Libro 12, vv. 554-592 - Studentville

Libro 12, vv. 554-592

Hic mentem Aeneae genetrix pulcherrima misit
iret ut ad muros urbique adverteret agmen 555

ocius et subita turbaret clade Latinos.
ille ut vestigans diversa per agmina Turnum
huc atque huc acies

circumtulit, aspicit urbem
immunem tanti belli atque impune quietam.
continuo pugnae accendit maioris imago: 560

Mnesthea Sergestumque vocat fortemque Serestum
ductores, tumulumque capit quo cetera Teucrum
concurrit legio, nec

scuta aut spicula densi
deponunt. celso medius stans aggere fatur:
‘ne qua meis esto dictis mora, Iuppiter hac stat,

565
neu quis ob inceptum subitum mihi segnior ito.
urbem hodie, causam belli, regna ipsa Latini,
ni frenum accipere

et victi parere fatentur,
eruam et aequa solo fumantia culmina ponam.
scilicet exspectem libeat dum proelia Turno 570

nostra pati rursusque velit concurrere victus?
hoc caput, o cives, haec belli summa nefandi.
ferte faces propere

foedusque reposcite flammis.’
dixerat, atque animis pariter certantibus omnes
dant cuneum densaque ad muros mole

feruntur; 575
scalae improviso subitusque apparuit ignis.
discurrunt alii ad portas primosque trucidant,
ferrum alii

torquent et obumbrant aethera telis.
ipse inter primos dextram sub moenia tendit
Aeneas, magnaque incusat voce Latinum

580
testaturque deos iterum se ad proelia cogi,
bis iam Italos hostis, haec altera foedera rumpi.
exoritur trepidos

inter discordia civis:
urbem alii reserare iubent et pandere portas
Dardanidis ipsumque trahunt in moenia regem; 585

arma ferunt alii et pergunt defendere muros,
inclusas ut cum latebroso in pumice pastor
vestigavit apes fumoque

implevit amaro;
illae intus trepidae rerum per cerea castra
discurrunt magnisque acuunt stridoribus iras; 590

volvitur ater odor tectis, tum murmure caeco
intus saxa sonant, vacuas it fumus ad auras.

Versione tradotta

Allorala bellissima madre di Enea inviò un'idea

ad Enea
che andasse alle mura e volgesse subito l'esercito alla città 555
e sconvolgesse i Latini con strage

improvvisa.
Egli quando ricercando Turno tra le sparse file
qua e là portò lo sguardo, vede la città
immune da così

grave guerra e impunemente quieta.
Subito l'immagine d'una battaglia maggiore l'accende: 560
chiama i capi

Mnesteo, Sergesto ed il forte
Seresto,occupa l'altura dove accorre la legione
dei Teucri, né serrati depongono scudi

o
frecce.Stando in mezzo sull'elevata altura parla:
"Non ci sia alcun ritardo ai miei ordini, Giove sta qui, 565
e

nessuno mi vada più lento a causa dell'azione improvvisa.
La città oggi, causa di guerra, gli stessi regni di

Latino,
se non dichiarano di accettare il freno ed obbedire da vinti,
l'abbatterò e renderò le cime fumanti parial

suolo.
Dovrei proprio aspettare fin che piaccia a Turno 570
affrontare inostri duelli e voglia affrontarli, da vinto?

Questo il punto, o concittadini, questa la somma d'una guerra nefanda.
Portate torce velocemente e richiedete il

patto con le fiamme."
Aveva detto, e tutti insieme con cuori combattenti
formano un cuneo e siportano alle mura in

serrata unità; 575
subito le scale ed improvviso apparve il fuoco.
Alcuni corrono alle porte e trucidano i

primi,
altri lanciano ferro edoscurano il cielo di armi.
Lui, Enea, tra i primi tende la destra sotto le mura,
a gran

voce accusa Latino e chiama a testimoni 580
gli dei d'esser costretto di nuovo agli scontri,
che due volte gli Itali

(sono) nemici, questi secondi patti son rotti.
Nasce discordia tra i cittadini impauriti:
alcuni cordinano di aprire la

città e spalancare le porte
ai Dardanidi e trascinano subastioni lo stesso re; 585
altri portano armi e s'affrettano a

difendere le mura,
come quando il pastore ha scovato le api nascoste
nel tufo pieno di buchi ed ha riempito di afumo

amaro;
esse dentro impaurite dal fatto attraveso l'accampamento di cera
corrono ed aumentano le ire con grandi

ronzii; 590
il nero odore si avvolge nei tetti, allora dentro le pietre
risuonano di mormorio cieco, il fumo va

all'aria vuota

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