"Ci sono persone che pensano che Dio sia un'invenzione dei deboli per sopravvivere e che loro non hanno bisogno di crearsi miti; altri, a mio parere la posizione più terribile, sostengono che la vita è nulla, tutto finisce in niente, che tutto è una finzione. Ma io, personalmente, mi rifiuto di credere in ciò, non voglio pensare che se io sono qui, che se ho certi amici e certi incontri sia per il "fato". La posizione invece religiosa, di chi crede in Cristo per me è la più ragionevole. Si può obiettare che Cristo non lo vediamo e non ci parla, ma io Lo vedo e Lo sento quando incontro i miei amici, quando vengo richiamata da loro. Manzoni fa comprendere benissimo quanto il cambiamento di un uomo avviene attraverso un incontro con qualcuno di più grande. Comunque esistono tante persone come l'Innominato che magari poi si danno all'ateismo. Questa posizione però mi pare brutta perché rende l'uomo solo, gli impedisce di aprire il proprio cuore a qualcuno e questa è un'esigenza fondamentale. E in genere comunque anche negli atei riaffiorano delle domande sulla loro vita che possono apparire terribili, come parvero all'Innominato, se non vi è una risposta"
(Sara)
"In questo brano, tratto dal capitolo XXIII, l'Innominato esprime tutto il suo dramma esistenziale, che rappresenta la domanda di ogni uomo. Ognuno prima o poi incorre in questo "quesito" perché a tutti Dio ha dato la possibilità di cambiamento. L'Innominato davanti a questo interrogativo così grande non può restare indifferente perché intuisce che la risposta che darà gli può cambiare la vita. L'Innominato, come ogni persona, vorrebbe vedere e sentire Dio per avere una prova della sua esistenza. Anch'io spesso mi chiedo se esiste veramente o è solo un'illusione di molti. Ho capito che Dio esiste veramente e che mi è vicino dopo un cammino in cui ho dovuto fidarmi di altri. Il Signore mi ha offerto, e mi offre tuttora, segni della Sua presenza. Ho incontrato degli amici che vivono questa presenza nella compagnia, i loro occhi sono contenti per una gioia vera, che non dura solo un giorno o che ti illude, ma per una gioia che si raggiunge anche nella sofferenza e che permane nel cuore. Vivendo con loro mi sono dovuta fidare e penso sia stato l'unico modo per incontrare Dio. Dopo aver incontrato ciò, non sono riuscita a restare indifferente alle cose che mi circondano: osservando con stupore la natura mi accorgo che è irragionevole pensare che tutto sia successo per puro caso. La presenza di Lucia è stata per l'Innominato ciò che per me è stato lo sguardo sulla realtà di questi amici. Questo non mi ha risolto i problemi, anzi penso che me li abbia aumentati perché continuo a mettermi in crisi. In questi momenti avverto la presenza di Cristo. Dopo ciò che ho vissuto, mi sembra di partecipare al dramma dell'Innominato, ai suoi momenti di crisi, ma anche di ricerca.
(Maria)
"Mi rammarico pensando a chiunque non si ponga la domanda "Dio dov’è?", alla quale non è facile rispondere razionalmente; o a chiunque non se la voglia porre pensando di essere superiore a tutti e a tutto, pensando di vedere ogni cosa, di capire ogni cosa, non ammettendo che c’è e ci sarà sempre qualcosa più grande di noi sulla quale potremmo sempre contare: questo non può essere altro che l’amore del Signore, grande, infinito, che è messo a disposizione di tutti."
(Roberto)
"Devo confessare che anch’io ho dovuto affrontare questo problema, anch’io ho messo in dubbio la mia fede. A pensarci ora (ed a scriverlo) me ne vergogno quasi. Per me è terribile. Forse, è una delle cose più insensate che un uomo possa fare. Ora, al posto di questi dubbi, ho solo una chiara certezza: Dio esiste e mi è vicino. Ogni volta che osservo la natura in tutta la sua concreta perfezione, non posso far altro che pensare che nulla di tutto questo può essere un caso, accaduto senza la volontà di qualcuno. Dio, secondo me, si rivela ogni giorno attraverso delle cose meravigliose che l’uomo, a volte, considera stupidamente banali. Un raggio di sole, la nascita di un bambino, il rumore del vento che corre tra gli alberi. In conclusione, considero il materialismo come la forma di ignoranza più diffusa tra le persone durante gli anni della mia vita. Quello che era la superstizione nel Medioevo, è il materialismo nel ventesimo secolo."
(Davide)
"Anch’io ho vissuto una conversione. Come si sa, la ex-Jugoslvia era comunista, di conseguenza c’era pochissima gente religiosa. Anch’io e la mia famiglia eravamo atei. Il fatto che ci cambiò tutti fu l’ormai famosa granata. Il fatto che tutti siamo usciti vivi da quella tragedia – secondo me – è una prova che Dio esiste. Non che io abbia avuto paura di morire – non l’ho tuttora – ma morire senza aver letto nemmeno la Bibbia, senza sapere ciò che Dio ha fatto per noi, sarebbe stato peggio che avere la casa intera e non conoscere Dio."
(Matija)
"L'Innominato già chiedendoselo riconosce che c'è qualcosa, che Lui (Dio) è qualcosa, è qualcuno. Dio è quel crocefisso di legno in chiesa? Dio è quel pezzetto di ostia che noi prendiamo alla comunione? Sì, ma quella è la parte materiale di Dio. Secondo me Dio è la presenza che ti viene resa oggettiva (cioè riscontrabile) attraverso un incontro. Questo è successo all'Innominato; non è che Dio gli ha fatto un miracolo, ma gli ha messo davanti il Cardinale che lo rappresentava in quel momento, in quel luogo. […] Molti si chiedono se Dio esiste. Io non posso dire "sì, esiste" e basta solo perché credo…ma quando vedo mio fratello, che purtroppo è handicappato, che quando mi vede si mette a ridere e nei suoi occhi vedo la felicità che lui, pur essendo così, ha raggiunto prima di me, io non posso negare l'esistenza di Dio, perché sarebbe andare contro la realtà"
(Elia)
Da: atuttascuola.it
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