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La Scuola Siciliana

I caratteri essenziali della Scuola Siciliana e i suoi principali esponenti.

La scuola poetica siciliana costituisce il primo esempio di poesia d’arte in Italia. I poeti della scuola siciliana coltivarono la poesia a puro scopo d’arte; un’arte libera e disinteressata espressione del sentimento. Con tale concezione della poesia e con l’uso di un linguaggio letterariamente elaborato, ricercato e raffinato, essi innalzarono la materia e la forma del volgare al livello della tradizione colta.  Questa poesia fu detta siciliana da Dante nel De vulgari eloquentia perché fiorì nella corte palermitana di Federico II, il quale oltre ad essere imperatore era re di Sicilia; una corte sfarzosa, colta e tollerante di un uomo colto e versatile.

La poesia siciliana sorge sotto la marcata influenza della poesia provenzale di cui ripete motivi e forme. Non tutti i temi, però, ne sono ripresi, ma solo quelli della poesia amorosa, perché restano esclusi gli argomenti morali, civili, politici e guerreschi. Alcuni vedono la ragione di questa esclusione nel fatto che dai poeti siciliani la poesia e l’amore sono considerati un puro gioco; altri invece la individuano nel carattere assolutistico ed autoritario del Regno svevo in quanto non permetteva il fiorire di una poesia civile e politica.

Il tema fondamentale è l’amore-omaggio, l’amore cioè inteso come devozione, servizio, fedeltà alla donna, analoga a quella del vassallo al suo signore, quando il poeta le rivolge la parole , lo fa sempre in tono di umiliata sottomissione, timido e come indegno di tanto privilegio. La donna è aristocratica, gelida, austera, superba, adorna di bellezza e virtù, ritrosa, lontana ed inaccessibile, oggetto di contemplazione, di lode, di sospiri, causa di turbamento e pena infinita, che però si tramuta in gioia incontenibile quando da lei scende un cenno sia pure vago di intesa e amicizia.

La bellezza della donna non è mai descritta direttamente ma mediante similitudini; il poeta non esita a dichiarare che la bellezza della sua donna è unica ed incomparabile; altrettanto incomparabile è la gioia che gli dà l’amore per lei.

L’amore per la donna poi si espande verso tutto ciò che la riguarda, la lontananza di essa suscita nel cuore una infinita nostalgia e dolore, che si placa al pensiero di un prossimo incontro. Quando invece il poeta piange la morte della sua donna, il mondo gli appare come diminuito di   valore e nulla mai varrà a consolarlo. La gioia di contemplare la propria donna si proietta anche dopo la morte, nell’al di là.

La comunanza dell’ispirazione, dei temi e delle forme, rende in genere le loro poesie fredde , monotone, uniformi, impersonali. Esse si somigliano tra loro, così come nella loro astrattezza si somigliano le donne celebrate , anch’esse fredde, marmoree, distaccate, scostanti, chiuse ad ogni palpito di sentimenti, di grazia, di calore umano. Tuttavia, si rivela qualche spunto personale ed originale.

La scuola poetica siciliana diede inizio in Italia alla poesia d’arte, che non è mai frutto di un’improvvisazione, ma richiede senso artistico , disciplina letteraria, cultura.
Per loro merito, quindi, cominciò a formarsi in Italia un linguaggio letterario e poetico costituito non da un volgare usato dal popolo, ma da quello usato dalle persone colte, e perciò levigato, ingentilito ed affinato, arricchito da termini selezionati dai dialetti di altre regioni d’Italia, dall’altro modellato sulla struttura sintattica , lessicale e morfologica del latino, e del provenzale.

Con i poeti siciliani comincia quel processo di formazione e unificazione della lingua italiana. Essi hanno il merito di aver introdotto in Italia la tecnica compositiva dei poeti provenzali, gli artifici retorici, la metrica, la struttura dei versi e delle strofe, il gioco delle rime. Tra i massimi esponenti della scuola siciliana, oltre allo stesso Federico II e i figli, ricordiamo Pier della Vigna, Arrigo Testa, Jacopo Mostacci, Guido delle Colonne, e Jacopo da Lentini.

  • Duecento e Trecento

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