Libro 11, vv. 725-758 - Studentville

Libro 11, vv. 725-758

Ma il padre degli uomini e degli dei osservando queste 725
cose non con occhi disattenti siede alto

sulla sommità dell’Olimpo.
Il padre suscita il tirreno Tarconte agli scontri
crudeli e con stimoli non teneri inietta

le ire.
Perciò tra le stragi e le schiere che cedono Tarconte
si reca a cavallo e con varie frasi incita le ali 730

chiamando ciascuno per nome, rianima per gli scontri i vinti.
“Quale paura, o mai capaci di far soffrire, o sempre

inerti
Tirreni, quale così grave ignavia è giunta nei cuori?
Una femmina spinge allo sbaraglio e sconvolge queste

schiere.
Dove portiamo il ferro o perché queste inutili armi nelle destre? 735
Ma non pigri verso Venere e le guerre

notturne,
o quando il curvo flauto ha indetto le danze di Bacco.
Aspettate le vivande e le coppe d’una mensa

piena
(questo l’amore, questo il dovere)fin che l’aruspice propizio
annunzi i riti e una grassa vittima vi chiami

negli alti boschi.” 740
Detto questo sprona il cavallo in mezzo, lui stesso
a morire, e rabbioso si butta addosso a

Venulo
e starppato dal cavallo conla destra avvinghia il nemico
e davanti al suo petto eccitato con molta forza lo

strappa.
S’alza al cielo il clamore e tutti i Latini 745
volsero gli occhi. Vola infuovato Tarconte nel

piano
portando le armi e l’uomo;poi dalla sommità della sua asta
spezza il ferro e spacca le parti aperte,
dove

porti la ferita mortale; ma quello battendosi
trattiene da destra dalla gola ed evita la forza con la forza. 750
E come

quando una rossa aquila in alto volando porta un serpente
afferrato ed ha annodato le zampe e s’è attaccato agli artigli,

ma il serpente ferito volge le sinuose spire
si rizza con le squame irte e sibila con la bocca
drizzandosi alto,

quella non di meno col becco adunco 755
l’attacca mentre lotta, insieme flagella con le ali il cielo:
non diversamente

Tarconte trionfante porta la preda
dalla schiera di Tivoli. I Meonidi che han seguito l’esempio
e l’impreda del

capo accorrono.

Versione tradotta

Ma il padre degli uomini e degli dei osservando queste 725
cose non con occhi

disattenti siede alto sulla sommità dell'Olimpo.
Il padre suscita il tirreno Tarconte agli scontri
crudeli e con

stimoli non teneri inietta le ire.
Perciò tra le stragi e le schiere che cedono Tarconte
si reca a cavallo e con varie

frasi incita le ali 730
chiamando ciascuno per nome, rianima per gli scontri i vinti.
"Quale paura, o mai capaci di far

soffrire, o sempre inerti
Tirreni, quale così grave ignavia è giunta nei cuori?
Una femmina spinge allo sbaraglio e

sconvolge queste schiere.
Dove portiamo il ferro o perché queste inutili armi nelle destre? 735
Ma non pigri verso Venere

e le guerre notturne,
o quando il curvo flauto ha indetto le danze di Bacco.
Aspettate le vivande e le coppe d'una

mensa piena
(questo l'amore, questo il dovere)fin che l'aruspice propizio
annunzi i riti e una grassa vittima vi

chiami negli alti boschi." 740
Detto questo sprona il cavallo in mezzo, lui stesso
a morire, e rabbioso si butta addosso

a Venulo
e starppato dal cavallo conla destra avvinghia il nemico
e davanti al suo petto eccitato con molta forza lo

strappa.
S'alza al cielo il clamore e tutti i Latini 745
volsero gli occhi. Vola infuovato Tarconte nel

piano
portando le armi e l'uomo;poi dalla sommità della sua asta
spezza il ferro e spacca le parti aperte,
dove

porti la ferita mortale; ma quello battendosi
trattiene da destra dalla gola ed evita la forza con la forza. 750
E come

quando una rossa aquila in alto volando porta un serpente
afferrato ed ha annodato le zampe e s'è attaccato agli artigli,

ma il serpente ferito volge le sinuose spire
si rizza con le squame irte e sibila con la bocca
drizzandosi alto,

quella non di meno col becco adunco 755
l'attacca mentre lotta, insieme flagella con le ali il cielo:
non diversamente

Tarconte trionfante porta la preda
dalla schiera di Tivoli. I Meonidi che han seguito l'esempio
e l'impreda del

capo accorrono.

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