"Quando Mussolini rischiò di morire": intervista a Paolo Cacace - Studentville

"Quando Mussolini rischiò di morire": intervista a Paolo Cacace

Nel momento più cruciale della sua carriera di aspirante dittatore, al culmine della rivolta dell’Aventino, il Duce ha rischiato di quagliarsela anzitempo. Non ancora per mano dei Partigiani liberatori, ma per colpa di una banale malattia.

Di questo appassionante retroscena della Storia, Paolo Cacace, quirinalista de “Il Messaggero”, discetta nel suo ultimo saggio, “Quando Mussolini rischiò di morire” (Fazi, 272 pagg.) BooksBlog lo ha intervistato.

Davvero Mussolini rischiò di morire d’ulcera?
Eccome. Ebbe un grave collasso nel febbraio del 1925 e fu costretto a una lunga assenza. Nel 1940-42 poi le crisi d’ulcera furono gravissime. Frugoni gli diagnosticò addirittura un sospetto tumore allo stomaco.

Il popolo sapeva?
No. La versione ufficiale fu che era stato colpito da un’influenza. In realtà fu costretto a una lunga degenza e sottoposto a una dieta lattea. Ci fu un consulto di eminenti clinici, tra cui i fratelli Bastianelli e il chirurgo Bellom Pescarolo, che spingevano per un intervento chirurgico.

E Mussolini si fece operare?
No, si oppose e prese tempo perché temeva i contraccolpi del processo per il delitto Matteotti. Altre crisi di ulcera avvennero sul finire del 1925 ed ebbero come testimone l’amante del Duce, Margherita Sarfatti, che ne scrisse riservatamente – come viene rivelato nel libro – al ministro degli Interni, Federzoni.

Uno dei temi del suo libro è il rapporto tra il peggioramento dell’ulcera di Mussolini e l’accelerazione nella svolta autoritaria del fascismo.

Esatto. Basti pensare che la nomina dell’intransigente Farinacci alla carica di Segretario del partito fascista avvenne proprio durante la fase più acuta della malattia del Duce, nel febbraio del 1925. Appena un mese dopo il famoso discorso alla Camera con cui Mussolini assunse la responsabilità morale del delitto Matteotti. Ma anche altre crisi di ulcera si accompagnarono a misure repressive.

Più gli faceva male l’ulcera, più s’incavolava, più toglieva libertà agli italiani.

Be’, così è un po’ semplicistico. Non si può dimenticare che alle leggi “fascistissime” del novembre 1926 si arrivò dopo ben quattro attentati – veri e presunti – ai danni di Mussolini.

Ma poi questa benedetta ulcera guarì?

Mai. Anche se – va detto – ebbe ragione lui a non volersi operare. È noto che Mussolini morì di altro.

Per usare un eufemismo…

Intendo dire che al momento dell’autopsia si trovò solo una lieve traccia dell’ulcera. Merito – si è detto – del medico tedesco che lo assistette nel periodo di Salò, e modificò la famigerata dieta lattea.

Ma, parlando di malattie, non posso non chiederle della presunta sifilide di Mussolini. Una sifilide chiacchieratissima.
È vero, della presunta sifilide del Duce si è parlato a lungo, sia durante che dopo il periodo fascista. A un certo punto, persino lo stesso Mussolini volle vederci chiaro.

Fecero venire il dubbio pure a lui?
Certo, tant’è che chiese un esame “ad hoc” al professor Castellani. Questi eseguì gli accertamenti, ma non trovò nulla che potesse far pansare alla lue.

Si sarà sbagliato come chi gli diagnosticava il cancro? Misteri della storia…

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