Bruno: la morale e il mito di Atteone - Studentville

Bruno: la morale e il mito di Atteone

La morale del filosofo.

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La morale e il mito di Atteone Esaminiamo ora la morale di Bruno , cui gira intorno tutta la sua filosofia : sia la concezione cosmologica ( l’ infinità del mondo ) sia quella metafisica ( l’ unità e il superamento dei dualismi ) sono tutte cose funzionali all’ atteggiamento etico bruniano , che viene ben riassunto in una famosa espressione : l’ eroico furore . Che cosa significa quest’ espressione ? Traduce e reinterpreta la concezione dell’ amore platonico , che era piuttosto diffusa all’ epoca . Il termine ” furore ” va inteso come ” pazzia ” ( pensiamo all’ ” Orlando furioso ” di Ariosto all’ incirca di quegli stessi anni ) e Platone stesso aveva insistito sul fatto che l’ eros fosse una follia , anche se positiva . Se furore vuol dire follia , eroico va letto in un duplice significato : anche qui Bruno riprende un gioco di parole e una falsa etimologia di cui si era già servito Platone : questi aveva notato l’ analogia tra eros ed eroe. Nel mondo greco classico , poi , eroe era non solo l’ uomo valoroso , ma anche la semi-divinità ( gli eroi in fondo erano anche dei semi-dei ) ; Platone nel Simposio insisteva sul fatto che Eros fosse un semi-dio ; eroico vuol quindi dire sia eroico nel senso di valoroso ma anche nel senso di erotico per Bruno . Ma cosa sono gli eroici furori ? Sono la tendenza mistica propria dell’ uomo , che ha compreso certe realtà , all’ omoiosis theo ( assimilazione a Dio ) . In Bruno l’ omoiosis theo assume caratteri differenti rispetto a quelli assunti in Platone nel Teeteto : Bruno riprende dalla tradizione platonica l’ idea dell’ avvicinarsi sempre di più a Dio fino ad ” indiarsi ” , come dice Dante , diventare quasi una sola cosa con Dio ; riprende poi da Platone ( pensiamo alla biga alata , che per muoversi necessita dell’ auriga ma anche del cavallo bianco ) l’ idea che lo strumento di questo ” indiarsi ” sia contemporaneamente un fatto di ragione e di intelligenza da un lato ma anche di volontà e di amore dall’ altro . Quello che é nuovo in Bruno é la concezione di quel Dio a cui l’ uomo é invitato ad assimilarsi ; é ovvio che l’ assimilazione vari a seconda di come si intenda Dio : questo slancio di amore e di intelligenza ( ma anche di libertà , visto che l’ universo é infinito ) naturalmente Bruno lo intendeva in modo diverso da quello in cui potevano intenderlo i cristiani , con la loro concezione di divinità ben diversa da quella bruniana . Da notare che accanto agli ” Eroici furori ” Bruno scrive un’ altra opera , forse meno famosa , intitolata ” Lo spaccio della bestia trionfante ” , dove spaccio sta per ” cacciata ” : la bestia rappresenta il più grande dei vizi che l’ uomo possa avere , l’ accidia ( l’ agire poco , l’ essere inattivi ) : per Bruno quest’ atteggiamento va dissipato . Lo Spaccio della bestia trionfante è costituito da cinque dialoghi che si svolgono tra gli dei convocati da Giove per liberare i cieli dalle bestie che hanno dato il nome alle costellazioni e che simboleggiano le false virtù, vecchi valori da trasvalutare. Giove colloca al primo posto tra le virtù la dea Verità, accanto alla quale sta una dea dal duplice nome: Provvidenza e Prudenza. Provvidenza in quanto propria del divino, Prudenza in quanto umana capacità di concordare e conciliarsi col divino. L’Ocio – l’Ozio e la rassegnazione sono i vizi più gravi, che rendono l’uomo simile ai bruti (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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