Io non ho paura: trama ed analisi del film - Studentville

Io non ho paura: trama ed analisi del film

Io non ho paura. Trama e analisi del film Io non ho paura di Gabriele Salvatores, tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.

IO NON HO PAURA DI GABRIELE SALVATORES: TRAMA E ANALISI DEL FILM. È un rapporto di lunga data quello che lega lo scrittore Niccolò Ammaniti e il cinema: il suo primo libro, Branchie, è infatti diventato una pellicola nel 1999, a due anni dalla pubblicazione del romanzo. Nel corso del tempo sono poi seguiti Io non ho paura, Come Dio comanda (entrambi per la regia di Gabriele Salvatores) e Io e te (portato su grande schermo da Bernardo Bertolucci); Vasco Rossi ha poi affermato di voler dirigere un film tratto da Ti prendo e ti porto via, titolo anche di una sua canzone ispirato proprio al romanzo, chiudendo così il cerchio. L’esperimento migliore di questa collaborazione tra scrittura e cinema è con ogni probabilità il film Io non ho paura, che nel 2003 il regista napoletano (ma milanese d’adozione) ha trasformato in un’opera cinematografica, vincitrice di due David di Donatello e tre Nastri d’Argento.
IO NON HO PAURA, IL FILM: TRAMA E RIASSUNTO DETTAGLIATO. Quella del film – e quindi del romanzo – è una storia che attraverso lo svelamento del mistero dietro il rapimento di un bambino vuole parlare della perdita dell’innocenza cui tutti prima o poi vanno incontro. Il protagonista del film, ambientato durante gli anni ’70, è infatti il piccolo Michele, di dieci anni, che vive insieme ai genitori in un paesino della Basilicata. Mentre si trova a giocare con gli amici nei campi di grano della campagna il ragazzino un giorno finisce per avventurarsi in una casa abbandonata. Notando una fossa da cui fuoriesce un piede Michele fugge via spaventato, ma nei giorni seguenti torna sul luogo, per scoprire che ciò che lo aveva atterrito altri non è che Filippo, un bambino imbruttito dalla prigionia e quasi cieco a causa del buio perenne in cui vive. Giorno dopo giorno Michele gli porta qualcosa da mangiare, lo conforta e gli tiene compagnia, e i due stringono così amicizia.
Dall’ascolto casuale del telegiornale Michele apprende che il bimbo potrebbe essere la vittima di un rapimento avvenuto a Milano; la conferma gli arriva quando il padre Pino si trova a ospitare in casa l’amico Sergio, il quale è proprio il capo della banda di rapitori. Il ragazzo comprende che anche il genitore è membro del gruppo criminale, così come molti altri abitanti del paese. Il padre Pino viene a sapere dell’incontro tra Michele e Filippo e intima al figlio di non recarsi più nella casa abbandonata. Nel frattempo la polizia sta intensificando i controlli nella zona, e i rapitori terrorizzati decidono di uccidere l’ostaggio. Michele allora, rischiando il tutto per tutto, corre a liberarlo, ma durante la fuga rimane intrappolato nello stesso luogo in cui era chiuso Filippo.
Scelto dai rapitori come esecutore dell’omicidio, Pino si reca nell’abitazione e accidentalmente ferisce il figlio alla gamba; all’improvviso arrivano Filippo, tornato a prendere l’amico, e il capobanda Sergio. Dopo una colluttazione violenta il ragazzo viene salvato dall’arrivo dalla polizia. I due amici riescono a tendersi la mano prima che vengano separati dagli eventi, ma il finale non chiarisce se Michele sopravviverà alla ferita.
IO NON HO PAURA: ANALISI DEL FILM E CONFRONTO CON IL ROMANZO DI AMMANITI. Il film, molto fedele al romanzo originale (caratteristica dovuto alla partecipazione di Ammaniti alla stesura della sceneggiatura), gode delle interpretazioni di due conoscenze di lunga data di Salvatores come Dino Abbrescia, che veste i panni di Pino, e Diego Abatantuono, che interpreta il truce Sergio; sono invece assolutamente privi di esperienza i due bambini, come voluto dal regista che ha confidato di essersi voluto ispirare a Ladri di biciclette e in generale al neorealismo.
Di particolare impatto le riprese degli esterni, e soprattutto dei vastissimi campi di grano nei quali giocano i piccoli, merito di una fotografia che esalta i colori primari. Interessante infine il frequente dei dettagli, ulteriore espediente che riesce a restituire il punto di vista del protagonista, un bambino innocente che vede tutto in modo vivido e focalizza il proprio sguardo sugli oggetti che man mano catturano la sua attenzione.

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