Marco Porcio Catone - Studentville

Marco Porcio Catone

Nell’età arcaica predomina la poesia; solo nel corso del sec. II a.C. si fa strada una prosa letteraria, come strumento espressivo della classe colta.
L’influsso della raffinata prosa greca e della poesia drammatica ed epica sono determinanti su questiprimi tentativi nel campo dell’eloquenza e della storiografia, i cui scrittori appartengono tutti al ceto dirigente. Sopra tutti si innalza la grande figura di Catone il Censore.
La lunga vita di Marco Porcio Catone (234-149 a.C.), il primo grande storico e oratore dell’età arcaica, abbraccia l’arco di tempo in cui Roma conquista il bacino del Mediterraneo e si trova alle prese con un’inarrestabile evoluzione sociale, politica e culturale. In opposizione alla corrente modernizzante e filoellenica, rappresentata in particolare dal circolo degli Scipioni, Catone rappresenta in senato l’elemento di punta dell’ala agraria e conservatrice che si oppone ai cambiamenti in nome del mos maiorum, degli onesti e morigerati costumi nazionali.

[T2]Cenni biografici[/T]

Marco Porcio Catone nacque a Tusculum (l’odierna Frascati) da nobile famiglia e trascorse la sua adolescenza controllando un’azienda agricola di sua proprietà. Dopo aver combattuto contro Annibale ed essere stato tribuno militare in Sicilia, ebbe inizio la sua ascesa politica al fianco dell’aristocratico Valerio Flacco. Egli ricoprì dunque diverse cariche pubbliche: fu pretore, edile, console insieme a Valerio Flacco e censore. Fu proprio durante il periodo della che entrò in conflitto con Scipione l’Africano, costringendolo all’esilio. Esercitò con rigore la carica di censore, procurandosi tra l’altro diverse antipatie. Durante l’ultimo periodo della sua vita si fece acceso sostenitore della diffusa idea che fosse necessario intraprendere una terza guerra contro Cartagine ma, morendo nel 149 a.C., non potette vederne la distruzione.

[T2]Le idee politiche e l’avversione contro le grandi personalità[/T]

La vivace opposizione di Catone agli Scipioni e alla diffusione della cultura greca ne fa il rappresentante più autorevole di un gruppo di piccoli proprietari terrieri in lotta contro l’aristocrazia: in realtà più che metterne in discussione il ruolo dirigente, egli afferma la necessità di riformarla dal punto di vista “morale”.
Catone vedeva nell’ascesa e nel culto di singoli individui un pericolo nella strutturazione dell’aristocrazia, in quanto il potere e il successo conseguiti nel coso dei secoli da Roma non erano dovuti al valore di pochi condottieri, ma al valore di tutto il popolo.

[T2]Contro il lusso sfrenato[/T]

Egli credeva che il lusso, in cui la classe dirigente era orami avvezza a vivere, fosse la principale causa della degenerazione dei costumi, in particolare della perdita degli antichi valori che il mos maiorum aveva tramandato. Catone esaltava al contrario la parsimonia, la moderatezza, l’esperienza della campagna, il disinteresse nell’esercizio delle cariche pubbliche, la resistenza al lavoro e alla fatica e ne faceva la base per lo sviluppo e il mantenimento di una società giusta e in armonia.

[T2]Contro il culto greco[/T]

Il nostro autore era assolutamente contro la diffusione del culto ellenistico, sia perché questo esaltava le individualità, sia perché minava alle fondamenta quei valori in cui Catone rintracciava la potenza e la grandezza di Roma.

[T2]L’eredità culturale e le opere[/T]

Alcuni aspetti della sua formazione culturale sono comunque di origine greca, nonostante egli riuscì a mantenersi sempre fedele alla tradizione latina.
Delle opre ci è rimasto molto poco: l’unica giuntaci completa è il De Agri Cultura; possiamo ugualmente ricordare le Orazioni, i Libri ad Marcum Filium, e una raccolta di detti, alcuni dei quali originali, altri apocrifi.

[T2]L’eloquenza di Catone[/T]

Gli antichi lo consideravano come un oratore brillante ed efficace, la cui eloquenza lasciava trasparire chiari riflessi arcaici. Catone svolse la sua attività mentre le retorica greca iniziava a diffondersi, ragion per cui non si può sapere in che misura ne abbia influenzato la formazione culturale. Si può comunque affermare che la retorica sia stata una sua personale conquista, dovuta alle sue straordinarie qualità oratorie.

[T2]Lo stile[/T]

Era caratterizzato da dall’essenzialità, era semplice e disadorno; l’organizzazione delle frasi era paratattica, con chiari riferimenti ai modelli arcaici. Per Catone non era importante tanto l’aspetto esteriore di un testo, quanto il suo contenuto. L’oratore mirava a un modo di parlare suggestivo, denso di significato, e gli artifici di un discorso non erano volti solo ad adornarlo, a renderlo più elegante, ma soprattutto a inculcarlo nella mente degli ascoltatori.

[T2]Autoritratto nelle orazioni e loro eventuale pubblicazione[/T]

Catone traccia nelle orazioni una sorta di autoritratto: soprattutto quando si trova impegnato nella lotta contro il dilagare del lusso e la degenerazione dei costumi, egli evidenzia l’importanza di alcune qualità, quali la frugalità, la parsimonia, l’impegno politico, che dovrebbero essere proprie di ogni buon cittadino e che egli sostiene di racchiudere in se stesso.
Catone redigeva una versione scritta delle sue orazioni, che generalmente erano destinate all’archivio, anche se in almeno un paio di casi ne pubblicò alcune, talvolta in versione ridotta.

[T2]Origines, un’opera storica [/T]
Le Origines sono l’opera storica di Catone, a cui egli si dedicò in vecchiaia, esauritisi ormai i suoi compiti nell’ambito della politica, segno indiscutibile del suo rispetto del mos maiorum : esso proponeva infatti l’attività politica in giovane età, mentre consigliava in vecchiaia di dedicarsi ad attività altrettanto utili dignitose, quali la storiografia.

[T2]Traccia riassuntiva[/T]

In sette libri, le Origines trattavano, come ci informa Cornelio Nepote, gli eventi a proposito della venuta di Enea in Italia, le origini di Roma, la dominazione regale, le genti italiche, la prima e la seconda guerra punica e gli eventi più recenti fino al processo di Galba.

[T2]Contro gli Annales[/T]

Catone polemizzava contro la tradizione puramente elencativa degli annales maximi, e cercava di staccarsi dall’ordine distributivo, ossia quello impostato anno per anno: egli elencava gli avvenimenti per argomento, senza tuttavia sconvolgerne l’ordine cronologico.

[T2]Il mito di Sparta e gli admiranda[/T]
La trattazione storica riguardava le origini delle genti sabine, che la leggenda faceva risalire a uno spartano, mentre l’interesse per le culture e i popoli stranieri derivava dal greco Timeo. E’ da ricordare la trattazione di eventi strani o miracolosi, gli admiranda.

[T2]Quinto Cecidio[/T]
La forte opposizione del censore al culto delle individualità viene messa in luce in particolare dal racconto dell’esperienza di Cecidio, lo sconosciuto tribuno che si votò alla morte con altri quattrocento uomini per salvare le legioni romane: l’eroe riuscì a salvarsi solo per intervento degli dei affinché potesse continuare a dare il proprio contributo alla patria.

[T2]La storia contemporanea[/T]

L’opera lascia parecchio spazio ad eventi recenti, fenomeno spiegabile con lo stretto rapporto che la storiografia aveva con la politica. La polemica più accesa era diretta al dilagare sempre più grande del lusso come necessità di vita, particolarmente accentuato dopo la seconda guerra punica. L’autore arricchisce inoltre l’opera di una sorta di autocelebrazione: egli si descrive infatti come energico difensore dei propri ideali.

[T2]Le opere didattiche[/T]

Numerose delle opere di Catone sono a carattere autodidattico: da buon pater familias quale era, si occupò infatti egli stesso dell’educazione dei propri familiari.

[T2]Libri ad Marcum Filium[/T]

Alcuni credono che sia una vasta enciclopedia, altri li ritengono una raccolta di principi. Tra frammenti pervenutici è di rilevante importanza quello in cui l’autore raccomanda al figlio di diffidare della cultura greca.

[T2]Carmen de Moribus[/T]

Scritto durante la vecchiaia, è una raccolta di sentenze in cui l’autore esprime il rimpianto per il buon tempo passato.

[T2]De Agri Cultura[/T]

E’ la prima opera latina in prosa pervenutaci in versione integrale. Si tratta di una serie di precetti per l’agricoltore , espressi in linguaggio semplice e informale, privo di eleganza stilistica. Apparentemente gli argomenti sembrano inseriti in modo casuale, ma in realtà sono raggruppati attorno a nuclei tematici ben precisi. Solo il proemio è scritto in forma più elegante. L’intento dell’opera non era quello di idealizzare la vita di campagna, più che altro la indicava come attività utile per guadagnare, preferibile al prestito, all’usura e ai commerci. I reali destinatari dell’opera non erano i piccoli proprietari terrieri, come potrebbe sembrare: infatti ciò che Catone proponeva era la trasformazione della piccola proprietà in azienda. Il proprietario “catoniano” era caratterizzato dalla virtù, aveva un carattere laborioso, instancabile, moderato, resistente al piacere. Uomo preoccupato dei propri guadagni, aveva a disposizione come forza lavoro bestie e schiavi, che trattava entrambi allo stesso modo: fornendogli cibo e cure finché utili, ma da poter trattare come “ferri vecchi” se vecchi o malati.

Versioni e traduzioni di Catone:

Versioni di Catone

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