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Hegel: La filosofia dello spirito soggettivo

Le idee in Hegel.

Dopo essersi estraniata dalla natura, l’Idea può portare a compimento il circolo dialettico ritornando in se stessa arricchita dall’esperienza della negazione. Al temine di questo processo, infatti, l’Idea non ò più soltanto in sè, mero pensiero primo di oggettivazione, ma in sè e per sè: “pensiero puro” e “natura” sono ormai congiunti in una concreta realtà , nella qualche le categorie del pensiero astratto sono dispiegate nelle loro determinazioni oggettive. L’Idea che ha questa consapevolezza di sè, come “in sè e per sè”, ò lo spirito. La filosofia dello spirito rappresenta quindi la terza ed ultima parte del sistema hegeliano e viene illustrata nella corrispondente sezione dell’ Enciclopedia delle scienze filosofiche. Essa si articola, come di consueto, in tre momenti dialettici. Il primo ò lo spirito soggettivo, il quale rappresenta la consapevolezza che lo spirito ha di sè in quanto singolo individuo umano e giunge al culmine con la presa di coscienza della sostanziale liberà  dell’uomo. Il secondo ò lo spirito oggettivo, in cui qualche la liberà  umana ( termine del processo dello spirito soggettivo) si realizza, o, appunto, si “oggettiva” nella comunità  sociale e delle istituzioni. Il terzo momento ò lo spirito assoluto, nel quale lo spirito acquista consapevolezza di sè come Assoluto, ossia come totalità  della realtà  razionale. Anche lo spirito soggettivo si divide in tre momenti interni. La sua prima determinazione ò quella dell’ anima, concepita come il principio vitale che ò alla base dello sviluppo biologico dell’uomo. In questa fase lo spirito ò ancora uno spirito naturale, dal momento che le sue manifestazioni sono ancora strettamente legate con la base naturale da cui prorompono. Però Hegel ordina tali manifestazioni in una scala progressiva che va dalle determinazioni in cui ò più forte il condizionamento della natura a quelle in cui comincia a manifestarsi l’indipendenza dell’individuo da essa. L’ antropologia, che ò la scienza dell’anima così concepita, si occuperà  quindi dapprima delle manifestazioni vitali che l’uomo ha in comune con l’intero universo o con il pianeta terra, poi dei ritmi naturali della vita dell’uomo (crescita, riproduzione sessuale, rapporto sonno-veglia come indizio dell’emergere della coscienza), poi ancora delle condizioni della vita sensitiva, per giungere, tra le ultime determinazioni, all’analisi dell’abitudine, quella “seconda natura” tramite cui l’uomo comincia a dominare la sua corporeità  attraverso gli stessi meccanismi corporei, in una stretta unione di libertà  e necessità . L’anima non ò quindi intesa da Hegel come principio spirituale da opporsi alla materialità  corporea, bensì come un principio vitale in cui natura e spirito, materia e pensiero sono ancora strettamente congiunti (di qui l’assurdità  della questione se l’anima sia materiale o immateriale) anche se, in seguito alla sua evoluzione interna, essa giunge, nei suoi gradi più elevati, alle prime concrete manifestazioni di libertà  spirituale. Il secondo momento dello spirito soggettivo ò la coscienza, nella quale il processo di realizzazione della libertà  individuale si estrinseca non più nella liberazione della natura, ma nella progressiva consapevolezza dell’unità  tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto. In questa sezione Hegel riprende dunque le tesi sostenute nelle prime parti della Fenomenologia dello spirito. La fenomenologia ò infatti la scienza che si occupa della coscienza, e le articolazioni interne a quest’ultima sono la coscienza propriamente detta, l’autocoscienza e la ragione. Vengono invece tralasciate le ultime due determinazioni studiate nell’opera del 1807 – lo spirito (che in quell’opera significava “spirito oggettivo”) e il sapere assoluto (che equivaleva a “spirito assoluto”) – le quali saranno trattate nelle successive sezioni dell’Enciclopedia. Il processo fenomenologico descritto nella Fenomenologia dello spirito viene quindi ridimensionato nell’Enciclopedia, apparendo non più come l’introduzione generale alla filosofia, bensì come una parte specifica (e debitamente amputata) del sistema. Questo può voler dire che nella definizione sistematica della realtà  assoluta, nella qualche ciascun momento particolare riceve la sua giusta collocazione rispetto al tutto, anche la vicenda della coscienza, che ò un punto di vista particolare finchè non arriva alla consapevolezza della propria identità  con lo spirito, deve occupare soltanto un luogo specificatamente determinato. Ma la tensione tra le due descrizioni del processo fenomenologico lascia comunque aperti numerosi problemi interpretativi. La terza manifestazione dello spirito soggettivo ò lo spirito propriamente detto, che indica qui ancora la coscienza individuale, giunta però alla consapevolezza dell’identità  tre sè e il proprio oggetto. La scienza che studia le tre determinazioni dello spirito così definito ò la psicologia. In primis, lo spirito appare come spirito teoretico, nel quale si sottolinea il momento della conoscenza (e quindi l’azione dell’oggetto sul soggetto). In secondo luogo, esso si manifesta come spirito pratico, nel qualche prevale il momento della volontà  (e quindi l’azione del soggetto sull’oggetto). Operando la sintesi di questi due momenti, che sono dialetticamente correlati, lo spirito si conosce infine come volontà  libera. Ma quest’ultima, ormai pienamente consapevole, tende necessariamente a realizzarsi nel mondo esterno a sè, cioò ad oggettivarsi: il che comporta il passaggio dallo spirito soggettivo a quello oggettivo, ossia dalla sfera dell’interiorità  soggettiva al mondo oggettivo della società  e delle istituzioni.

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