Purgatorio: XV Canto - Studentville

Purgatorio: XV Canto

Parafrasi.

Quanto percorso compie il sole che (oscillando nel suo moto apparente fra i due tropici) pare sempre giocare come un

fanciullo, tra l’inizio del giorno e la fine dell’ora terza,
altrettanta parte del suo cammino, sembrava ormai gli fosse

rimasta per arrivare al tramonto; nel purgatorio era il vespero, e in Italia era mezzanotte.
E i raggi del sole ci

colpivano in pieno viso, perché avevamo percorso ( da oriente ad occidente) tanta parte del monte, che ora camminavamo verso

occidente in linea retta,
allorché sentii i miei occhi abbassarsi di fronte alla luminosità (dell’angelo) molto più di

prima (davanti alla luce del sole), e questa cosa nuova mi era motivo di stupore:bper cui portai le mani all’altezza dei miei

occhi, e mi riparai dal sole, con un gesto che attenua l’eccesso della luce.
Come quando un raggio di sole (che è stato

riflesso) rimbalza dalI’acqua o dallo specchio, nella parte opposta (a quella da cui era venuto), risalendo in base alla

stessa legge
per cui era disceso, e si allontana dalla perpendicolare di uno spazio uguale a quello di cui si era

allontanato cadendo, secondo quanto dimostrano l’esperienza e la scienza,bcon la stessa intensità di quel raggìo mi sembrò di

essere colpito da una luce riflessa che si trovava dinanzi a me; per la qual cosa i miei occhi furono pronti a

sottrarvisi.
« Che luce è, dolce Virgilio, quella da cui non posso difendere la vista in modo da poterla sostenere » dissi,

« e che sembra avanzare verso di noi? »
« Non ti stupire, se gli angeli ti abbagliano ancora (non essendo completa la tua

purificazione)» mi rispose: « è un messaggero celeste che giunge ad invitare all’ascesa.
Presto accadrà che non ti sarà più

faticosa la vista di queste cose, ma ti sarà piacevole nella misura in cui le tue facoltà naturali ti permetteranno di sentire.

»
Dopo che giungemmo davanti all’angelo benedetto, egli con voce lieta ci disse: « Procedete da questa parte », per una

scala meno ripida delle altre due.
Noi salivamo, dopo esserci già allontanati da lì, quando dietro a noi l’angelo cantò: «

Beati i misericordiosi! » e « Godi tu che vinci (il peccato)! »
-Nel secondo girone, quello degli invidiosi, viene cantata

la quinta beatitudine del discorso della montagna (Matteo V. 7), contrapponendo all’invidia la misericordia; l’espressione

Godi tu che vinci è da alcuni commentatori rìferita alla seconda parte della beatitudine (“perché otterranno misericordia”), da

altri, e più giustamente, alle parole conclusive di tutte le beatitudini: “rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra

ricompensa nei cieIi” (Matteo V, 12).
Il mio maestro, ed io, soli, salivamo entrambi; ed io pensai, mentre continuavo a

camminare, di trarre profitto mediante le sue parole;
allora mi rivolsi a lui con questa domanda: « Che cosa volle dire

l’anima del romagnolo Guido del Duca, accennando a “divieto” e “partecipazione” ? »
Per cui egIi: « Ora conosce gli effetti

dannosi del suo peccato principale (di sua maggior magagna, cioè l’invidia); e perciò non sia motivo di meraviglia se egli

rimprovera gli uomini affinché ne possano piangere dì meno le conseguenze.
L’invidia vi fa sospirare, perché i vostri

desideri si rivolgono verso i beni terreni dove per il fatto che altri vi parteciparlo diminuisce la parte che tocca a

ciascuno.
Ma se l’amore dei beni spirituali piegasse verso l’alto i vostri desideri, nel vostro cuore non vi sarebbe quel

timore (di essere privati dagli altri di una parte dei vostri beni materiali),
poiché, in paradiso, quanto più numerosi sono

coloro che posseggono il bene comune (per quanti si dice più… “nostro”: quanto più numerosi sono coloro che dicono “nostro”),

tanta più grande è la quantità di bene che possiede ciascuno, e tanto più intenso è l’amore che arde in quella comunità

».
« Sono più insoddisfatto » risposi, « di quanto sarei se prima avessi taciuto, perché la mia mente ha ora dubbi più

grandi.
Come può avvenire che un bene distribuito fra più possessori li renda possessori di una quantità più grande, che non

se viene diviso fra pochi?»
Ed egli mi rispose: « Per il fatto che tu continui a tenere rivolta la mente solo ai beni

terreni, raccogli solo tenebre dalla luce di verità delle mie parole.
Dio, quel bene infinito ed indicibile che è nei cieli,

si concede prontamente all’anima che arde d’amore così come un raggio di sole corre verso un corpo capace di

rifletterlo.
Tanto più si concede quanto più grande è l’ardore (dell’anima verso di Lui); così che, nella misura in cui

l’amore si dispiega nell’anima, cresce sopra di essa la luce divina.
E quanto più numerosi sono coloro che in paradiso si

amano, tanto più si crea la possibilità di un santo amore, e tanto più si amano tra di loro, e l’uno riflette sull’altro la

luce ricevuta da Dio come uno specchio.
E se il mio ragionamento non ti soddisfa vedrai Beatrice, ed ella scioglierà

completamente questo e qualsiasi altro dubbio.
Cerca in ogni modo che ti siano presto cancellati, come lo sono già stati i

primi due, i cinque segni. che si rimarginano solo con il dolore del pentimento ».
Nel momento in cui volevo dire “Mi hai

persuaso”, mi accorsi di essere giunto nell’altro girone, per cui il desiderio di vedere mi fece tacere.
Lì mi parve di

essere improvvisamente rapito in estasi, e di vedere numerose persone raccolte in un tempio;
e (mi parve di vedere) una

donna, sulla soglia che con il tenero atteggiamento di una madre diceva: «Figlio mio, perché hai agito tosi verso di noi ?

Ecco che tuo padre ed io, addolorati, ti stavamo cercando ». E non appena la voce a questo punto tacque: la prima visione

scomparve.
Poi mi apparve un’altra donna con il volto rigato dalle lagrime che il dolore suscita quando (nell’animo) nasce

un grande sdegno verso gli altri,
e diceva: « Se tu sei signore della città per il cui nome gli dei gareggiarono

accanitamente tra loro, e dalla quale risplende nel mondo ogni scienza,
vendicati, o Pisistrato, di quelle braccia che

osarono stringere nostra figlia». E vedevo il sovrano, benevolo e mite,
risponderle con volto atteggiato a moderazione: «Che

cosa faremo a chi desidera il nostro male, se condanniamo chi ci ama? »
Poi vidi un gruppo di persone accecate dall’ira che

lapidavano un giovanetto, gridandosi forte, reciprocamente: «.Uccidi, uccidí! »
E lo vedevo accasciarsi, per la morte che

già gli era sopra a terra, ma teneva gli occhi sempre aperti verso il cielo,
pregando Dio, in tanta sofferenza, di perdonare

ai suoi persecutori, con quell’atteggiamento che suscita la pietà.
Quando la mia anima ritornò a percepire le cose che

fuori di essa hanno una loro realtà, compresi che le visioni erano irreali (errori: cioè non esistenti di per sé), ma

effettivamente viste.
La mia guida, che mi poteva vedere nello stesso atteggiamento di un uomo che si scioglie dal sonno,

disse; « Che hai che non puoi reggerti bene,
ma per più di mezza lega hai camminato con gli occhi semichiusi e con le gambe

quasi legate, come un uomo vinto dal vino o dal sonno? »
« O dolce Virgilio, se tu mi presti ascolto, io ti descriverò »

dissi ,«ciò che. mi apparve quando mi fu a quel modo tolto l’uso normale delle gambe. »
Ed egli: « Anche se tu avessi il

volto celato da cento maschere, i tuoi pensieri, per quanto piccoli, non mi resterebbero nascosti.
Le visioni apparvero

affinché tu non rifiuti di aprire il tuo cuore al sentimento di mansuetudine che sgorga dalla fonte eterna di Dio.
Non, ho

chiesto “Che cos’hai” per la ragione per la quale lo domanda colui che, quando un altro giace col corpo privo di forze, vede

solo con l’occhio materiale (l’occhio che non vede, cioè l’occhio capace di cogliere solo gli aspetti esteriori, ma non

quelli interiori, delle cose e che; in questo caso, non può capire il motivo per cui il corpo è disanìmato);
ma ho fatto

quella domanda per spronare il tuo piede: così è necessario stimolare i pigri, che sono lenti a riprendere la loro attività

quando essa (dopo un periodo di sonno o di smarrimento) ritorna ».
Noi procedevamo nella sera, intenti a guardare davanti a

noi per quanto potevano spingersi lontano i nostri occhi che avevano di fronte gli ultimi ma luminosi raggi del sole.
Ed

ecco avvicinarsi a noi a poco a poco un fumo scuro come la notte; e non c’era un luogo dove ripararsida quello: questo fumo ci

tolse la vista delle cose e l’aria pura.

  • Parafrasi de La Divina Commedia

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