Anna Maria Bernini rivendica con fermezza il nuovo modello fondato sul semestre-filtro, che sostituisce il tradizionale test d’ingresso a Medicina. L’obiettivo dichiarato dalla ministra è superare la lobby dei test e delle costose lezioni private, formando gli studenti direttamente all’interno dell’ateneo anziché selezionarli all’ingresso tramite quiz puramente mnemonici.
Per la prima volta, 55 mila aspiranti medici hanno potuto accedere al percorso accademico, accumulando crediti formativi spendibili anche in altri corsi di laurea.
Durante un intervento pubblico a Palermo, Bernini ha sottolineato come il sistema miri a garantire un’opportunità concreta a tutti, scardinando le dinamiche che favorivano chi poteva permettersi preparazioni a pagamento.
Nonostante le aspre polemiche emerse durante l’evento di Atreju, la ministra mantiene la linea, difendendo una riforma che privilegia la formazione progressiva rispetto alla selezione iniziale e promette di democratizzare l’accesso agli studi medici.
I risultati della prima sessione e la prospettiva del secondo appello
Le prime prove del semestre-filtro hanno evidenziato percentuali di successo molto basse nelle discipline scientifiche fondamentali: fisica, chimica e biologia hanno registrato esiti deludenti, mettendo in luce le difficoltà degli aspiranti medici nell’affrontare gli esami universitari regolari al posto dei tradizionali quiz a risposta multipla.
L’attenzione si concentra ora sul secondo appello, i cui risultati saranno resi noti il 23 dicembre. Questa sessione rappresenta un’opportunità cruciale per gli studenti che non hanno superato le prove iniziali e per incrementare il numero complessivo di idonei.
Tuttavia, le prime indicazioni lasciano presagire uno scenario critico: il numero di candidati che raggiungerà la sufficienza in tutte le discipline potrebbe risultare inferiore ai 20 mila posti disponibili negli atenei italiani, creando un paradosso rispetto alle aspettative di apertura della riforma.
La graduatoria nazionale e le tempistiche di immatricolazione
Il 12 gennaio 2026 sarà pubblicata la graduatoria nazionale definitiva, che stabilirà l’ordine di accesso ai corsi di laurea in medicina. Da quel momento gli studenti sapranno con certezza se potranno immatricolarsi subito oppure se dovranno attendere eventuali scorrimenti successivi.
La graduatoria distinguerà chi ha superato tutte le prove richieste, ottenendo così l’accesso immediato, da chi presenta ancora lacune in uno o più esami del semestre-filtro. Per questi ultimi sarà possibile comunque procedere con l’immatricolazione, ma con l’obbligo di recuperare i debiti formativi accumulati nei mesi successivi, secondo le modalità e le scadenze fissate dal ministero.
Il funzionamento dei ripescaggi e il recupero dei debiti formativi
Il Ministero ha strutturato un meccanismo di ripescaggio graduale per garantire la copertura di tutti i posti disponibili nelle facoltà di medicina. Il sistema prevede un inserimento progressivo degli studenti secondo una scala di priorità definita in base ai risultati ottenuti nelle prove del semestre-filtro.
L’ordine di accesso stabilisce che vengano ammessi per primi gli studenti che hanno superato tutte e tre le prove obbligatorie. A seguire, in caso di posti residui, si procederà con i candidati che hanno conseguito l’idoneità in due esami su tre. Infine, qualora permangano posti vacanti, potranno accedere anche gli aspiranti medici che hanno superato una sola prova sufficiente.
Gli ammessi con insufficienze dovranno affrontare il recupero dei debiti formativi entro scadenze precise. La prima finestra è fissata al 28 febbraio, termine ultimo per sanare le lacune attraverso prove dedicate.
In alternativa, il regolamento prevede la possibilità di sostenere prove scaglionate durante l’anno accademico, consentendo agli studenti di conciliare il recupero con la frequenza dei corsi ordinari. Questo doppio binario mira a offrire flessibilità senza compromettere la qualità della formazione medica.
I rischi giuridici del cambio di regole e le possibili contestazioni
Il meccanismo di ripescaggio introduce un elemento di incertezza sul piano normativo. Alcuni legali hanno sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale della modifica delle regole di ammissione avvenuta a percorso già avviato.
La riorganizzazione dei criteri d’ingresso, dopo l’inizio dell’anno accademico e la pubblicazione dei bandi, potrebbe violare il principio di certezza del diritto e aprire la strada a contestazioni legali. L’eventuale inserimento di studenti con debiti formativi, in deroga ai requisiti inizialmente previsti, rappresenta un terreno potenzialmente fragile sotto il profilo giuridico e potrebbe essere oggetto di ricorsi amministrativi.