La violenza nei Promessi Sposi - Studentville

La violenza nei Promessi Sposi

Tema svolto sulla violenza nei Promessi Sposi, per esprimere al meglio come Manzoni inserisce questa tematica all'interno del suo grande romanzo.

LA VIOLENZA NEI PROMESSI SPOSI DI ALESSANDRO MANZONI: TEMA SVOLTO. Tutte le persone che commettono prepotenze ai danni dei più deboli oltre ad essere responsabili del fare torti agli altri, sono anche colpevoli dello stravolgimento dell’animo degli oppressi. Attraverso “I Promessi sposi" Alessandro Manzoni vuole guidare il lettore verso la riflessione in modo tale che possa capire quella che è la giustizia nella società del '600, nella quale è forte l’influenza spagnola.

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TEMA SUI PROMESSI SPOSI: LA VIOLENZA. Fin dalle prime pagine del romanzo, l’autore ci presenta, infatti, una società violenta dove i vari argomenti non si discutono in termini di ragione o di torto, ma in termini di forza ed aggressività.
I principali responsabili di questa situazione sono, sempre secondo Manzoni, i signori e i signorotti locali i quali, per mostrare la loro presunta onestà, fingono di attenersi alle leggi scritte di quel tempo, le grida. L’esempio più evidente è quello dell’avvocato Azzeccagarbugli, al quale Renzo si rivolge per sapere se esistono leggi che vietino di minacciare un prete affinché non celebri un matrimonio. Egli vuole essere certo di aver subito un torto e di essere dalla parte della ragione. L’Azzeccagarbugli, però, immagina che Renzo sia un bravo che dopo aver minacciato un prete, ricorre all’avvocato per sfuggire all’arresto. A tale scopo fa ricorso quindi alla grida, ma quando scopre che sono stati i bravi di Don Rodrigo a minacciare il prete, per impedire il matrimonio di Renzo e Lucia, caccia Renzo fuori di casa per paura di schierarsi contro il potente Don Rodrigo.Allo stesso modo Don Abbondio, dopo essere stato minacciato dai bravi, si schiera dalla parte dei potenti per non incorrere nella loro ira, non celebrando il matrimonio dei due giovani. L’unica “giustizia” rispettata, è quindi quella di Don Rodrigo e di quelli che, come lui, utilizzandola violenza come strumento di dominio, esercitandola non solo sui deboli, ma anche sugli intellettuali e sugli uomini di chiesa. I quotidiani episodi di oppressione da parte dei potenti portano alla violenza anche la povera gente che esprime la rabbia, l’odio e la volontà di vendetta nei confronti dei signorotti. Ad esempio Renzo, quando giunge a Milano, dove è in atto una ribellione per l’aumento del prezzo del pane, si procura dei guai con la giustizia, dopo essersi fatto coinvolgere dalla popolazione in rivolta e dopo essere sfuggito all’arresto, scappato da Milano, viene addirittura accusato di essere uno dei capi della rivoluzione. Ancora, all’inizio della narrazione, quando viene a sapere che Lucia ha subito delle molestie da parte di Don Rodrigo, pensa di elaborare un piano per uccidere il signorotto. Improvvisamente la figura di Renzo viene stravolta e trasformata in quella di un potenziale assassino. A tale scopo subentra il concetto della divina Provvidenza, cara a Manzoni, la quale promette al debole il riscatto dall’oppressione a patto che egli non risponda alla violenza con la violenza. L’autore ci lascia, quindi, un profondo messaggio: la fiducia nella “giustizia divina” come unico mezzo di ribellione alle teorie della violenza che aumentano il male che caratterizza tutta la storia umana.

 

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