Il terzo momento dell’eticità ò lo Stato. Esso viene definito da Hegel ” la realtà dell’idea etica “, ovvero la piena realizzazione dell’eticità . Lo Stato infatti ò per Hegel la più elementare manifestazione della ragione assoluta, colta nell’elemento immediato dell’esistenza di un popolo e delle sue istituzioni. Lo sviluppo dialettico dello Stato di articola in tre momenti. In primis, la costituzione dello Stato determina i tre poteri che regolano la vita politica della comunità : il potere legislativo, il potere governativo (esecutivo) e il potere sovrano, che compendia nella figura del monarca l’aspetto dell’individualità (il sovrano ò una persona singola, cui spetta la decisione finale) e quello dell’universalità (il sovrano rappresenta lo Stato e decide in base al quadro normativo generale apprestato dal potere legislativo). Per questo Hegel si dice a favore della monarchia costituzionale, nella quale il sovrano non comanda arbitrariamente (e quindi non ò pura soggettività ), ma fonda la propria volontà sul rispetto della volontà popolare (ossia della componente oggettiva dello Stato). I sudditi fanno infatti sentire la propria voce attraverso l’attività legislatrice delle due Camere in cui si divide il potere legislativo: la prima, riservata al ceto agrario, ò espressioni delle componenti politiche più conservatrici e ha la funzione di garantire la continuità con il passato; la seconda, composta dai rappresentanti delle corporazioni in cui si divide il ceto artigianale- manifatturiero, ò portavoce delle forze più innovatrici e progressistiche della società civile. In secundis, lo Stato si manifesta come diritto statale esterno, ossia come insieme dei rapporti che lo connettono e lo contrappongono agli altri stati. Avendo consapevolezza di sè come totalità etica, ovvero come massima espressione dell’eticità , nella quale si manifesta l’essenza stessa dell’Assoluto, ogni Stato non riconosce al di sopra di sè nessuna autorità superiore. Non esiste quindi un diritto internazionale che non si risolva semplicemente nei singoli trattati che gli Stati possono sovranamente stipulare ed altrettanto sovranamente infrangere. In caso di divergenza di interessi fra gli Stati, la guerra ò il solo modo per dimostrare il diritto dell’uno sull’altro. Il terzo momento dello sviluppo dialettico dello Stato ò la Storia universale. Ad essa vengono dedicati gli ultimi paragrafi dei Lineamenti di filosofia del diritto (opera che tratta soltanto dello spirito oggettivo), così come gli ultimi paragrafi della sezione dell’ Enciclopedia relativa alla filosofia dello spirito oggettivo. Il momento della storia universale si colloca infatti in una posizione intermedia tra lo spirito oggettivo e lo spirito assoluto, dal momento che in essa gli Stati, che sono la massima espressione dello spirito oggettivo, si manifestano anche come ragione assoluta. Questo processo ò illustrato più ampiamente da Hegel nelle Lezioni sulla filosofia della storia naturale che egli tenne a Berlino in più corsi universitari. Lo spirito universale, la ragione assoluta che coincide con l’assoluta realtà , sarà colto nella sua purezza nei diversi momenti della filosofia dello spirito assoluto: l’arte, la religione e la filosofia. Esso può però rivelarsi anche in una maniera più immediata e più concreta nello spirito di un popolo, ovvero in quell’insieme di manifestazioni etiche e istituzionali ( costumi, diritto, religione, costituzione politica etc ) in cui si sviluppa l’esistenza di un popolo. In questa sua determinazione nell’elemento dell’esteriorità oggettiva, della dimensione spazio- temporale, cioò della storia, lo spirito universale prende il nome di spirito del mondo. Ogni spirito di popolo potrà però esprimere più o meno adeguatamente lo spirito del mondo, a seconda della sua maturità etica, rapportata sia al momento dello sviluppo storico in cui fiorisce sia alla sua superiorità o inferiorità rispetto agli altri popoli. In ogni fase del processo storico vi sarà dunque un popolo il cui spirito rappresenta la miglior incarnazione dello spirito del mondo in quel momento, il più alto grado di autocoscienza possibile per lo spirito universale in quel punto del suo processo di realizzazione. In virtù di questa sua superiorità , tale popolo acquista una posizione di egemonia su tutti gli altri, ai quali impone in modo assoluto la sua forza, il suo diritto e la sua cultura. Questo vale però soltanto fino a che il popolo può adeguatamente esprimere l’universale: quando, a causa dell’inarrestabile sviluppo dello spirito del mondo, esso non sarà più in grado di rappresentare la nuova e più elevata autocoscienza spirituale che sta emergendo, questa funzione passerà , insieme al diritto e al dominio assoluto, a un altro popolo. In questo modo gli stessi popoli dominanti appaiono semplici strumenti delle manifestazione dello spirito del mondo, i quali vengono abbandonati al loro destino non appena abbiano consumato la loro energia ed assolto la loro funzione. Così l’individualità della storia (tanto quella nazionale quanto quella personale) obbediscono ad una “astuzia della ragione” universale, della quale persegue i disegni anche quando credi di agire in vista di fini particolari. In base a questi princìpi., Hegel ravvisa 4 fasi fondamentali del processo storico, ovvero 4 mondi storici (dove il termine ‘mondo’, come nell’espressione ‘spirito del mondo’, mette in risalto la dimensione esteriore, spazio- temporale in cui si sviluppa la storia). Questi mondi sono connessi al significato unitario del processo storico, in cui si manifesta a poco a poco il carattere essenziale dello spirito, ossia la libertà . E così nel mondo orientale, in cui lo spirito non ò ancora pervenuto alla coscienza della propria libertà , ma ò ancora intriso di naturalità , gli uomini non sanno di essere liberi: solo uno di loro ò libero (il principe, l’imperatore) ma anche lui, esercitando una libertà solo arbitraria e tirannica, non ò libero come uomo. Nel mondo greco e nel mondo romano nasce a poco a poco la coscienza della libertà : presso di loro alcuni sono liberi, altri no. La coscienza della libertà dell’uomo in quanto tale, ancora mancante nei due mondi classici, si realizza invece nel mondo cristiano-germanico, in cui il cristianesimo, abbracciato e propagato dalle nazioni germaniche, mostra il valore assoluto dell’umanità tramite il dogma dell’incarnazione. Questo non vuol dire ancora che tutti gli uomini sono liberi, ma solo che si sa che l’uomo in generale ò libero: la progressiva realizzazione di questa consapevolezza ò la struttura portante della storia europea dall’avvento del cristianesimo fino alla storia del mondo germanico moderno. Ecco allora che Hegel può sostenere, con un’espressione destinata a grande successo, che ‘ possiamo essere liberi solo se tutti lo sono ‘.
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