At
pius Aeneas, quamquam lenire dolentem
solando cupit et dictis avertere curas,
multa gemens magnoque animum labefactus
amore
iussa tamen divum exsequitur classemque revisit.
tum vero Teucri incumbunt et litore celsas
deducunt toto
navis. natat uncta carina,
frondentisque ferunt remos et robora silvis
infabricata fugae studio.
migrantis cernas
totaque ex urbe ruentis:
ac velut ingentem formicae farris acervum
cum populant hiemis memores tectoque reponunt,
it nigrum campis agmen praedamque per herbas
convectant calle angusto; pars grandia trudunt
obnixae frumenta
umeris, pars agmina cogunt
castigantque moras, opere omnis semita fervet.
Versione tradotta
Ma il pio Enea, benché brami lenire la dolente
consolandola e allontanare con
parole gli affanni,
molto gemendo travolto nell'animo dal grande amore
esegue tuttavia i comandi degli dei e rivisita
la flotta.
Allora davvero i Teucri lavorano e portano le alte navi
su tutto il lido. Galleggia la carena unta,
e
portano remi frondosi dai boschi e tavole
non lavorate per la smania di fuga.
Li vedresti migrare e correre da tutta la
città:
e come quando le formiche saccheggiano un gran mucchio
di farro memori dell'inverno e lo ripongono in
casa,
va per i campi la nera schiera e trascinano la preda tra l'erbe
per angusto sentiero; parte spingono enormi
grani
portandoli sulle spalle, parte spingono le schiere
e sgridano le pigre, tutta la strada ferve di lavoro.
- Letteratura Latina
- Eneide di Publio Virgilio Marone
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