Medicina 2025-26, avvocati contestano il semestre filtro: rischi di annullamento e ricorsi di massa

Medicina 2025-26, avvocati contestano il semestre filtro: rischi di annullamento e ricorsi di massa

Il semestre filtro di Medicina è sotto attacco legale. Avvocati specializzati contestano i correttivi ministeriali e la graduatoria, denunciando violazioni di parità di trattamento e rischi di annullamento totale.
Medicina 2025-26, avvocati contestano il semestre filtro: rischi di annullamento e ricorsi di massa

Le due sessioni d’esame di novembre e dicembre hanno messo in luce difficoltà diffuse, segnalazioni di irregolarità e quesiti contestati, spostando rapidamente il dibattito dagli atenei agli studi legali specializzati in ricorsi contro le procedure di selezione universitaria.

Il semestre filtro, introdotto per regolare l’accesso a Medicina tramite tre esami obbligatori – Chimica, Biologia e Fisica – è ora al centro di un fronte giuridico destinato a pesare sulle prossime decisioni del Ministero. La sequenza temporale delle prove e la loro natura altamente selettiva hanno fatto emergere criticità che potrebbero portare a modifiche regolamentari, con impatto diretto su chi ha sostenuto gli esami e attende la pubblicazione della graduatoria definitiva.

Il semestre filtro come concorso pubblico: il nodo di legittimità

Secondo Francesco Leone e Simona Fell, il semestre filtro non è un ordinario percorso universitario ma un vero e proprio “corso-concorso”, che richiede par condicio, trasparenza e criteri immutabili. Proprio per questa natura, i legali ritengono illegittima l’ipotesi ministeriale di ammettere in graduatoria studenti con insufficienze.

Le norme attuali stabiliscono che l’accesso al secondo semestre è consentito solo dopo il superamento di tutti e tre gli esami di Chimica, Biologia e Fisica. Per modificare questa condizione non basta un decreto ministeriale, strumento di rango inferiore nella gerarchia delle fonti: servirebbe una nuova legge.

Questa distinzione ha un impatto pratico diretto: la soglia di superamento rappresenta un requisito vincolante, non una variabile modificabile dopo le prove. Cambiare le regole a selezione avviata comprometterebbe l’equità della procedura e violerebbe principi fondamentali del diritto pubblico.

Le regole dopo le prove e l’affidamento degli studenti

Uno degli aspetti più contestati riguarda il momento in cui il Ministero ha iniziato a valutare correttivi alla procedura. Secondo Francesco Leone e Simona Fell, intervenire dopo lo svolgimento delle prove viola il principio di affidamento: gli studenti hanno affrontato gli esami fidandosi delle regole iniziali, che prevedevano l’esclusione dalla graduatoria in caso di insufficienza.

Cambiare le norme a procedimento concluso penalizza chi ha compiuto scelte razionali sulla base di quelle regole. I due avvocati citano un caso emblematico: candidati che hanno rinunciato al punteggio del primo appello per ritentare a dicembre, ottenendo poi risultati peggiori. Se oggi si ammettessero anche le insufficienze, queste persone subirebbero un doppio danno.

Nei concorsi pubblici, ricordano i legali, la stabilità delle regole dall’inizio alla fine costituisce garanzia di parità di trattamento per tutti i partecipanti.

Le domande errate e il calcolo dei punteggi

Gli avvocati Leone e Fell sottolineano un problema tecnico cruciale emerso negli esami di Fisica: l’assegnazione di un solo punto a fronte di due quesiti errati rappresenterebbe un’incoerenza del sistema di valutazione. Se le domande sbagliate sono due, sostengono, i punti da attribuire devono essere due, non uno.

Una correzione coerente potrebbe modificare significativamente la graduatoria, riportando alla sufficienza numerosi candidati che hanno affrontato quella che si è rivelata la prova più selettiva del semestre filtro. Il nodo non è solo aritmetico ma di equità: ogni intervento parziale o non allineato rischia di generare nuove disparità invece di sanare quelle esistenti, compromettendo la parità di trattamento tra gli studenti.

La posizione di Bonetti su correttivi, terzo test e abbinamenti

L’avvocato Michele Bonetti, intervistato da Skuola.net, adotta un approccio critico verso le ipotesi di correttivo avanzate dal Ministero. Esprime scetticismo verso graduatorie prive di soglia o costruite “a fasce”, ritenendole giuridicamente fragili rispetto ai principi di parità di trattamento e certezza delle regole. Sottolinea inoltre che far sostenere il secondo test senza pubblicare la graduatoria del primo ha limitato la consapevolezza dei candidati, complicando ogni successiva rimodulazione.

Bonetti boccia l’ipotesi di un terzo test, considerandolo costoso, lento e fonte di disfunzioni organizzative. Questa soluzione, avverte, rischierebbe di favorire indirettamente la fuga verso le università private, penalizzando chi non può permettersi alternative. Solleva inoltre dubbi sull’abbandono delle domande errate: costruire una selezione su voti minimi “innalzati artificialmente” solleva interrogativi di merito e di equità.

Infine, mette in guardia dal pericolo di una selezione economica. Abbinamenti che costringono studenti con punteggi bassi a trasferirsi lontano da casa trasformerebbero una procedura già fragile in un filtro accessibile solo a chi dispone di risorse economiche adeguate.

L’ipotesi del sovrannumero e il rischio contenzioso

Leone e Fell avvertono che il Tar potrebbe annullare l’intera procedura, determinando la perdita di un anno accademico per migliaia di studenti. Il rischio è concreto: modificare le regole dopo le prove, senza base legislativa adeguata, espone il sistema a impugnazioni di massa.

Bonetti, pur partendo da presupposti diversi, converge sugli esiti pratici: soluzioni parziali e correttivi improvvisati moltiplicherebbero i ricorsi anziché risolverli. La sua proposta deflattiva prevede l’ingresso in prima sede, anche in sovrannumero, per chi ha frequentato il semestre filtro e sostenuto almeno una prova.

Questo criterio minimo – frequenza più almeno un esame tentato – costituirebbe un punto di equilibrio tra tutela degli studenti e salvaguardia della procedura. La convergenza tra i legali riguarda gli esiti: evitare la paralisi amministrativa e garantire continuità didattica.

In gioco c’è la tenuta di un sistema nato per semplificare l’accesso e ora a rischio di trasformarsi in un caso giuridico nazionale, con migliaia di ricorsi e un anno accademico potenzialmente compromesso.

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