La Critica della ragion pura, come le altre opere maggiori di Kant, è scritta sotto forma di trattato sistematico. La scelta del genere letterario non è nò casuale nò un semplice omaggio alla tradizione filosofica tedesca, che aveva generalmente preferito il trattato ad altre forme espositive. Per Kant la sistematicità è un’ esigenza intellettuale e metodologica irrinunciabile: infatti l’ unità sistematica è ciò che prima di tutto fa di una conoscenza comune una scienza, cioò di un semplice aggregato d’ essa un sistema. Le Critiche sono considerate da Kant opere propedeutiche a un sistema della filosofia nel quale i contenuti del sapere, divisi nelle due branche del sapere teoretico ( relativo al mondo della natura ) e del sapere pratico (relativo alla sfera della libertà ), trovano una collocazione organica. Ma l’ aspetto sistematico investe la Critica stessa, così come le altre opere propedeutiche: infatti la ragione umana, che è oggetto oltre che soggetto di tale indagine, ha una struttura architettonica, e l’ esposizione delle sue componenti e dei suoi momenti interni non può essere casuale, ma deve riflettere la struttura oggettiva della conoscenza. Per questo nella seconda e nella terza Critica Kant tenta di riprendere, nella misura in cui l’ argomento lo consente, la stessa articolazione espositiva della Critica della ragion pura. Quest’ ultima è innanzitutto divisa in due parti, relative rispettivamente alla Dottrina degli elementi e alla Dottrina del metodo. La prima contiene la scomposizione della ragione nelle sue parti componenti o, appunto, nei suoi elementi ( il termine conserva un’ eco euclidea ); la seconda riguarda l’ applicazione di tali elementi secondo un metodo. Dal momento che la trattazione metodologica è comunque ampiamente anticipata nell’ esposizione degli elementi, la seconda parte della Critica ha un’ estensione e un’ importanza assai minori della prima. Conviene quindi soffermarsi maggiormente sulla Dottrina degli elementi. La Dottrina degli elementi risulta a sua volta divisa in Estetica trascendentale e Logica trascendentale. L’ Estetica riguarda la dottrina della sensibilità ( dal greco aìsthesis = sensazione ). La Logica riguarda invece l’ elemento del pensiero, considerato dapprima nella facoltà dell’ intelletto poi in quella della ragione dialettica ( o ragione in senso proprio, in opposizione al significato lato del termine, che indica, come avviene nel titolo dell’ opera, il complesso delle facoltà conoscitive ). In questo modo la Logica si divide ancora in Analitica trascendentale ( relativa all’ intelletto ) e Dialettica trascendentale ( relativa alla ragione ). Tutte queste ripartizioni sono accompagnate dall’ aggettivo ” trascendentale ” in quanto hanno per oggetto le forme a priori delle singole facoltà ( sensibilità , intelletto, ragione ), ossia le condizioni soggettive in base alle quali le diverse facoltà possono svolgere la loro funzione conoscitiva.
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