LE FORME DI ORGANIZZAZIONE. Le organizzazioni possono essere definite in prima istanza per la loro natura strumentale: i soggetti costituiscono le organizzazioni per raggiungere determinati obiettivi. Le organizzazioni inoltre possiedono un qualche grado di formalizzazione, che può essere più o meno elevato, ma che è sempre presente. Ciò implica che posizioni, ruoli e compiti dei soggetti che fanno parte dell’organizzazione siano definiti ed espliciti. Queste due caratteristiche differenziano le organizzazioni dagli altri gruppi sociali. In modo particolare può essere importante distinguere le organizzazioni da altri gruppi organizzati, come le associazioni, sebbene tale differenza, in base ai diversi studiosi, assume contorni di volta in volta più o meno sfumati. Le associazioni infatti sono costituite da gruppi di persone che perseguono un ideale comune, mentre nelle organizzazioni l’accento è posto maggiormente sui ruoli e sui compiti assegnati a ciascuno. Chiaramente anche un’associazione può avere un’organizzazione: compiti e ruoli possono essere formalizzati e assunti dai membri di un’associazione.
FORME DI ORGANIZZAZIONE: IL CONTRIBUTO DI WEBER. All’interno della concezione che intende le organizzazioni come strumenti per raggiungere scopi prestabiliti, rientra il contributo di M.Weber (1864-1920) sulla burocrazia. La riflessione di Weber muove dalla concezione di potere da lui inteso come “la possibilità per specifici comandi di trovare obbedienza presso un determinato gruppo di uomini”. Il potere sarebbe distinto in tre tipi e la burocrazia consentirebbe l’esercizio del potere di carattere legale-razionale, ovvero ne costituirebbe l’apparato amministrativo. Weber definisce le caratteristiche dell’amministrazione burocratica e ritiene che essa rappresenti il nucleo di ogni forma di organizzazione. Sono proprie della burocrazia le caratteristiche fondamentali di razionalità ed efficienza. Gli aspetti evidenziati da Weber sulla burocrazia consentono inoltre di definire la struttura formale dell’organizzazione, ovvero il modello che stabilisce quali operazioni debbano essere compiute per raggiungere determinati obiettivi. Il contributo di Weber sarà ripreso e approfondito nella teoria delle cinque configurazioni organizzative di Mintzeberg (1983).
Affianco ad una struttura formale è possibile rintracciare nelle organizzazioni una struttura informale, definitasi spontaneamente ed in seguito consolidatasi. Organizzazione formale e organizzazione informale si integrano e si condizionano.
FORME DI ORGANIZZAZIONE: IL CONTRIBUTO DI BARNARD. In tale ottica può essere collocato il contributo di C. Barnard (1886-1961) focalizzato sull’ azione cooperativa nell’organizzazione. Un’organizzazione è costituita secondo Barnard da soggetti che collaborano per uno scopo comune. Tali soggetti devono essere in grado di comunicare tra loro e agire per un obiettivo che non è più dei singoli individui ma dell’intera organizzazione. I soggetti che contribuiscono all’attività dell’organizzazione ricevono in cambio degli incentivi che possono essere di natura materiale o morale. Proprio il rapporto equo tra contributi e incentivi è alla base delle logiche del sistema cooperativo e della legittimazione dell’autorità del dirigente.
LA TEORIA DI SIMON. Infine la teoria di H.Simon (1916 – 2001) si basa sul concetto di razionalità intenzionale limitata.
Egli riprende le tesi di Barnard rispetto all’organizzazione come sistema cooperativo e alla logica contributi-incentivi e sottolinea inoltre come l’azione organizzativa sia basata su scelte guidate da razionalità limitata, spostando il fuoco dell’attenzione sui processi decisionali nell’organizzazione.
Tali processi consentirebbero di soddisfare il criterio della razionalità limitata, in quanto l’azione non può essere orientata a raggiungere tutti i massimi risultati desiderabili, ma astratti, sarà invece orientata a raggiungere risultati soddisfacenti concreti in base a ciò che viene ritenuto essenziale e rilevante.
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