Carme 67 - Studentville

Carme 67

Chi

tutte le luci del grande mondo osservò;

chi scoprì il sorgere ed il tramontare delle stelle,
come si oscuri il

fiammante splendore del rapido sole,
come le stelle si ritirino in tempi stabiliti,
come furtivamente un dolce amore

relegandola 5
sotto le rocce latmie richiami Trivia dall’aereo giro:
quello stesso Conone mi

vide in luce celestiale
chioma spendente con chiarezza
dal capo di Berenice, che lei promise a molti
degli dei

tendendo le braccia leggere, 10
nel tempo in cui il re arricchito dal nuovo imeneo
era

giunto per devastare le terre assire,
portando i dolci segni della notturna lotta,
che aveva sostenuto per le spoglie

virginee.
E’ forse Venere in odio alle nuove spose? O forse 25
son vanificate le gioie dei genitori

con false lacrimette
Che copiosamente versano sulle soglie del talamo?
Gli dei mi accompagnino, non gemoni

veramente.
Lo rivelò a me la mia regina con molti lamenti
quando il nuovo marito vedeva crude battaglie. 20

E tu abbandonata non piangesti il letto vuoto,
ma la dolente separazione del caro fratello?
Quanto profondamente

l’affanno divorò le meste viscere!
Come allora a te inquieta, mancati i sensi,
la mente si stacco da tutto il

petto! Ma io certo 25
da una piccola vergine conoscevo il grande animo.
O forse dimenticasti la bella

imppresa, con cui ottenesti
le nozze regali, che non osò un altro più forte?
Ma poi lasciando mesta il marito, quali

parole pronunciasti!
Giove, come spesso conla triste mano agli occhi! 30
Quale potente dio ti cambiò? O

perché gli amanti
non vogliono allontanarsi dal caro corpo?
Ma allora mi promettesti a tutti gli dei
non senza

sangue di toro per il dolce coniuge,
se avessero concesso il ritorno. Egli in un tempo non lungo 35
aveva aggiunto

alle terre d’Egitto l’asia occupata.
Per queste azioni io donata alla schiera celeste
sciolgo con nuovo dono i

voti antichi.
Malvolentieri, regina, mi staccai dal tuo capo,
malvolentieri: lo giuro su te ed il tuo capo,

40
se uno giurerà invano soffra giustamente:
ma chi chiederebbe d’essere uguale al ferro?
Fu pure

sconvolto quel monte, che altissimo tra le terre
la nobile stirpe di Tia sorpassa,
quando i Medi crearono un nuovo

mare, e quando la gioventù 45
barbara con la flotta navigò in mezzo ad Athos.
Cosa faranno i capelli, quando col ferro

taglino tali realtà?
Giove, che tutta la razza dei Calibi muoia,
e chi dall’inizio insistette a cercare sotto

terra
le vene e stringere la durezza del ferro! 50
Le chiome sorelle staccate poco prima

piangevano
i mei destini, quando il cavalo alato di Arsinoe di Locride
con il fratello di Memnone etiope spingendo

l’aria
con le ali ondeggianti si mostrò,
egli alzandomi vola via per l’ombre eteree

55
e mi adagia nel casto grembo di Venere.
La stessa Zefirite, greca abitante nei lidi di Canopo,
aveva inviato

là il suo messo.
Qui perché soltanto la corona d’oro delle tempia
d’Arianna non fosse fissa nella varia luce

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del cielo divino, ma noi pure splendessimo,
spoglie consacrate del capo biondo,
la dea

pose me nuova stella tra le antiche, mentre
uscivo umidetta dal flutto presso i templi degli dei.
E toccando le luci

della Vergine e del crudele 65
Leone, unita alla licaonia Callisto,
mi volgo al tramonto, guida

davanti al lento Boote,
che a stento tardi s’mmerge nel profondo Oceano.
Ma benchè di notte mi incalzino le orme

degli dei,
la luce poi mi restituisce alla bianca Teti 70
(con tua pace ora sia lecito

parlare, vergine ramnusia,

io infatti non coprirò il vero per nessun timore,
né se anche le stelle mi dilaniassero

con parole ostili,
anzi svelerò veramente i segreti del cuore),
non m’allieto tanto di queste cose, quanto mi

torturo 75
di essere io sempre lontana, lontana dal capo della padrona,
e con esso io, mentre era vergine inesperta

di tutti
gli unguenti, insieme ne bevvi molte migliaia.
Ora voi, che la fiaccola unì della luce desiderata,

non concedete i corpi ai coniugi innamorati 80
denudando, buttata via la veste, le mammelle,
prima che

l’onice libi piacevoli doni per me,
il vostro onice, che onorate i diritti con casto letto.
Ma quella che si è

data all’impuro adulterio,
ah, la vana polvere beva i suoi doni malvagi: 85
io non richiedo nessun

premio agli indegni.
Ma sempre più, spose, la concordia, sempre
l’amore continuo abiti le vostre case.
Tu poi,

regina, quando guardando le stelle
placherai la divina Venere con luci festose, 90
non permettere che io,

priva di unguento, sia tua,
ma colmami piuttosto di ricche offerte.
Oh cadessero le stelle! Diventerò chioma

regale,
Orione risplendesse vicino ad Acquario

  • Latino
  • Carmina di Gaio Valerio Catullo
  • Catullo

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