Primo Levi: vita
Primo Levi nasce nel 1919 in una famiglia della borghesia torinese, si laureò in chimica, e fu, come è noto, un fervente antifascista. Primo Levi fu arrestato in quanto partigiano e poi in quanto ebreo consegnato ai tedeschi che lo deportarono nel lager di Auschwitz. Qui rimase dal dicembre 1943 al gennaio del 1945. Al termine della guerra ritornò in Italia dopo un lungo viaggio in una Europa ancora traumatizzata dalla guerra. Riprese a lavorare in una Torino del dopoguerra e solo nel 1975 lasciò il lavoro per dedicarsi all’attività letteraria e giornalistica. Morì suicida nel 1987.
Se questo è un uomo
Il suo romanzo più celebre è Se questo è un uomo, dove Levi sentì il dovere di testimoniare la realtà crudele dei campi nazisti. Testimoniare è una esigenza molto sentita dall’autore, prima di tutto per un dovere etico.
Se questo è un uomo tratta del racconto di un’esperienza vissuta, quasi un diario; Levi racconta innanzitutto avvenimenti realmente accaduti, descrive comportamenti reali nei lager, assassinii e morti e fame e umiliazioni, violenze; oltre a questo, c’è spazio alle emozioni, avendole direttamente vissute in prima persona, e alle riflessioni.
Non bisogna pensare però a questo romanzo come una mera autobiografia, tutt’altro; quell’io, la prima persona che narra se stesso e gli altri e ciò che avvenne, è una voce narrante fredda ed oggettiva come fosse una terza persona perché rappresenta una testimonianza.
Pubblicato già nel 1947, oggi Se questo è un uomo è uno dei libri italiano di maggior successo.
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