Libro 3, Par. 27 - Studentville

Libro 3, Par. 27

Sed quoniam earum rerum, quas ego gessi, non eadem est fortuna atque condicio quae illorum, qui externa

bella gesserunt, quod mihi cum iis vivendum est, quos vici ac subegi, illi hostes aut interfectos aut oppressos reliquerunt,

vestrum est, Quirites, si ceteris facta sua recte prosunt, mihi mea ne quando obsint, providere. Mentes enim hominum

audacissimorum sceleratae ac nefariae ne vobis nocere possent, ego providi, ne mihi noceant, vestrum est providere. Quamquam,

Quirites, mihi quidem ipsi nihil ab istis iam noceri potest. Magnum enim est in bonis praesidium, quod mihi in perpetuum

comparatum est, magna in re publica dignitas, quae me semper tacita defendet, magna vis conscientiae, quam qui neglegunt, cum

me violare volent, se ipsi indicabunt.

Versione tradotta

Ma, poiché non sono uguali la fortuna e le condizioni delle imprese da me gestite a quelle

di chi ha condotto guerre esterne, poiché mi tocca vivere con coloro che io ho vinto e sconfitto, mentre gli altri hanno

lasciato i nemici o uccisi o debellati, è vostro compito, o Quiriti, se agli altri le gesta compiute sono di giovamento, che le

mie non mi siano di detrimento. Io, infatti, provvidi a che le menti scellerate e nefande di uomini audacissimi non potessero

recarvi danno, è vostro compito ora provvedere che non rechino danno a me. Benchè, o Quiriti, da parte di costoro niente può

nuocermi. Infatti c’è un grande presidio sui miei beni che mi è stato approntato in perpetuo, grande stima nella Repubblica

che, tacita, mi difenderà, grande forza d’animo che quegli stessi che la trascurano, e vogliono che io abbandoni,

riconosceranno.

  • Letteratura Latina
  • Catilinarie di Marco Tullio Cicerone
  • Cicerone

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