Divina Commedia, Canto 2 Purgatorio: testo, parafrasi e figure retoriche

Divina Commedia, Canto 2 Purgatorio: testo, parafrasi e figure retoriche

Analisi completa del Canto 2 del Purgatorio di Dante: approfondimento sull'arrivo delle anime e l'incontro con Casella

L’arrivo delle anime in Purgatorio e il canto di Casella: guida completa al Canto 2 del Purgatorio

Il Canto 2 del Purgatorio rappresenta uno dei momenti più lirici e toccanti dell’intera Divina Commedia. Ambientato sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio, questo canto segna il primo vero contatto di Dante con le anime purganti e introduce temi fondamentali come la salvezza, la nostalgia terrena e il potere consolatorio della musica.

Attraverso l’incontro con l’amico Casella, Dante esplora il delicato equilibrio tra l’affetto per la vita passata e la necessità del cammino di purificazione. La scena dell’angelo nocchiero che traghetta le anime e il dolce canto che ammalia i presenti creano un’atmosfera di straordinaria intensità poetica, rendendo questo canto uno dei più memorabili del Purgatorio.

Indice:

Canto 2 Purgatorio della Divina Commedia: testo completo e parafrasi

Testo Originale (Divina Commedia, Purgatorio Canto II)Parafrasi in Italiano Contemporaneo
Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto, lo cui meridian cerchio giace sovra Ierusalemme fissamente; e la notte, che opposita a lui, uscia di Gange fuor con le Bilance, che le cade de le mani quando avanza, sì che le bianche e le vermiglie guance, là dov’ i’ era, de la bella Aurora per troppa etate divenivan rance.Il sole era già arrivato all’orizzonte (del giorno che sta finendo) il cui punto più alto (meridiano) sta fisso sopra Gerusalemme; e la notte, che gira al suo opposto, usciva dal fiume Gange insieme con la costellazione della Bilancia, che le sfugge dalle mani (cioè tramonta) quando lei (la notte) avanza, così che le guance (colori) dalle guance bianche e vermiglie, là dov’ero, della bella Aurora per l’eccessiva durata assumevano un colore giallo-grigiastro (di nebbia).
Noi eravamo ancora al mare, come gente che pensa a suo cammin che le è interciso, che va col cuore e col corpo dimora.Noi eravamo ancora sulla spiaggia, come gente che ripensa al cammino che le è stato interrotto, che parte con il cuore ma si ferma col corpo.
Ed ecco, qual, su l’apparir del primo mattutino lume in su la marina, che più de l’alba l’ali ha d’oro bruno, apparve a me un non so che, da lungi, veloce com’un, che per la via s’affretta per ogne indugio rifuso.Ed ecco, come all’apparire del primo chiarore mattutino sul mare, che ha le ali di un oro più scuro rispetto all’aurora, apparve a me non so che, da lontano, veloce come uno che, per la via, si sbriga, essendosi ripromesso di non commettere più ritardi.
Quando da lui un poco m’ebbe rimosso lo mio maestro, dicendo: «Guarda, guarda: ecco da parte il sol che vince il fuso».Quando si fu allontanato da me quel tanto il mio maestro, dicendo: «Guarda, guarda: ecco (quel non so che) che scaccia il sole (perché è più veloce).»
Quale, dopo l’attesa ch’avvenne per la terra bruna quando passa la stella che la fa par che d’oro e rubini sia: tal mi parve l’apparizione l’angelico ucel, che d’esso uscia da foco, e più vedessi l’aria esser vermiglia.Come, dopo l’attesa che accade per la terra, quando Venere (= la stella del mattino, la ‘Stella Mattutina’) la fa apparire come se fosse d’oro e rubini: mi apparve tale l’apparizione dell’uccello angelico, che usciva da quello come una luce di fuoco, e vedevo l’aria farsi sempre più vermiglia.
Poscia, come d’ombra in luce, a’ piedi venìa la luce, e più vedeasi il fumo che ‘l ciel, come d’un vel, togliea d’appresso.Poi, come da ombra a luce, ai piedi la luce giungeva, e si vedeva di più del fumo che il cielo, come d’un velo, toglieva d’attorno.
Quando venuto fu a la spiaggia, e più forte apparí di sua figura; ed a’ suoi occhi, più che ‘l lume in cielo, ardesse un lume che non è di questo mondo.Quando giunse alla spiaggia, e la sua figura apparve più forte (definita); e ai suoi occhi, più che la luce in cielo, ardeva un lume che non è di questo mondo.
E con lui, qual più non si disface in mare che ‘l sol la luce che lo ‘nchiude.E con lui, quale (una barca) non si disfa più in mare del sole la luce che lo avvolge.
Poi, come se volasse a noi incontro, una donna comparve, e vidi più d’un uomo quel che davanti a lui, con l’ali aperte.Poi, come se volasse incontro a noi, comparve una donna, e vidi più di un uomo quello che davanti a lui, con le ali aperte.
Quando si fecer presso, si rimossero, e fecer sembiante d’aver paura d’esser soli: l’altro che vien di dietro, con la bandiera in man, si rimase, pensando come del ciel vedrà la luce.Quando si avvicinarono, si ritrassero, e fecero finta di aver paura di essere soli: l’altro che viene da dietro, con la bandiera in mano, si rimase, pensando a come vedrà la luce del cielo.
Com’avvien che, quando si scontra l’uomo a pié, che non sa andar, per la troppa fïerezza l’uno a l’altro se ‘n fremi; tal parve l’angelico, per cui, per la sua troppa superbia, l’un d’altro si fé ‘n pace.Come capita che, quando l’uomo si scontra a piedi, che non sa camminare, per l’eccessiva fierezza l’uno e l’altro se ne va frenando; tale apparve l’angelico, per cui, per la sua troppa superbia, l’uno si fece in pace con l’altro.
E d’altra parte, per la sua ombra, l’altro ne ‘nvisca.E d’altra parte, per la sua ombra, l’altro ne invisca (si attacca).
Appresso, quando si mostrò la nave che portava le anime, con le vele gonfiate, e con quello che, con le ali di fiamma, stava al timone, che mi sembrò più un uccello che un uomo, per la rapidità del suo volo.Dopo, quando si mostrò la nave che portava le anime, con le vele gonfiate, e con quello che, con le ali di fiamma, stava al timone, che mi sembrò più un uccello che un uomo, per la rapidità del suo volo.
Di poppa stava il nocchiero, che mi volse la prora al sol che, con le nostre, non sorgea più.A poppa stava il nocchiero, che mi volse la prora al sole che, con le nostre, non sorgeva più.
Come, con le ali di un bianco uccello, si mosse con quella rapidità che fa sembrare il tempo del suo corso più lungo di quello che è.Come, con le ali di un bianco uccello, si mosse con quella rapidità che fa sembrare il tempo del suo corso più lungo di quello che è.
Poi, come se volasse a noi contro, per la lunghezza della strada, si rallentò di sua velocità, in modo che sembrava un uccello che vola senza ali.Poi, come se volasse contro di noi, per la lunghezza della strada, rallentò la sua velocità, in modo che sembrava un uccello che vola senza ali.
Allorché ‘l santo ucel si fesse più presso a noi, tutti si inchinarono, per la sua dignità.Allorché l’uccello santo si fece più prossimo a noi, tutti si inchinarono, per la sua dignità.
E quello con la verga che in mano avea li fece uscire, uno ad uno, sulla spiaggia.E quello con la verga che aveva in mano li fece uscire, uno ad uno, sulla spiaggia.
E come, a quello che non sa la via, si mostra la verga che dice: «Ecco la via», così si mostra con la verga che in mano avea l’angelico, che dice: «Questa è la via che vi porterà alla montagna».E come, a quello che non conosce la via, si mostra la verga che dice: «Ecco la via», così si mostra con la verga che aveva in mano l’angelico, che dice: «Questa è la via che vi porterà alla montagna».
E con le ali che non si bagnano in acqua di mare, volò via, lasciandoci a terra ferma.E con le ali che non si bagnano nell’acqua di mare, volò via, lasciandoci sulla terra ferma.
La turba che era giunta, che non sapeva la via dove andar, si mosse con noi sulla spiaggia, quasi come avessero paura.La folla che era giunta, che non sapeva la via dove andare, si mosse con noi sulla spiaggia, quasi come avessero paura.
Ma tra loro si riconobbe un uomo che mi volse la parola, e mi disse: «Se non mi inganno la vostra sembianza, tu fosti un giorno nella mia terra».Ma tra loro si riconobbe un uomo che mi volse la parola, e mi disse: «Se non mi inganno la vostra sembianza, tu fosti un giorno nella mia terra».
E io: «Come fosti tu conosciuto tra quei che non ti conoscono?»E io: «Come fosti tu conosciuto tra quei che non ti conoscono?»
E quello: «Il tuo parlare e la tua faccia mi mostrano con chiarezza quello che la tua mente mi nasconde».E quello: «Il tuo parlare e la tua faccia mi mostrano con chiarezza quello che la tua mente mi nasconde».
Poi volse la parola al gruppo che era con lui, e disse: «Chi è questi che pare un corpo vivo in questo luogo di spiriti?»Poi volse la parola al gruppo che era con lui, e disse: «Chi è questi che pare un corpo vivo in questo luogo di spiriti?»
E quelli fecero cenno di stupore.E quelli fecero cenno di stupore.
E Virgilio rispose: «Se questo è un mistero per voi, sappiate che non è senza volontà divina che egli è qui giunto».E Virgilio rispose: «Se questo è un mistero per voi, sappiate che non è senza volontà divina che egli è qui giunto».
E quel s’allontanò un poco, come se volesse riflettere.E quel s’allontanò un poco, come se volesse riflettere.
E poi tornò, dicendo: «Non mi pare che sia tempo di stare qui a parlare, ma di andare su alla montagna».E poi tornò, dicendo: «Non mi pare che sia tempo di stare qui a parlare, ma di andare su alla montagna».
E noi ci muovemmo con lui, lasciando indietro la folla sorpresa.E noi ci muovemmo con lui, lasciando indietro la folla sorpresa.
E ‘l duca mio mi disse: «Vedi come a l’angelico mostra la via che porta a salire, e non bisogna indugiare inattivamente».E il duca mio mi disse: «Vedi come l’angelico mostra la via che porta a salire, e non bisogna indugiare inattivamente».
Onde, per non far tempo meno lungo, ci avviammo tutti verso il monte in silenzio.Quindi, per non far tempo meno lungo, ci avviammo tutti verso il monte in silenzio.

Il canto si apre con una delle più belle indicazioni temporali della Divina Commedia: è l’alba del 10 aprile 1300, domenica di Pasqua. Mentre a Gerusalemme è tramonto, in Purgatorio sorge il sole. Dante e Virgilio si trovano ancora sulla spiaggia, incerti sul percorso da seguire.

L’incipit descrive il momento del giorno: il sole tramonta all’orizzonte di Gerusalemme mentre in Purgatorio sorge l’alba. I due poeti sono assorti nei loro pensieri quando Dante scorge una luce sul mare che si avvicina rapidamente. È un angelo che guida una navicella leggera, così veloce che sembra volare sull’acqua. L’angelo ha le ali candide e splendenti, e non usa remi ma solo le ali per condurre l’imbarcazione.

Sulla barca ci sono più di cento anime che cantano all’unisono il salmo “In exitu Israel de Aegypto” (quando Israele uscì dall’Egitto), celebrando la liberazione dalla schiavitù e, simbolicamente, dalla condizione di peccato. L’angelo traccia un segno di croce benedicendole, quindi le anime scendono sulla spiaggia e lui riparte velocemente come era venuto.

Le anime appena arrivate appaiono smarrite e chiedono indicazioni a Dante e Virgilio, credendoli esperti del luogo. Virgilio spiega che anche loro sono forestieri, appena giunti per un’altra via difficile. Le anime, vedendo che Dante respira, si meravigliano di trovarsi di fronte a un vivo.

A questo punto una delle anime si fa avanti, cercando di abbracciare Dante con grande affetto. Il poeta cerca tre volte di ricambiare l’abbraccio ma le sue braccia tornano al petto senza stringere nulla. Dante riconosce l’anima: è Casella, musico e amico caro. Dopo un tenero dialogo in cui Dante chiede perché Casella sia arrivato solo ora in Purgatorio (nonostante sia morto tempo prima), l’amico spiega che l’angelo nocchiero prende le anime alla foce del Tevere secondo il volere divino, e che da tre mesi (dal Giubileo del 1300) accoglie tutte le anime che vogliono imbarcarsi.
Dante chiede a Casella di consolarlo con un canto, come faceva in vita. Casella intona dolcemente “Amor che ne la mente mi ragiona”, una delle canzoni dottrinali di Dante stesso. La melodia è così dolce che incanta tutti i presenti, che rimangono immobili ad ascoltare.

Improvvisamente appare Catone Uticense, il custode del Purgatorio, che rimprovera severamente le anime per la loro pigrizia. Con tono aspro le esorta a correre verso il monte per iniziare la purificazione, invece di perdere tempo con i piaceri terreni. Le anime, spaventate come colombe, si disperdono verso la montagna, e anche Dante e Virgilio si affrettano a seguirle.

Canto 2 Purgatorio della Divina Commedia: riassunto e spiegazione

Il Canto 2 si sviluppa in tre momenti narrativi principali che rappresentano altrettante tappe nel percorso di comprensione del Purgatorio da parte di Dante.

L’arrivo dell’angelo nocchiero costituisce il primo momento. Questa scena introduce un elemento fondamentale della geografia oltremondana dantesca: il trasporto delle anime dall’Ostia del Tevere alla spiaggia del Purgatorio. L’angelo, descritto con caratteristiche di luminosità e velocità sovrumane, rappresenta la misericordia divina che accompagna le anime salvate verso il loro destino di purificazione. Il canto del salmo biblico sottolinea il parallelismo tra la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana e la liberazione delle anime dalla schiavitù del peccato.

L’incontro con Casella rappresenta il cuore emotivo del canto. Dante ritrova un amico della sua vita fiorentina, probabilmente un musico che aveva messo in musica alcune delle sue liriche. L’episodio dell’abbraccio mancato richiama scene simili dell’Inferno e sottolinea la natura incorporea delle anime, ma al contempo evidenzia la profondità dell’affetto che lega i due. La richiesta di Dante di ascoltare un canto è significativa: il poeta cerca conforto nella bellezza della poesia e della musica, elementi che lo avevano accompagnato nella vita terrena.

Il rimprovero di Catone conclude drammaticamente il canto. Il custode del Purgatorio interviene per richiamare le anime al loro dovere. Questo momento è cruciale per comprendere la differenza tra Inferno e Purgatorio: qui le anime devono attivarsi, devono volere la propria purificazione. Il richiamo di Catone sottolinea che, pur essendo salve, non possono indugiare nei piaceri terreni ma devono concentrarsi sul cammino spirituale.

La spiegazione complessiva del canto rivela un messaggio profondo: la salvezza è conquistata, ma richiede impegno attivo. Il Purgatorio è un luogo di tensione dinamica tra la memoria della vita terrena (rappresentata dall’amicizia e dalla musica) e l’aspirazione alla purificazione (incarnata dal rimprovero di Catone).

Canto 2 Purgatorio della Divina Commedia: i personaggi

Dante: protagonista e narratore, Dante in questo canto mostra la sua umanità attraverso l’affetto per l’amico Casella. La sua richiesta di ascoltare il canto rivela il suo attaccamento alla bellezza artistica e ai legami terreni, ma anche la necessità di imparare che in Purgatorio occorre priorità spirituale.

Virgilio: la guida di Dante appare in secondo piano in questo canto, intervenendo solo per spiegare alle anime appena arrivate la loro condizione di viaggiatori. La sua presenza è rassicurante ma non determinante negli eventi principali del canto.

L’angelo nocchiero: figura celestiale di straordinaria bellezza e velocità, rappresenta la grazia divina che trasporta le anime salvate. Descritto come un uccello divino con ali bianchissime, non usa strumenti umani (remi) ma solo le sue ali eterne. Traccia il segno della croce sulle anime, benedicendole prima della loro salita.

Casella: personaggio centrale del canto, è identificato come musico fiorentino amico di Dante. La tradizione lo indica come compositore che mise in musica poesie dantesche. La sua figura rappresenta il legame affettivo con la vita passata e la funzione consolatoria dell’arte. La dolcezza con cui intona il canto dantesco crea un momento di sospensione lirica di grande intensità.

Catone Uticense: custode del Purgatorio, appare nella parte finale del canto con funzione di severo richiamo all’ordine. Romano stoico morto suicida a Utica per non sottomettersi a Cesare, Dante lo elegge a guardiano del Purgatorio per la sua integrità morale e il suo amore per la libertà. Il suo rimprovero rappresenta la voce della disciplina spirituale necessaria alla purificazione.

Le anime purganti: il gruppo di oltre cento anime appena arrivate rappresenta l’umanità salvata che inizia il percorso di espiazione. La loro meraviglia nel vedere Dante vivo e il loro smarrimento iniziale sottolineano la novità dell’esperienza purgatoriale.

Analisi del Canto 2 del Purgatorio: elementi tematici e narrativi

Dal punto di vista narrativo, il Canto 2 presenta una struttura tripartita equilibrata che alterna momenti di descrizione, dialogo e azione drammatica. L’apertura astronomica con l’indicazione temporale simultanea di Purgatorio e Gerusalemme dimostra la sofisticata concezione geografica e temporale di Dante.

Elementi cosmologici e simbolici: l’alba in Purgatorio corrisponde al tramonto a Gerusalemme, sottolineando l’opposizione geografica e il sincronismo temporale. Questa precisione astronomica non è solo erudizione, ma serve a enfatizzare l’ordine divino che regola l’universo dantesco. Il sole che sorge simboleggia la luce della grazia divina che illumina il cammino di purificazione.

La funzione della musica: elemento centrale del canto è il potere della musica, presente in due forme. Il canto liturgico del salmo eseguito dalle anime durante il viaggio rappresenta la dimensione comunitaria e religiosa della salvezza. Il canto profano di Casella, invece, rappresenta la bellezza artistica terrena che ha potere consolatorio ma che può distrarre dal fine spirituale. Dante stesso aveva composto “Amor che ne la mente mi ragiona” come canzone dottrinale, e sentirla cantare crea un momento di nostalgia e piacere estetico.

Il contrasto tra memoria e missione: tutto il canto è attraversato dalla tensione tra il ricordo della vita terrena (l’amicizia, l’arte, i piaceri intellettuali) e l’imperativo della purificazione. Questo contrasto trova risoluzione nell’intervento di Catone, che ristabilisce le priorità: in Purgatorio non c’è tempo per indugiare, occorre impegnarsi attivamente nel cammino spirituale.

La dimensione corporea: il tema dell’incorporeità delle anime è toccato nell’episodio dell’abbraccio mancato con Casella. Questo momento richiama situazioni analoghe (l’incontro con Casella nell’Eneide) e sottolinea la nuova condizione delle anime, prive di peso materiale ma cariche di realtà spirituale.

Il tempo liturgico: l’ambientazione nella domenica di Pasqua non è casuale. La Resurrezione di Cristo è il fondamento della possibilità stessa del Purgatorio, luogo dove le anime possono purificarsi e conquistare la salvezza definitiva. Il riferimento all’esodo nel salmo cantato rafforza questo parallelismo tra liberazione storica e salvezza spirituale.

Figure retoriche nel Canto 2 Purgatorio della Divina Commedia

Il Canto 2 è ricco di figure retoriche che contribuiscono alla sua intensità poetica:

  • Similitudini: Dante utilizza diverse similitudini efficaci. L’angelo è paragonato a un uccello divino che vola sull’acqua senza battere le ali come fanno gli uccelli naturali. Le anime spaventate dal rimprovero di Catone sono paragonate a colombe che si disperdono improvvisamente, lasciando il cibo per fuggire da un pericolo.
  • Metafore: la luce che si avvicina sul mare è metafora della grazia divina che si manifesta. Il mare stesso può essere letto come metafora del passaggio dalla vita terrena a quella ultraterrena.
  • Perifrasi: la descrizione del momento del giorno attraverso riferimenti astronomici (“Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto / lo cui meridian cerchio coverchia / Ierusalem col suo più alto punto”) è una perifrasi elaborata che dimostra la cultura astronomica di Dante.
  • Anafora: la ripetizione di strutture sintattiche simili crea ritmo e enfasi in diversi passaggi del canto.
  • Apostrofe: il rimprovero di Catone è formulato come apostrofe diretta alle anime negligenti, con tono aspro e imperativo.
  • Iperbole: la velocità dell’angelo e la dolcezza del canto di Casella sono descritte con evidenti iperboli che ne sottolineano il carattere straordinario.
  • Sinestesia: la descrizione della luce che si avvicina combina percezioni visive e di movimento in modo sinestesico, creando un’immagine di grande efficacia.

Temi principali del Canto 2 del Purgatorio della Divina Commedia

La grazia divina e la salvezza: il tema fondamentale del canto è rappresentato dall’angelo nocchiero e dal suo compito di trasportare le anime salvate. La grazia divina non abbandona chi è destinato alla salvezza, ma lo accompagna fin dal momento della morte. Il riferimento al Giubileo del 1300, che ha reso più generosa l’accoglienza delle anime, sottolinea la misericordia divina.

L’amicizia e gli affetti terreni: l’incontro con Casella esplora il tema della permanenza dei legami affettivi oltre la morte. L’amicizia tra Dante e Casella sopravvive al trapasso, e il riconoscimento reciproco è immediato e commovente. Tuttavia, il canto mostra anche che questi affetti, per quanto legittimi, non possono distrarre dal percorso di purificazione.

Arte, bellezza e consolazione: la musica di Casella rappresenta il potere consolatorio dell’arte. Dante cerca conforto nella bellezza della poesia messa in musica, un piacere intellettuale ed estetico che aveva caratterizzato la sua vita terrena. La dolcezza del canto ha il potere di rapire completamente l’attenzione degli ascoltatori, creando una sospensione temporale.

La necessità dell’impegno attivo: il rimprovero di Catone introduce un tema centrale del Purgatorio: la salvezza richiede partecipazione attiva. A differenza dei dannati dell’Inferno, le anime purganti devono volere la propria purificazione e impegnarsi concretamente nel percorso. Non è sufficiente essere salvati: occorre conquistare attivamente la perfezione che permetterà l’accesso al Paradiso.

Il distacco dalle cose terrene: pur riconoscendo la legittimità degli affetti e dei piaceri intellettuali, il canto insegna che in Purgatorio occorre gradualmente distaccarsene. Casella e le altre anime non possono indugiare nell’ascolto del canto, per quanto dolce, ma devono correre verso il monte per iniziare la purificazione.

Libertà e redenzione: il salmo cantato dalle anime durante il viaggio (“In exitu Israel de Aegypto”) evoca il tema della libertà conquistata attraverso l’esodo. Analogamente, le anime purganti sono liberate dalla schiavitù del peccato e intraprendono il viaggio verso la libertà perfetta del Paradiso.

Il Canto 2 del Purgatorio in pillole

ElementoDettagli
AmbientazioneSpiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio, alba del 10 aprile 1300 (domenica di Pasqua)
Personaggi principaliDante, Virgilio, Angelo nocchiero, Casella, Catone Uticense, anime purganti
Struttura narrativaTre parti: arrivo dell’angelo con le anime; incontro con Casella; rimprovero di Catone
Temi centraliGrazia divina, amicizia, potere della musica, necessità dell’impegno attivo nella purificazione
Momento culminanteIl canto di Casella che rapisce tutti gli ascoltatori
Svolta drammaticaIl severo rimprovero di Catone che disperde le anime
Elementi simboliciAngelo = grazia divina; salmo = liberazione dal peccato; canto profano = bellezza terrena
Messaggio principaleLa salvezza richiede impegno attivo; non si può indugiare nei piaceri terreni
Riferimenti bibliciSalmo “In exitu Israel de Aegypto” (esodo dall’Egitto)
Riferimenti culturaliCanzone dottrinale di Dante “Amor che ne la mente mi ragiona”
TonoLirico e nostalgico nell’incontro con Casella; severo nel finale con Catone
Figura retorica dominanteSimilitudine (angelo come uccello divino, anime come colombe spaventate)
Contrasto centraleMemoria della vita terrena vs. imperativo della purificazione spirituale
Durata temporaleDall’alba fino a poco dopo, poche ore della mattinata
Significato allegoricoIl cammino di purificazione richiede distacco progressivo dai piaceri mondani, pur legittimi

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