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Hume: la religione

La religione per Hume.

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La religione Anche per quel che riguarda la religione , Hume rinuncia ad ogni pretesa di ritrovare in essa un fondamento razionale. Contrariamente a quanto sostengono i deisti , nei Dialoghi sulla religione naturale egli afferma che la ragione non può fornire alcuna prova dell’ esistenza di Dio . Per quanto riguarda l’ argomento ontologico anselmiano , esso è un illecito tentativo di ricondurre una “questione di fatto” ( come quella dell’ esistenza, ancorché di Dio ) a una semplice “relazione di idee”. Maggiore attenzione merita l’ argomento che tenta di risalire dall’ ordine e dalla perfezione dell’ universo all’ esistenza di un suo autore, così come dall’ esistenza di una macchina si può risalire a quella del suo costruttore . Qui, infatti si cerca di spiegare una materia di fatto ( un’ esistenza ) ricorrendo all’ unico principio che può giustificarla, la relazione di causa ed effetto. Ma anche questo argomento non è concludente, dal momento che esso si fonda indebitamente sull’ analogia tra cose troppo diverse tra loro: il rapporto tra Dio e il mondo e quello tra il costruttore e la macchina sono due cose troppo distanti tra loro . In nessun modo il mondo può essere paragonato a una macchina, una casa o un’ altra realtà di cui abbiamo molteplici esperienze, e quindi non è possibile ipotizzare una sua causa allo stesso modo in cui da quelle realtà inferiamo legittimamente la natura del loro autore. Inoltre, la connessione causale si fonda sempre sull’ esperienza ripetuta e consolidata dall’ abitudine e non può quindi essere applicata al di fuori dell’ ambito fenomenico. La spiegazione dell’ esperienza religiosa , la quale, come tutte le altre esperienze, è un fatto che non può essere negato , deve quindi essere ricercata ancora una volta sul terreno degli impulsi che fattualmente e storicamente hanno condotto alla sua emergenza. Nella storia naturale della religione l’ atteggiamento religioso è, infatti, ricondotto al sentimento di timore e di speranza che ciascun uomo prova naturalmente di fronte alla forza della natura e al mistero della vita e della morte. Questo sentimento ha condotto prima alla nascita del politeismo, nel quale gli uomini spiegano le forze naturali ricorrendo a parecchie divinità cui attribuiscono i caratteri che riscontrano in se stessi. Solo in un secondo tempo gli uomini sono passati dal politeismo al monoteismo, indotti soprattutto dall’ esigenza di rendere sempre maggiori onori alla divinità che temono e quindi di rappresentarla in maniera sempre più pura e distinta dall’ uomo. Il culmine di questo processo, in cui le argomentazioni filosofiche si confondono con il sentimento di timore e di speranza, è la rappresentazione di un Dio unico, perfetto e infinito, dal momento che al di là dell’ infinito non vi è più nulla di concepibile. Le religioni monoteistiche liberano così l’ uomo dall’ idolatria e dalla superstizione proprie del politeismo ma, a causa dell’ unicità del Dio in cui credono, esse sono anche causa di un’ intolleranza e di un fanatismo che erano sconosciuti alle prime ingenue rappresentazioni della divinità. Hume spiega quindi la religione togliendole ogni fondamento assoluto e riconducendola agli istinti e alle passioni intrinseche alla natura umana. Ciononostante egli non fa alcuna professione di ateismo, né intende ridurre la religione alla superstizione in cui vivono gli ignoranti o all’ inganno perpetrato dai potenti pur di tenere a bada il volgo , come invece sostenevano i filosofi illuministi francesi . Insita nella natura umana stessa, la religione è una manifestazione del modo in cui l’ uomo si rapporta al mondo che conosce e a quello che non conosce , una manifestazione di fondamentale importanza . Ma proprio perché nasce nelle pieghe più oscure dell’ animo umano , essa appare un indovinello, un enigma, un mistero inesplicabile . Di fronte ad essa il saggio filosofo scettico né tenterà impossibili giustificazioni ra (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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