La nuova generazione e i problemi di occupazione - Studentville

La nuova generazione e i problemi di occupazione

Partendo da un’espressione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “non un futuro di incertezze, ma di possibilità reali”, spiega la situazione della nuova generazione e i problemi relativi all’occupazione, fornendo alcune possibili soluzioni.

Un argomento molto dibattuto negli ultimi tempi è il futuro dei giovani italiani. I germogli del futuro sono nel presente, dunque bisogna preparare bene il terreno oggi in modo da avere frutti di buona qualità domani.
Nel nostro Paese purtroppo non si semina bene e non si investe come si dovrebbe nelle nuove generazioni. Con una bassa mobilità sociale e una carente crescita economica, l’Italia non riesce ad offrire strumenti ai giovani per crescere, e la crisi economica ha peggiorato la situazione. Ciò ha prodotto una crescente mancanza di fiducia nei Partiti, e nel corso degli ultimi anni l’insoddisfazione è diventata sempre più dilagante. Molti giovani laureati si sono trasferiti all’estero, perché il proprio Paese, dopo averli formati, non è stato in grado di valorizzare in modo adeguato le loro potenzialità. La generazione sotto i trent’anni, quella del XXI secolo, è completamente diversa da quella compresa tra i trenta e i quarant’anni. Essa non può ricordare come si viveva prima della caduta del Muro di Berlino, come si viveva senza internet e cellulari. I giovani attuali considerano vitale la tecnologia, e inoltre sono convinti che se il nostro Paese concedesse qualche opportunità, il loro contributo sarebbe importante. Ma per promuovere le capacità e le competenze dei giovani, bisogna innanzitutto conoscerli. Vengono condotte delle indagini sulle scelte dei giovani e sui risultati ottenuti, e sulla base di queste ricerche si decide che provvedimenti prendere. Ma spesso ci si muove alla cieca, senza comprendere quali siano i reali bisogni, e con interventi poco incisivi e inefficaci. Con il passare del tempo questa inefficienza è sempre meno accettata, e oggi avendo risorse limitate, bisogna impiegarle bene. La fiducia verso la classe dirigente è caduta e le promesse non sono più credibili, si aspettano solo risultati tangibili. Mentre prima dominava la passività, ora si è passati in una fase dove dominano l’insofferenza e la critica, e il dissenso viene manifestato apertamente.
La nuova classe dirigente dovrà dare risposte e risultati immediati, in modo da migliorare subito le condizioni dei giovani e costruire le fondamenta per un modello di crescita stabile. Il problema non sono i giovani, ma è il sistema del Paese che non mette a disposizione adeguati strumenti per far crescere le loro competenze. I giovani neolaureati si trovano ad avere contratti atipici e carriere discontinue, con stipendi bassissimi, dunque costretti ad abitare a casa con i genitori e ad essere schiacciati nella condizione di figli. Molti inoltre non hanno né un titolo di studi, né un lavoro. Le ridotte opportunità per i figli inducono infatti a una lunga permanenza nella casa paterna, accentuando le disuguaglianze sociali perché chi non può permettersi costi particolarmente elevati per specializzarsi non può andare oltre e favorire la mobilità sociale. Bisognerebbe rimuovere queste barriere e consentire a tutti di poter avere migliori posti di lavoro. Il Governo dovrebbe valorizzare il capitale umano dei giovani espandendo le opportunità di lavoro e incentivando investimenti nella ricerca e nello sviluppo. Inoltre bisogna espandere i settori tecnologicamente innovativi e avanzati in modo da rialzare lavoro e ricerca e produrre dinamismo economico e ricchezza. Ma queste azioni e la formazione richiedono degli investimenti, che produrranno risultati dopo un certo periodo di tempo. E’ anche necessario un cambiamento culturale che porti a una consapevolezza dell’importanza di investire sulle nuove generazioni.
La politica deve cercare il consenso dei giovani e non degli anziani, nessun cambiamento è realizzabile senza il contributo delle nuove generazioni, ma l’offerta di cambiamento deve essere credibile e convincente, altrimenti non si riesce ad appassionare e coinvolgere i ragazzi. Creando un coinvolgimento, aumenta la voglia di partecipare alla vita pubblica, di emergere e mettersi in gioco, e tutto ciò costituisce un’energia positiva.
Le scelte politiche dovrebbero essere incentivate ad inglobare il benessere futuro e cercare di non impoverire ma creare possibilità di ricchezza per il domani salvaguardando gli interessi di oggi. Bisogna sperimentare nuovi strumenti per raggiungere tali obiettivi. Gli ultimi governi hanno messo
a disposizione un ministero per le Politiche giovanili, ma questo non è stato capace di mettere in atto azioni davvero incisive, ma solo interventi occasionali.
Sarebbe invece più utile istituire un’autorità indipendente che riesca a valutare gli effetti delle decisioni pubbliche sui giovani. Gli obiettivi della politica devono essere chiari e stimabili, definendo i livelli che si vogliono raggiungere e i tempi stabiliti, altrimenti tutto rimane solo una teoria senza risultati tangibili. Inoltre bisogna creare giovani indipendenti e capaci di contare sulle proprie capacità e fare scelte di vita in modo autonomo, dunque dare serie opportunità di lavoro in modo da uscire dal nucleo familiare. La società futura dipende solo dalle basi che costruiamo oggi.

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