Libro 5, vv. 104-138 - Studentville

Libro 5, vv. 104-138

Exspectata dies aderat nonamque serena

Auroram Phaethontis equi iam luce vehebant,
famaque finitimos et clari nomen Acestae
excierat; laeto complerant

litora coetu
visuri Aeneadas, pars et certare parati.
munera principio ante oculos circoque locantur
in medio,

sacri tripodes viridesque coronae
et palmae pretium victoribus, armaque et ostro
perfusae vestes, argenti aurique

talenta;
et tuba commissos medio canit aggere ludos.
Prima pares ineunt gravibus certamina remis
quattuor ex omni

delectae classe carinae.
velocem Mnestheus agit acri remige Pristim,
mox Italus Mnestheus, genus a quo nomine Memmi,

ingentemque Gyas ingenti mole Chimaeram,
urbis opus, triplici pubes quam Dardana versu
impellunt, terno consurgunt

ordine remi;
Sergestusque, domus tenet a quo Sergia nomen,
Centauro invehitur magna, Scyllaque Cloanthus
caerulea,

genus unde tibi, Romane Cluenti.
Est procul in pelago saxum spumantia contra
litora, quod tumidis summersum tunditur

olim
fluctibus, hiberni condunt ubi sidera Cauri;
tranquillo silet immotaque attollitur unda
campus et apricis

statio gratissima mergis.
hic viridem Aeneas frondenti ex ilice metam
constituit signum nautis pater, unde reverti

scirent et longos ubi circumflectere cursus.
tum loca sorte legunt ipsique in puppibus auro
ductores longe

effulgent ostroque decori;
cetera populea velatur fronde iuventus
nudatosque umeros oleo perfusa nitescit.

considunt transtris, intentaque bracchia remis;
intenti exspectant signum, exsultantiaque haurit
corda pavor

pulsans laudumque arrecta cupido.

Versione tradotta

Il giorno aspettato arrivava

e nella luce serena
i cavalli di Fetonte ormai recavano la nona Aurora,
la fama ed il nome dell'illustre Aceste

aveva chiamato
i vicini; avevano riempito i lidi con lieto gruppo
per vedere gli Eneadi, parte anche pronti a

gareggiare.
Anzitutto i premi sono posti in mezzo allo spiazzo
davanti agli occhi: con tre piedi sacri,verdi corone,

palme come
dono ai vincitori, armi e vesti ricamate
di porpora, talenti d'argento e d'oro;
la tromba

dall'altura squilla i giochi promessi.
Quattro navi uguali, scelte da tutta la flotta
con remi pesanti iniziano le

prime gare.
Mnesteo guida l'agile Pristi con forte remeggio,
presto Mnesteo, l'italo, dal cui nome la gente di

Memmio,
Gia (guida) la gran Chimera dalla grande stazza,
costruzione di una città, e la spingono la gioventù Dardana con

triplice
spinta, i remi s'alzano con triplice ordine;
Sergesto, da cui trae nome la casa Sergia,
si spinge con

la grande Centauro, Cloanto con l'azzurra
Scilla, da cui, o romano Cluenzio, la stirpe per te.
Lontano nel mare c'è

una roccia contro i lidi
spumeggianti, che sommerso a volte è colpito da flutti
rigonfi, quando i Curi invernali

nascondono le stelle;
con la calma tace, ma se l'onda è immobile si innalza
come una pianura, graditissimo spazio

per i caldi gabbiani.
Qui il padre Enea fissò da verde leccio la verde meta
come segnale ai marinai, da cui

sapessero
ritornare e dove ripiegare le lunghe rotte.
Allora scelgono a sorte i posti e gli stessi capi adorni

splendono lontano sulle poppe di porpora e d'oro;
il resto della gioventù si vela di fronde di pioppo
e risplende,

cosparsa le nude a palle di olio.
Siedono sui banchi, le braccia tese sui remi;
attenti aspettano il segnale,

un'ansia pulsante e la tesa
voglia di lodi divora i cuori esultanti.

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