai Noti e Zefiro, la Tracia estrema geme
al
battere dei piedi ed attorno i volti della nera Paura, 335
le Ire, le Insidie, compagnia del dio, si muovono:
così Turno
veloce tre gli scontri battei cavalli fumanti
di sudore, esultando miserevolmente sui nemici
uccisi; il rapido zoccolo
sparge sprizzi di sangue
ed il sangue con mista sabbia è pestato. 340
Ormai ha dato alla morteStenelo, Tamiro,
Folo
questo e quello affrontatili, l'altro da lontano; da lontano entrambi
gli Imbrasidi, Glauco e Lade, che lo stesso
Imbraso
aveva allevato in Licia ed aveva munito di uguali armi
o a venir alle mani o a cavallo a superare i venti. 345
Da un'altra parteEumede si reca in mezzo agli scontri,
prole famosa in guerra dell'antico Dolone,
riprendendo
col nome l'avo, ed il padre col coraggio e le mani,
quello che un tempo, per andare come spia nel campo dei Danai,
osò chiedere come premio per sé icocchi del Pelide; 350
il Tidide lo trattò con un'altra paga per tali
Imprese né
aspira ai cavalli di Achille.
Come da lontano lo vide Turno in campo aperto,
inseguitolo prima con freccia leggera per
lungo spazio
ferma i cavalli aggiogati e salta giù dal cocchio 355
e sopraggiunge sul semivivo caduto e col
piede
calcato il collo strappa la spada dalla destra e la affonda
splendente in fonfo alla gola ed inoltre aggiunge
queste cose:
"Ecco i campi e l'Eesperia, che cercasti, Troiano,
misurala giacendo: riportano questi premi, quelli che
hanno 360
osato sfidarmi col ferro, così fondano le mura."
Gli spediscecome compagno Absite, lanciatagli un'asta,
e
Cloreo, Sibari, Dareta e Tersiloco e Timete
caduto dal collo del cavallo imbizzarrito.
E come quando il soffio di Borea
etonio fischia 365
sull'alto Egeo ed il flutto raggiunge i lidi,
dove i venti si sono abbattuti, mettono in fuga le
nubi dal cielo:
cosi le schiere cedono a Turno, dovunque tagli la via,
e le linee corrono indietro; l'impeto lo
porta
e l'aria scuote la cresta volante, mossosi contro il cocchio . 370
Fegeo non tollerò lui che incalzava e fremeva
di rabbia,
si oppose al cocchio e deviò per le briglie con la destra
i musi spumeggianti dei cavalli spronati.
Mentre vien trascinato e pende dalla biga, la larga lancia
lo raggiunge scoperto e conficcatasi rompe la corazza 375
intessuta ed assapora con una ferita la superficie del corpo.
Egli però voltatosi ed opposto lo scudo andava
contro
il nemico e sguainato il pugnale cercava aiuto,
quando la ruota lo buttò a capofitto e risucchiato dalla corsa
dell'asse e lo riversa al suolo, Turno raggiuntolo 380
tra l'estremità dell'elmo ed i bordi della sommità della
corazza
mozzò con la spada la testa e lasciò il tronco alla sabbia.
- Letteratura Latina
- Libro 9 - 12
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