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Berkeley: esse est percipi

La negazione della materia.

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Esse est percipi: La negazione della materia Il processo di relativizzazione delle percezioni , su cui Berkeley fonda il rifiuto della distinzione tra qualità primarie e qualità secondarie , si fonda su un presupposto filosofico ancora più radicale . Infatti , dire che ogni nostra percezione è soggettiva e priva di ogni riferimento a qualità che esistano “fuori della mente” equivale per Berkeley alla negazione di ogni sostanza materiale extramentale da cui derivino le idee . In altri termini , l’ esistenza delle cose si esaurisce nel loro essere percepite : esse est percipi : l’ esistere consiste appunto nell’ essere percepito . Ancora una volta l’ affermazione di una sostanza del materiale esistente al di fuori della mente nasce da un falso processo di astrazione : dalle singole qualità percepite sensibilmente ( il colore, l’ odore , la forma , la grandezza di una mela ) si astrae illegittimamente un sostrato metafisico , non percepibile con i sensi, che serve da loro elemento comune ( la sostanza materiale “mela” ) . Il movimento di pensiero è di tipo lockiano : ma se Locke si era limitato a negare la conoscibilità della sostanza ( che pure ammetteva , per quanto inconoscibile ) , Berkeley rifiuta la possibilità stessa della sua esistenza : la sostanza , la cosiddetta res extensa , non esiste . Nel linguaggio berkeleiano coloro che sostengono l’ esistenza di una realtà materiale extralogica sono detti “materialisti” ( mentre nell’ accezione filosofica comune il termine si riferisce a coloro che sostengono esistere esclusivamente la materia , vedi Hobbes ad esempio ) . La sua filosofia si propone quindi come un radicale immaterialismo e, di conseguenza , come un altrettanto radicale spiritualismo , secondo il quale non esisterebbe altro che lo spirito ( quella che Cartesio aveva chiamato res cogitans ) . L’ argomentazione di cui si avvale Berkeley per dar contro all’ esistenza extramentale di una realtà da cui derivino oggettivamente le idee non si riferisce infatti alla sostanza in generale , ma soltanto a quella materiale ( la res extensa bruta ) . Il fatto che l’ uomo abbia idee dimostra l’ esistenza di uno spirito che le pensa , é ovvio . E il fatto che l’ uomo abbia coscienza di idee che non é in grado di produrre da sè dimostra come esse provengano da uno spirito infinito ( Dio ) ; vanno senz’ altro notate le analogie con la filosofia cartesiana . In questa maniera l’ uomo ha nozione , ossia ha una conoscenza intellettuale indipendente dai sensi , di una mente divina , che comunica con le menti umane mediante un linguaggio i cui segni sono costituiti appunto dalle idee . E’ evidente come Berkeley riprenda il tema della visione delle cose in Dio , tipicamente seicentesco , dall’ occasionalista Malebranche : l’ idea di libro che ho in testa non mi deriva dal libro materiale , ma é un’ ” immagine virtuale ” inviatami da Dio in persona , il quale , per ricollegarci alla filosofia cartesiana é una sorta di genio non maligno . Oltre ad essere fonte di tutte le conoscenze umane , Dio é causa non solo delle idee , ma anche della loro connessione . La corrispondenza del nostro modo di connettere le idee con il modo in cui esse sono connesse nella mente di Dio é infatti ciò che ci permette di distinguere la realtà dal sogno , in cui invece le idee sono connesse arbitrariamente ( pur continuando a restare immutate le verità matematiche , come faceva notare Cartesio : nel sogno potrò trovarmi in posti inesistenti con oggetti inesistenti e potranno succedermi cose assurde , ma c (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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