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Vita e opere di Hume

Vita e opere del filosofo Hume.

David Hume nacque il 26 aprile 1711, come figlio secondogenito di un possidente nel dominio di Ninewells nella Scozia meridionale. Nella sua autobiografia egli dice: Assai presto io venni afferrato da una passione per la letteratura che diventò la passione dominante della mia vita e che ò stata per me una sorgente copiosa di godimenti. La sua famiglia desiderava fare di lui un giurista, ma egli provava “un’invincibile avversione per tutto ciò che non fosse filosofia ed erudizione”. Il suo ideale era di condurre una vita tranquilla, nella quale egli potesse soddisfare le sue inclinazioni scientifiche e coltivare l’amicizia di pochi uomini eletti; ma nello stesso tempo voleva colla sua attività  letteraria acquistarsi una fama. Fin dalla sua prima giovinezza egli credette di essere sulle tracce di pensieri nuovi; una nuova “scena del pensiero” si schiude a lui. Un accesso di ipocondria (descritto da lui stesso in una lettera che si trova stampata nella Life and corrispondance of David Hume, Edimburgo 1846, 1, p. 30 e seg) ruppe per qualche tempo le sue meditazioni. Verosimilmente scorgeva già  qui la strana opposizione che vi era fra il mondo della riflessione ed il mondo della vita pratica quotidiana, opposizione che egli descrisse più tardi nella sua opera principale. Egli risolse di abbandonare gli studi e di darsi al commercio. Tuttavia la vita pratica non potè trattenerlo. Scelse un luogo solitario in Francia e qui vi scrisse la sua opera principale: Dissertazione sulla natura umana, un tentativo di applicare il metodo empirico nel campo spirituale (Treatise on Human Nature, ecc. ). Essa apparve a Londra negli anni 1739- 40 ed era composta di tre parti, la prima delle tratta della conoscenza, la seconda dei sentimenti e la terza del fondamento della morale. Essa segna un passo importane nell’ indagine di queste varie questioni, ed ancora oggidì sta in prima linea fra le opere classiche della filosofia. Ma per il momento essa non ebbe alcun successo. ” Nata morta (egli dice) fu ignorata dalla stampa e non raggiunse nemmeno l’onore di suscitare il mormorio dei fanatici”. L’ambizione letteraria di Hume che lo induceva a dichiarare per nato morto il pregevole prodotto del suo intelletto, ebbe conseguenze fatali. Egli cercò di acquistare la fama, che questo aveva procurata, per mezzo di una serie di trattazioni (Essays) su argomenti in parte filosofici, in parte economico-sociali e politici; per qualche tempo abbandonò completamente la filosofia per coltivare la storia; anzi per ultimo rinnegò quasi completamente il suo importante lavoro giovanile dichiarando, per non venir denigrato dai suoi critici teologi (i quali avevano tuttavia incominciato a ” mormorare “), di riconoscere solamente l’esposizione delle sue dottrine filosofiche data negli Essays. Per quanto molti di questi brevi scritti siano anche pregevoli, essi non potevano tuttavia nella discussione filosofica avere quell’alto significato che avrebbe potuto acquistare la sua opera principale, se egli avesse tratto vantaggio dalla fama letteraria a cui era pervenuto più tardi, per infondere vita alla sua creatura ” nata morta “, e se egli non l’avesse rinnegata per evitarsi ogni noia. Per ciò che riguarda in modo speciale il problema gnoseologico, il pensiero filosofico di Hume esercitò un’influenza sull’ulteriore sviluppo del pensiero, specialmente per la sua esposizione abbreviata e temperata dell’Inquiry concerning Human Understanding (1749), mentre l’esposizione radicale del Treatise, dove ò reciso il legame che stringe i nostri pensieri e in genere gli elementi del nostro essere, venne dimenticata per lungo tempo. Che il motivo per cui Hume rinnegò la sua opera giovanile sia quello qui addotto, può vedersi dalle Letters of David Hume to William Straban (Oxford 1888, p. 289 e seg. ), pubblicate da poco tempo. Non ò da credersi, come si ò qualche volta sostenuto, che Hume abbia realmente mutato la sua concezione nei suoi tratti principali. t tuttavia psicologicamente concepibile che lo stato di estrema tensione intellettuale, nel quale Hume scrisse la sua opera giovanile, non potesse durare. Dopo di aver pensato coi dotti, e senza dubbio meglio di questi, egli sentì il bisogno di parlare cogli ignoranti. Dopo di aver dato nei suoi Essays un’esposizione popolare delle sue idee filosofiche economiche, egli si lanciò nella storia. ” Come ella sa “, scriveva egli ad un amico, ” nessun posto d’onore nel Parnaso inglese può a più gran diritto venir detto vacante di quello della storia “. La carica che egli potè ottenere, dopo una animata resistenza per parte degli ortodossi, di conservatore della biblioteca degli avvocati di Edimburgo, gli offrì opportunità  di dedicarsi a studi di erudizione. La sua storia d’Inghilterra lo rese ancora più popolare dei suoi Essays. Come storico gli si conviene il merito di essere stato il primo a cercare di fare della storia qualche cosa di più di una semplice storia di guerre, avendo egli considerato altresì le condizioni sociali, i costumi, la letteratura e l’arte. La pubblicazione delle sue opere storiche incominciò due anni prima che apparisse il celebre Essai sur les moeurs di Voltaire. Mentre nelle sue concezioni filosofiche era liberale, nei suoi giudizi sulle Personalità  storiche partì da vedute realiste e conservatrici. Nondimeno la filosofia non venne completamente trascurata. Durante i suoi ultimi anni lo occuparono specialmente studi di filosofia religiosa. Ciò attestano la sua Natural History of Religion (1757) ed i suoi Diatogues on Natural Religà­on, la quale ultima opera egli, per ragioni di precauzione, non pubblicò, cosicchè essa apparve solamente due anni dopo la morte di lui. Hume non fu solamente un filosofo ed uno storico. Egli sentì il bisogno di partecipare alla vita pratica. Come segretario d’ambasciata, intraprese (1748) un gran viaggio attraverso l’Olanda, la Germania, l’Austria e l’Italia. E più tardi mutò la sua carica di bibliotecario a Edimburgo con la carica di segretario di Lord Hertford, il quale dopo la pace di Parigi nel 1763 andò come inviato in Francia. A quel tempo Hume era già  celebre ed a corte come nei circoli letterari gli si fecero le più splendide accoglienze. Egli era di moda ‘ come più tardi Frankli, forse appunto per la sua semplicità  lontana da ogni eleganza. Allorchè dopo un soggiorno di tre anni in Francia fece ritorno in Inghilterra, condusse con sè Gian Giacomo Rousseau per procurare un rifugio all’uomo cacciato dalla Svizzera e dalla Francia. Il bel tratto di Hume verso Rousseau venne da questo ricompensato con una diffidenza pazzesca, e dopo una rottura clamorosa Rousseau ritornò in Francia, dove intanto erasi calmata la burrasca. Dopo aver durante un anno coperto la carica di sottosegretario della Scozia, Hume fissò la sua dimora a Edimburgo, dove condusse una vita calma nella compagnia di amici eletti, ed ivi morì, dopo una lunga malattia, che non potè turbare la tranquillità  e la serenità  dell’animo suo, il 25 agosto 1776.

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