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Uomo e natura Il mondo dell’esperienza costituisce una realtà unitaria nella quale non ci sono elementi isolati, ma un unico complesso di interrelazioni. Questo vale ovviamente anche per il processo di indagine che abbiamo descritto sopra. L’individuo che conduce l’indagine non è una realtà esterna alla situazione in cui opera e che intende modificare. Non c’è un soggetto della conoscenza autonomo e contrapposto ad un oggetto. Soggetto e oggetto sono funzioni che emergono nel corso stesso dell’indagine. Il soggetto non è che un organismo che “diventa un soggetto conoscente in virtù del suo impegno in operazioni di ricerca controllata”. Analogamente l’ oggetto è quella parte dell’esperienza che il soggetto considera come un insieme di elementi permanentemente definiti come realtà già costituite che esistono indipendentemente dall’attività conoscitiva o pratica del soggetto stesso. Naturalmente le funzioni del soggetto e dell’oggetto sono strettamente interdipendenti: l’una esiste solo in quanto esiste l’altra. Per indicare questa relazione, Dewey usa negli ultimi scritti il termine transazione mutato dal mondo dell’economia e degli affari. Qui la transazione indica il rapporto che viene a instaurarsi tra un compratore e un venditore che non esistono però l’uno indipendentemente dall’altro:il compratore è tale perché esiste un venditore e viceversa. Nello stesso modo, un organismo si costituisce come soggetto solo in quanto definisce come oggetto una determinata porzione di esperienza e viceversa. Ispirata alla stessa esigenza monastica è la concezione deweiana del rapporto mente-corpo . Contro ogni interpretazione dualistica di questa relazione Dewey precisa che l’uomo è un’unita psico-fisica. La mente non può esistere indipendentemente dalle condizioni organiche del corpo, così come questo a sua volta non può sussistere se non in dipendenza dalle condizioni ambientali. Noi non abbiamo espressioni linguistiche adeguate per esprimere tale unità psico-fisica, osserva Dewey, per cui dobbiamo ricorrere all’espressione composta “mente-corpo”. Ma le due parole che la compongono non indicano due realtà diverse, bensì ancora una volta, due aspetti o funzioni dello stesso organismo. L’elemento “corpo” esprime l’accumularsi e il persistere di determinati effetti dell’ambiente sull’organismo; mentre, la componente “mente” si riferisce alla capacità di quest’ultimo di aggiungere elementi differenziali, di elaborare risposte che conducano a un’ulteriore modificazione dell’ambiente. Considerazioni affini a quelle fatte per le nozioni di soggetto e di mente valgono anche per il concetto di coscienza . Tanto il pensiero idealistico, quanto quello realistico si erano fondati su una nozione di coscienza intesa come una realtà sussistente di per sé e indipendente dal proprio contenuto, sia che quest’ultimo venisse a sua volta considerato indipendente dalla coscienza(realismo), sia che venisse invece risolto in essa(idealismo).Viceversa, per Dewey, la coscienza è il momento in cui l’esperienza rivela la sua dimensione problematica, preludendo così all’innesco del prodotto conoscitivo. Tutte le azioni compiute durante la giornata fanno parte della mia esperienza, ma soltanto in un certo numero di casi l’esperienza si traduce in coscienza, perché si fa sentire l’esigenza di una sua correzione o trasformazione. Un uomo che cammina per la strada è soltanto un organismo che interagisce con l’ambiente, ma se la strada è piena di pozzanghere, quell’uomo che ora guarda dove mette i piedi, è un organismo che ha sviluppato in sé la funzione della coscienza. La coscienza non è quindi, una condizione ontologica assoluta, ma soltanto una funzione relativa a una particolare condizione transitoria. Altrettanto relativa è la nozione deweiana di io . Anche qui viene completamente messa da parte la concezione di un io sostanziale e permanente, sede ontologica o psichica della specifica individualità del soggetto. Nella stragrande maggioranza dei casi l’organismo (segue nel file da scaricare)
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