Weber nasce a Erfurt in Turingia nel 1864. Suo padre, di idee liberal-nazionali di destra, era un amministratore municipale e deputato della Dieta prussiana. Sua madre era una donna di grande cultura, interessata ai problemi religiosi e sociali. Sino alla sua morte, nel ’19, restò in stretto rapporto intellettuale col figlio, nel quale ravvivò sempre l’attenzione per i problemi religiosi. La loro casa era frequentata da noti uomini della cultura tedesca, come ad es. Dilthey e Mommsen. Terminati gli studi liceali, W. studiò giurisprudenza, economia, storia, filosofia e teologia nelle Università di Heidelberg, Strasburgo, Berlino e Gottinga. A Strasburgo, durante il servizio militare, divenne ufficiale dell’esercito imperiale. In quegli anni era su posizioni liberal-nazionali e aveva aderito alla Lega Pangermanica, da cui più tardi si sarebbe staccato per l’indifferenza ch’essa mostrava verso il problema dell’immigrazione dei contadini polacchi. Ammiratore della politica bismarckiana, che aveva fatto della Germania unificata una grande potenza, ne criticava tuttavia l’opera di distruzione del liberalismo tedesco, che aveva lasciato in Germania un vuoto politico privando così la nazione di un efficiente classe dirigente. Nel 1887-’88 partecipa a diverse manovre militari in Alsazia, contro i francesi, e nella Prussia orientale, contro i polacchi. Negli anni 1886-89 seguì un’attività seminariale in diritto commerciale e storia agraria conseguendo infine la laurea con una tesi di storia economica sulla Storia delle società commerciali nel Medioevo. Subito dopo, per influsso del Mommsen, si dedicò alla storia agraria romana. Poi aderì al “Verein fà¼r Sozialpolitik”, una sorta di “Fondazione dei socialisti della cattedra”. Il socialismo di Stato o “della cattedra” sorse dalla “Scuola storica”. Esso voleva fondare una nuova teoria sociologica in cui si trovassero uniti la teoria dello sviluppo sociale, la teoria della conoscenza scientifica e la pratica politica: una sociologia che fosse una scienza dell’ethos, secondo l’insegnamento del Romanticismo e di Fichte, per cui il Volksgeist, ossia la volontà di una nazione, rappresenta la legge fondamentale del suo sviluppo sociale. Lassalle, Rodbertus, A. Wagner e altri cercarono, in pratica, di conciliare i conflitti di classe attraverso la mediazione dello Stato bismarckiano e l’abolizione del sistema della libera concorrenza. Si trattava di un socialismo senza rivoluzione, per uno Stato senza società civile autonoma. L’esperimento fallì con la sconfitta della Germania nella I guerra mondiale. Per incarico della “Fondazione” W. si occupò dei problemi socio-politici della Germania orientale, pubblicando un’inchiesta, Le relazioni dei lavoratori della terra nella Germania orientale (1892) in cui mise in luce i danni per l’economia tedesca creati dall’immigrazione dei braccianti polacchi; egli in sostanza criticava la politica dei grandi proprietari terrieri a est dell’Elba, i quali, servendosi della manodopera immigrata (polacca e russa) a basso costo, avevano costretto i lavoratori tedeschi a emigrare verso le città industriali dell’ovest. A W. però preoccupava soprattutto il fatto che in tal modo gli junkers “sgermanizzavano” l’est tedesco. Nel 1891 conseguì l’abilitazione in diritto commerciale germanico e romano, La storia agraria romana nel suo significato per il diritto pubblico e privato, iniziando così la carriera universitaria. Il suo particolare interesse per la storia antica dipendeva dal fatto che le facoltà di diritto di quel tempo, in Germania come in Francia, riservavano ampia attenzione allo studio del diritto romano. Tuttavia il nucleo principale delle sue indagini scientifiche venne ben presto precisandosi attorno al problema del processo evolutivo del capitalismo moderno, anche se l’interesse per le società antiche non verrà mai meno in W.. Nel 1894 gli venne conferita la cattedra di economia politica dall’Università di Friburgo, dove l’anno dopo tenne la prolusione, Lo Stato nazionale e la politica economica, con cui manifestò apertamente la sua fiducia nella Realpolitik imperialistica, opponendosi agli interessi particolaristici delle classi economiche e all’immatura classe politica uscita dalla politica bismarckiana. Egli cioò dichiarò esplicitamente di appartenere alla “classe borghese” e voleva che lo Stato tedesco avesse un volto di capitalismo moderno e razionale, e che l’industrialismo trionfasse sui pesanti residui feudali. Siccome credeva che per ottenere questo occorreva, come già in Francia e in Inghilterra, una democratizzazione della politica interna, ovvero un abbandono del regime personale degli Hohenzollern e della burocrazia che ne era il sostegno, pensò che sostenere l’espansione coloniale tedesca e la lotta per i mercati mondiali fosse il mezzo migliore. Nel ’94 pubblicò Le tendenze nell’evoluzione della situazione dei lavoratori rurali della Germania orientale. Nel ’96 ottiene la cattedra di economia politica all’Università di Heidelberg e pubblica Le cause sociali della decadenza della civiltà antica, ma, colpito da una grave malattia nervosa, ò costretto a dare le dimissioni nel 1903, rinunciando all’insegnamento. Per quattro anni non riesce a compiere nessun lavoro: viaggia in Italia, Corsica e Svizzera per sedare il suo stato di ansietà . Nel 1899 cessa volontariamente di appartenere alla Lega pangermanica. Nel 1902 riprende il suo insegnamento ad Heidelberg ma non riesce più a svolgere un’attività intensa come nel passato. A partire dal 1903 iniziano le sue riflessioni metodologiche in stretto contatto con le idee dei suoi colleghi, H. Rickert e W. Windelband. Prende posizione nella polemica tra gli economisti della Scuola storica di Berlino e la Scuola teoretica di Vienna in Roscher e Knies e il problema logico dell’economia politica-storica (1903-6), ed entra nella direzione, insieme a W. Sombart, della prestigiosa rivista “Archivio di scienza sociale e politica sociale”, ove pubblica L'”oggettività ” conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale (1904). In questi anni appaiono anche L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904 -5) e Le sòtte protestanti e lo spirito del capitalismo (1906), ove W. chiarisce la netta differenza della sua sociologia dal marxismo. Nel 1904 si reca negli USA per assistere a un Congresso di scienze sociali, dove riceve una vivida impressione del capitalismo americano. La democrazia americana gli appare soprattutto alla stregua di una misura tecnica per selezionare e favorire l’ascesa di una classe politica efficiente e preparata. Tiene una conferenza sul capitalismo e la società rurale in Germania. La sua partecipazione alla vita politica si va facendo sempre più intensa: si interessa direttamente della rivoluzione russa del 1905 e continua a criticare in alcune lettere private scritte al deputato F. Naumann, la politica del kaiser e lo pseudo-costituzionalismo tedesco. Questi sono anni di intense discussioni e dibattiti nell’ambiente universitario di Heidelberg, in cui spiccano i nomi, oltre che di Weber, di Windelband, Sombart, E. Troeltsch, G. Simmel, R. Michels, G. Lukà¡cs, K. Jaspers, F. Tà¶nnies. W. studia psicologia del lavoro industriale, interessandosi al fatto che il capitalismo della grande industria ha cambiato il “volto spirituale del genere umano fino a renderlo quasi irriconoscibile”, e pubblica Sulla psicofisica del lavoro industriale (1908). L’anno dopo pubblica un lungo saggio sulla struttura sociale delle società antiche, I rapporti agrari nell’antichità . Pubblica anche nel 1906 La situazione della democrazia borghese in Russia e L’evoluzione della Russia verso un costituzionalismo apparente, ed anche Studi critici intorno alla logica delle scienze della cultura. Un’eredità nel 1907 gli consente di ritirarsi dall’insegnamento e di dedicarsi completamente ai suoi studi. Nel suo salotto di Heidelberg riceve la maggior parte degli studiosi tedeschi dell’epoca: Windelband, Troeltsch, Sombart, Simmel, Michels, Tà¶nnies, Naumann. Colllabora attivamente alla fondazione dell'”Associazione tedesca di sociologia”, in un congresso della quale, nel 1910, prende netta posizione contro l’ideologia razzista. Ne uscirà nel 1912, a causa di divergenze sulla questione della neutralità assiologica (avalutatività ). Assume però la direzione del “Grundriss der Sozialoekonomik”(1909), un’opera enciclopedica cui diede un decisivo contributo con il trattato di sociologia generale, Economia e società (1922, postumo). Intanto continua a occuparsi di sociologia della religione con il saggio metodologico, Alcune categorie della sociologia comprendente (1913). Nel 1909 aveva pubblicato I rapporti di produzione nell’agricoltura del mondo antico. Coerente nelle sue convinzioni imperialistiche, W. si mostra favorevole all’entrata in guerra della Germania. Allo scoppio della guerra chiede di essere richiamato come ufficiale della riserva. Sino alla fine del 1915 dirige un gruppo di ospedali militari impiantati nella regione di Heidelberg. Riprende gli studi religiosi nell’ambito dei quali prosegue la critica alla concezione materialistica della storia, Etica economica delle religioni universali (1916, su Confucianesimo e Taoismo) e Sociologia della religione (1916-17 su Induismo, Buddismo ed Ebraismo antico). Dopo aver dato inizio alla pubblicistica politica e aver fondato con Naumann, Troeltsch, Brentano e altri il “Volksbund fur Freiheit und Vaterland”, si dichiarava, a causa delle difficoltà della guerra, contrario alla politica annessionistica, al bellicismo tedesco, al piano della guerra sottomarina e comincia a sostenere la pace. Auspica una riforma parlamentare nell’ambito del regime monarchico, che consentisse un’effettiva autorità al parlamento e favorisse la formazione di un’aristocrazia di capi politici volta a sostituire il regime dei “parvenus e dei dilettanti burocratici” della Germania di Guglielmo II (Wahlrecht und Demokratie in Deutschland, 1917; Parlamento e governo nel nuovo ordinamento della Germania, 1918). W. escludeva la possibilità di una rivoluzione repubblicana, che, secondo lui, avrebbe soltanto accresciuto le divisioni interne; d’altro canto riconosce la funzione progressiva dei conflitti sociali, quando fossero controllati dalle strutture burocratiche, sindacali e partitiche. Di qui il suo giudizio positivo sull’azione delle socialdemocrazie nel disciplinare le masse; ma nella misura in cui la politica socialdemocratica non coincideva con i suoi ideali imperialistici, la considerava inadatta alla guida della nazione. Dal 1916 al 1917 svolge diverse missioni ufficiose a Bruxelles, Vienna e Budapest. Moltiplica gli sforzi per convincere i dirigenti tedeschi a evitare l’estensione del conflitto, ma nello stesso tempo afferma la vocazione della Germania alla politica mondiale (imperialismo) e vede nella Russia la minaccia principale. Nel 1918 tiene un corso estivo all’Università di Vienna. In questa occasione presenta la sua sociologia della politica e della religione come una Critica positiva della concezione materialistica della storia. Dopo la proclamazione della Repubblica di Weimar, aderisce al nuovo partito democratico (di centro-sinistra borghese, aconfessionale), presentandosi candidato all’Assemblea nazionale nella circoscrizione di Francoforte, ma non viene eletto. Va precisato che W. più che un politico di professione (egli non ha mai partecipato, in posizione dirigente, alla vita politica del suo paese), ò sempre stato un intellettuale: ricercatore, conferenziere, pubblicista, accademico, talvolta consigliere del sovrano, ma con poco successo. Egli ò sempre rimasto insofferente a una rigorosa disciplina di partito. Si era impegnato nel partito perchè riteneva che la sconfitta della Germania fosse dipesa dalla mancanze di serietà politica della classe dirigente. Soprattutto cercava un dialogo con gli studenti universitari: quelli del gruppo “Germania libera”, politicamente non orientati con chiarezza, risposero con entusiasmo. I conservatori nazionalisti rifiutavano le sue critiche al regime guglielmino: in particolare W. si era rifiutato di credere alla leggenda per cui le sinistre, demoralizzando gli eserciti combattenti, avevano fatto perdere la guerra alla Germania. Ciò tuttavia non gli valse le simpatie degli studenti di sinistra. Negli anni della repubblica di Weimar, egli era passato da convinzioni parlamentaristiche a convinzioni repubblicano-presidenzialistiche e ad una concezione cesarista della direzione politica, considerata come la miglior forma di governo in una società di massa, l’unica in grado di salvare la democrazia. In questo senso esercitò un peso determinante nella commissione per la redazione della costituzione di Weimar (ad es. riuscì a far accettare: 1) l’elezione plebiscitaria del presidente della repubblica, sul modello americano, in modo da poterlo considerare investito direttamente dalla sovranità popolare; 2) il diritto d’inchiesta, garantito alle minoranze, in modo che l’opposizione avesse la possibilità non solo di controllare casi di corruzione parlamentare ma anche di partecipare ad un’azione positiva di governo, attenuando la tendenza all’assolutismo della maggioranza). Ad Heidelberg partecipò anche ad alcune riunioni del Consiglio degli operai e dei soldati, restandone impressionato positivamente; però chiese anche al governo che si reprimesse, pur senza violenza, il movimento di Liebknecht e della Luxemburg. A Monaco disapprovò la grazia concessa al conte Arco che aveva assassinato il capo della repubblica socialista bavarese, K. Eisner, ma manifestò simpatie per le idee politiche del giovane conte. Intervenne energicamente per far punire dal rettore dell’Università gli studenti nazionalisti che avevano malmenato una minoranza di studenti socialdemocratici, ma si dichiarò sempre un acceso nazionalista. Intervenne come testimone a favore nel processo contro O. Neurath e E. Toller, due rivoluzionari della repubblica comunista bavarese, ma a Monaco disse ai propri studenti che non aveva alcuna intenzione d’impegnarsi attivamente, cioò politicamente, per la trasformazione della società : al massimo era disposto a fornire una consulenza scientifica in materia di economia politica. Dopo la capitolazione della Germania, viene nominato esperto presso la delegazione tedesca a Versailles. Egli infatti si recò a Parigi con la commissione per la riparazione dei danni di guerra, collaborando alla redazione del Libro bianco tedesco, inteso a controbattere le accuse mosse alla Germania come la sola responsabile della guerra. Nel 1918 tiene all’Università di Monaco le conferenze La scienza come professione e La politica come professione, nonchè le lezioni sul Significato della “avalutatività ” nelle scienze sociologiche ed economiche. Il problema ch’egli cercava di risolvere era quello di definire un’equazione funzionale fra lo Stato come protagonista di una politica di potenza da un lato, e l’opportunità dall’altro di dare agli ordinamenti democratici un’ampiezza più o meno estesa. Intanto continua i lavori di completamento di Economia e società (che però resterà incompiuto), e prepara la raccolta degli Scritti di sociologia della religione (1920-21, postumo). Nel 1919 accetta una cattedra all’Università di Monaco, ove succede a Brentano. Il corso tenuto nel ’19-’20 riguarda la Storia economica generale e sarà pubblicato nel ’24. Le sue ultime battaglie politiche furono rivolte contro l’antisemitismo, sostenendo vivaci discussioni con gli studenti pangermanisti. Nel 1920 abbandona il partito democratico, di cui disapprovava le concessioni fatte al programma di socializzazione dei socialdemocratici. Morì nel giugno dello stesso anno, a Monaco, di febbre spagnola. L’influsso della sua sociologia su quella tedesca fu allora poco significativo, anche dopo la sua morte, poichè quella ufficiale ha sempre preferito cercare dei nessi con lo storicismo o con il positivismo metafisico. La ripresa dei temi weberiani avverrà nella Scuola di Francoforte, ma anche in Mannheim, per il quale i significati della realtà sociale hanno solo una funzione psico-sociologica, e soprattutto nel funzionalismo di T. Parsons (1902-79). In Italia il suo nome cominciò a diventare noto con la traduzione di Parlamento e governo ad opera di Croce.
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