Terzogenito del principe di Arianiello, Gaetano Filangieri (Cercola 1752 – Vico Equense 1788) a 19 anni scrive Pubblica e privata educazione (poi rifuso nella Legislazione). Avvocato nel 1774 per volere dei suoi, si dedica invece che alla professione allo studio della riduzione della legislazione ad unità di scienza normativa, previa stesura di Aforismi politici (da Plotone ad Aristotele in sostanza). Dei 7 libri progettati per la Scienza della legislazione (opera che attaccava dalle fondamenta i privilegi feudali dei baroni) uscirono nell’80 le norme generali, nell’83 il diritto e la procedura penale, nell’85 il libro sull’Educazione. L’opera fu messa all’Indice nel 1784, ma Franklin gli chiese più volte consiglio per la Costituzione americana, Goethe lo ammirò e da lui apprese il pensiero di Giambattista Vico). Usciva postumo, nell’anno della sua morte, l’indice e una parte del quinto libro sulla Legislazione. Spariti durante i saccheggi del 1799 i manoscritti de Nuova scienza delle scienze e Istoria civile e universale perenne. Al di là dello stile “concionatorio” (Fausto Nicolini, Enciclopedia Italiana, sub voce), ò pratico e rigoroso insieme nelle proposte di riforma (quasi tutte attuate durante la repubblica francese e il periodo napoleonico specie per la procedura penale e per la riforma della istruzione pubblica all’interno di una visione platonica e rousseauiana). Il suo ò un illuminismo giuridico che corrisponde solo formalmente alla vichiana visione razionalistica dei contemporanei Galiani e Cuoco. Infatti il suo astorico e ottimistico razionalismo, basato sul modello della monarchia illuminata- paternalistica, tiene presente il dover essere ma trascura il vichiano “considerare gli uomini non quali dovrebbero essere ma quali realmente sono”. Era convinto che la sola riforma della legislazione avrebbe portato alla “riforma” dell’umanità e all’instaurazione della felicità attraverso una “rivoluzione pacifica” guidata dal monarca. Benjamin Constant operò un largo commento alla vulgata francese (1821) della “Scienza”. In una Napoli snervata dal lusso e dall’ozio degli aristocratici e straziata dalla povertà e dallo sfruttamento del popolo, Gaetano Filangieri rappresentò la voce riformatrice dell’Illuminismo. Principe di Arianello, Filangieri fu uno dei massimi giuristi e pensatori italiani. Costretto sin dall’infanzia a partecipare alla carriera militare, nel 1766 divenne alfiere del reggimento Sannio. Tre anni dopo, nel 1769, lasciò finalmente l’esercito per seguire la sua profonda vocazione intellettuale. Da allora si dedicò anima e corpo agli studi storici, economico-giuridici e letterari. Laureatosi in legge nel 1775, pubblicò in quello stesso anno una serie di riflessioni politiche, in cui difendeva una disposizione del re Carlo II che mirava ad eliminare gli arbitri del ceto forense. Nel 1777 divenne Gentiluomo di Camera del Re e poco dopo Ufficiale nel “Real Corpo du Volontare di Marina”. Contemporaneamente elaborò la sua grande opera: La Scienza della Legislazione pubblicata dal 1780 in sette volumi ed ispirata al principio secondo il quale una buona legislazione deve avere per fondamento la Ragione e deve corrispondere alla realtà socio-economica in cui nasce. Peraltro, nella “Scienza”, Filangieri affermava l’esigenza di una codificazione delle leggi e di una riforma progressiva dalla procedura penale, individuando i mali storici del Regno di Napoli negli abusi feudali, nella ripartizione non equa delle proprietà terriere, nell’eccessiva ricchezza del clero e nella tristi condizioni di vita delle classi meno abbienti. Infine, riconosceva come obiettivi precipui da raggiungere ai fini di un rimodellamento in senso illuministico dello Stato Borbonico: il rafforzamento dei poteri del sovrano illuminato, la creazione di un vasto ceto di piccoli proprietari terrieri, l’uguaglianza civile, la libertà commerciale, un’imposta unica sul prodotto netto e l’affermazione del principio dell’educazione pubblica per tutti i cittadini del regno. La sua opera fu tradotta in inglese, in francese, in tedesco, in spagnolo e rappresentò una delle fonti ispiratrici del pensiero e dell’opera del ceto liberale e progressista meridionale. Dalla riforma della legislazione, Filangieri si attende il progresso del genere umano verso la felicità e l’educazione del cittadino. Ispirato da questa fiducia ottimistica nella funzione formatrice e creatrice della legge, il Filangieri delinea il suo piano di legislazione. Nel quale ò notevole una difesa dell’educazione pubblica, difesa che muove dal principio che solo essa può avere uniformità di istituzioni, di massime e di sentimenti e che per ciò soltanto la minor parte possibile dei cittadini va lasciata all’educazione privata.
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