Addio all'Abilitazione scientifica nazionale nel DDL Bernini: l'autocertificazione divide il mondo accademico

Addio all'Abilitazione scientifica nazionale nel DDL Bernini: l'autocertificazione divide il mondo accademico

Il disegno di legge Bernini sostituisce l'Abilitazione scientifica nazionale con un sistema di autocertificazione, sollevando preoccupazioni nel mondo universitario.
Addio all'Abilitazione scientifica nazionale nel DDL Bernini: l'autocertificazione divide il mondo accademico

Il disegno di legge Bernini introduce una svolta radicale nel reclutamento universitario, sostituendo l’Abilitazione scientifica nazionale (Asn) con un sistema di autocertificazione dei requisiti per l’accesso alla prima e seconda fascia dei professori. La scelta del Governo si pone in netto contrasto con le indicazioni espresse dal Consiglio universitario nazionale (Cun) già l’8 maggio 2024, quando in una riunione dedicata al tema si suggeriva di confermare l’Asn come requisito necessario, proponendo però correttivi per garantire alle commissioni una valutazione effettiva di qualità e originalità delle pubblicazioni.

Nonostante siano trascorsi mesi dalla formulazione di quella raccomandazione, i timori nel mondo accademico non si sono attenuati, alimentando un dibattito che attraversa le diverse aree disciplinari e coinvolge tanto i docenti già abilitati quanto le istituzioni rappresentative della comunità scientifica.

La posizione del Cun: abilitazione da mantenere con correttivi qualitativi

Il Consiglio universitario nazionale ha proposto di confermare l’Abilitazione scientifica nazionale come requisito necessario per accedere alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari. Tuttavia, il Cun ha riconosciuto l’esigenza di correggere le distorsioni del sistema attuale.

L’obiettivo è mettere le commissioni nelle condizioni di valutare effettivamente qualità e originalità delle pubblicazioni sottoposte a giudizio, superando un approccio prevalentemente quantitativo. La proposta punta a rafforzare il peso della valutazione qualitativa nel processo di abilitazione, elemento ritenuto centrale per garantire l’eccellenza accademica e la reale capacità scientifica dei candidati nel reclutamento universitario.

La lettera alla ministra: rischi di ritorno al passato e centralità dei concorsi locali

Nell’estate del 2024, alcuni commissari delle aree Cun 10 (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche) e 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche) hanno inviato una lettera alla ministra Anna Maria Bernini per esprimere preoccupazioni concrete sul nuovo sistema.

Il documento sottolinea come sostituire la valutazione centralizzata della qualità scientifica con criteri essenzialmente quantitativi, basati su requisiti autocertificati dai candidati, non rappresenti un progresso ma un ritorno al passato.

I commissari evidenziano che demandare la selezione esclusivamente ai concorsi locali rischia di indebolire il controllo qualitativo del reclutamento universitario. La questione si complica ulteriormente per la sovrapposizione temporale: mentre il Ddl introduce il nuovo sistema, il sesto quadrimestre della tornata Asn 2023-25 è ancora in corso e si concluderà entro il 10 marzo 2026, creando incertezza per chi sta completando l’iter valutativo tradizionale.

Le associazioni disciplinari: apertura all’abbandono dell’Asn ma con paletti

Aidea (Accademia italiana di economia aziendale), Casag (Conferenza delle associazioni scientifiche di area giuridica) e la Consulta delle scienze politiche e sociali hanno espresso un giudizio favorevole all’eliminazione dell’attuale sistema di Abilitazione scientifica nazionale. Tuttavia, le tre sigle hanno posto una condizione precisa: il decreto attuativo che definirà i criteri per l’autocertificazione dovrà essere emanato con il coinvolgimento effettivo della comunità scientifica nel suo complesso, garantendo trasparenza e rappresentatività.

Un altro nodo critico riguarda il meccanismo di sorteggio per la selezione dei commissari esterni nei concorsi. Le associazioni sottolineano come questo aspetto sia cruciale per garantire l’imparzialità delle valutazioni. Resta da verificare se i correttivi introdotti in commissione al Senato saranno sufficienti a superare le resistenze emerse in passato sul tema.

Il rischio esodati: progressioni, esempio di Bari e possibile boom di ricorsi

La transizione dal sistema dell’Asn all’autocertificazione sta generando movimenti di protesta in diversi atenei italiani. Docenti associati già in possesso di abilitazione scientifica nazionale temono di trovarsi penalizzati rispetto a colleghi che accederanno ai concorsi attraverso il nuovo meccanismo.

L’università di Bari rappresenta un caso emblematico: un gruppo di associati abilitati ha avanzato una proposta per tutelare nelle progressioni di carriera chi ha ottenuto l’Asn tramite giudizi motivati da commissioni nazionali, rispetto a chi si limiterà a certificare i requisiti. La preoccupazione è che l’equivalenza formale tra i due percorsi non riconosca il diverso peso valutativo.

Il paradosso evidenziato dai docenti baresi rischia di innescare una nuova ondata di ricorsi, proprio l’effetto che il disegno di legge Bernini intendeva contrastare semplificando il sistema di reclutamento.

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