La critica di Novara: i ragazzi ritirati sono un'emergenza educativa

Studiare a New York: quanto costa l'Università in America

Studiare a New York: quanto costa l'Università in America

Studiare a New York è il sogno di tantissimi ragazzi: terminato il liceo molti puntano ad iscriversi ad università straniere per aprirsi nuovi orizzonti lavorativi. L’argomento più spinoso, naturalmente, riguarda le spese che fa titubare i più perché hanno un peso considerevole nelle dinamiche familiari. Prima di addentrarci in ragionamenti riguardanti i costi delle rette universitarie bisogna considerare numerosi altri fattori: gli spostamenti, vitto e alloggio, gli extra. Si tratta di un calcolo complessivo difficile da quantificare ma che bisogna valutare nell’ottica di prendere seriamente in considerazione questa scelta.

Iniziamo con il dire che se decidi di studiare a New York il panorama universitario è molto vario, le facoltà sono tantissime quindi è bene iniziare da una valutazione contenutistica. Gli atenei più scelti e famosi a New York sono:

  • Columbia University
  • New York University
  • City University of New York
  • Cornell University
  • The New School

Naturalmente per poter pensare ad un trasferimento, avrai bisogno anche di un visto: lo J-1 ti permette di entrare negli Stati Uniti per prendere parte ad un programma di scambio culturale che può includere studio e lavoro negli USA. Bisogna fare formale richiesta ma poi non avrai problemi per uscire ed eventualmente rientrare nel Paese.

Quanto costa studiare in America?

Quanto costa studiare in America?

Le università private, te lo diciamo prima, hanno costi abbastanza alti: dovendo fare una media ci aggiriamo intorno ai 31.000 dollari annui a cui dovrai sommare i costi aggiuntivi di cui ti abbiamo parlato prima e quelli dei libri arrivando più o meno a 42.000 dollari. La buona notizia è che anche all’estero sono provvisti di programmi di borse di studio a studenti meritevoli. Ci si può candidare online compilando il CSS/Financial Aid Profile. Per le pubbliche i costi sono più contenuti: ci sono 30 community college che fanno parte del sistema SUNY (State University of New York e i costi si aggirano intorno ai 5.000-6.000 dollari l’anno, senza considerare naturalmente gli extra.

Il tipo di insegnamento e la struttura stessa dell’Università è molto diverso da quello delle colleghe italiane e apre ad una serie di scenari lavorativi più interessanti. In un secondo momento si potrà decidere di tornare in Italia contando un background curriculare molto attraente. Oltre ad essere una città multietnica, New York offre moltissimi spunti in termini di attività culturali e formative per i più giovani.

Se il tuo sogno è quello di studiare a New York inizia a raccogliere tutti i documenti che ti servono: in men che non si dica potresti trovarti in partenza per la Grande Mela!

 

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La critica di Novara: i ragazzi ritirati sono un'emergenza educativa

Daniele Novara analizza il preoccupante fenomeno degli adolescenti ritirati, evidenziando come le dinamiche familiari e educative siano cambiate profondamente.
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Daniele Novara, figura di spicco nel panorama pedagogico italiano e direttore del CPP (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti), ha recentemente sollevato una questione cruciale riguardante gli adolescenti contemporanei. La sua analisi, emersa durante un’intervista al Corriere della Sera, si innesta sul pensiero di Franco Fornari, uno dei più influenti psicoanalisti italiani del XX secolo.

Il pedagogista ha ripreso la teoria dei codici affettivi elaborata da Fornari tra gli anni Sessanta e Ottanta, evidenziando come i ruoli genitoriali abbiano subito trasformazioni radicali negli ultimi decenni. Secondo Novara, stiamo assistendo a un preoccupante diffondersi di culture educative che evitano sistematicamente il confronto e il conflitto, creando un ambiente artificialmente privo di contrasti.

Questo cambiamento non rappresenta una semplice evoluzione dei modelli familiari, ma una vera e propria rivoluzione nelle dinamiche educative. Il paragone con il passato risulta particolarmente illuminante: dove un tempo esisteva un equilibrio tra codici materni e paterni, oggi si registra uno sbilanciamento che può avere conseguenze significative sulla crescita emotiva e sociale dei giovani.

La crisi dei ragazzi ritirati: un fenomeno preoccupante

Il fenomeno degli adolescenti ritirati rappresenta oggi un’emergenza educativa allarmante. Secondo Novara, tra il 20% e il 25% delle ragazze si isola nella propria camera, spesso assorta nei videogiochi. Questa “catastrofe dei ragazzi ritirati” ha radici profonde nell’eclissamento del codice paterno, fondamentale per stimolare l’avventura e la scoperta tipiche dell’adolescenza.

Al suo posto domina una “bolla materna” che impedisce ai giovani di sviluppare autonomia. Il pedagogista evidenzia come l’educazione contemporanea sia pervasa da un narcisismo dilagante, dove il consumismo diventa modello pedagogico: bambini serviti fino a tarda età, esposti precocemente agli smartphone, costantemente intrattenuti per evitare la noia.

Il valore del conflitto come antidoto alla guerra

Nella visione di Novara, il conflitto rappresenta un autentico “antidoto alla guerra”, un concetto che trae ispirazione dagli studi di Franco Fornari. Il pedagogista sottolinea come imparare a liberarsi dalla paranoia verso chi non condivide le nostre opinioni sia essenziale: “Se riusciamo a vivere il disaccordo come un punto di vista che possiamo non solo tollerare ma anche ascoltare, si aprono le porte alla vera convivenza”. Questo approccio costituisce quello che Novara definisce “apprendimento primario”.

Significativa è stata la decisione di modificare il nome dell’organizzazione da Centro Psicopedagogico per la pace a Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. “Abbiamo tolto il termine pace perché era troppo equivoco”, spiega Novara, evidenziando il paradosso identificato da Fornari: spesso gli uomini fanno la guerra proprio in nome della bontà e della pace. Per superare questa contraddizione, il Centro ha spostato “il baricentro sui conflitti”, riconoscendo nella discordanza e nel disaccordo un’opportunità di relazione e crescita. La formula proposta è semplice ma potente: “finché c’è conflitto non c’è guerra”, suggerendo che l’abilità di gestire il confronto rappresenta un fondamentale strumento educativo e sociale.

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