Libro 4 - Epilogo - Studentville

Libro 4 - Epilogo

Supersunt mihi quae scribam, sed parco sciens: primum, esse videar ne tibi molestior, distringit quem multarum rerum varietas;

dein, si quis eadem forte conari velit, habere ut possit aliquid operis residui; quamvis materiae tanta abundet copia, labori

faber ut desit, non fabro labor. Brevitatis nostrae praemium ut reddas peto quod es pollicitus; exhibe vocis fidem. Nam vita

morti propior est cotidie; et hoc minus redibit ad me muneris, quo plus consumet temporis dilatio. Si cito rem perages, usus

fiet longior; fruar diutius si celerius coepero. Languentis aevi dum sunt aliquae reliquiae, auxilio locus est: olim senio

debilem frustra adiuvare bonitas nitetur tua, cum iam desierit esse beneficio utilis, et Mors vicina flagitabit debitum.

Stultum admovere tibi preces existimo, proclivis ultro cum sis misericordiae. Saepe impetravit veniam confessus reus: quanto

innocenti iustius debet dari? Tuae sunt partes; fuerunt aliorum prius; dein simili gyro venient aliorum vices. Decerne quod

religio, quod patitur fides, ut gratuler me stare iudicio tuo. Excedit animus quem proposui terminum, sed difficulter

continetur spiritus, integritatis qui sincerae conscius a noxiorum premitur insolentiis. Qui sint, requiris? Apparebunt

tempore. Ego, quondam legi quam puer sententiam “Palam muttire plebeio piaculum est,” dum sanitas constabit, pulchre

meminero.

Versione tradotta

Mi restano cose da scrivere, ma cosciente, con parsimonia:

primo, perché non ti sembri troppo fastidioso, punge che la varietà delle molte cose ; poi, se uno volesse tentare le stesse

cose, perché possa avere qualcosa di un lavoro rimanente; benchè una quantità così grande di materia abbondi, da mancare l’

artigiano per la fatica, non la fatica per l’artigiano. Chiedo che tu dia il premio della nostra brevità, che hai promesso;

mostra la lealtà della frase. Infatti la vita è più vicina alla morte quotidianamente; e tanto meno di ricompensa ritornerà a

me, quanto più di tempo l’attesa consumerà. Se adempirai presto la cosa, l’utilità sarà più lunga, godrò più a lungo se avrò

cominciato più celermente. Mentre ci sono alcune rimanenze della vita languente,
c'è posto per l’aiuto: un giorno la tua

bontà tenterà che inutilmente un debole aiuta un vecchio, quando ormai avrà cessato di esser utile per il beneficio, e la Morte

vicina esigerà il debito. Ti credo stolto muoverti per le preghiere, essendo tu spontaneamente incline alla compassione. Spesso

un reo confesso ottenne perdono: quanto si deve dare più giustamente all’innocente? Le parti sono tue: prima furono di altri;

poi con simile giro verranno i turni di altri. Scegli ciò che la coscienza, ciò che la lealtà sopporta, perché io ringrazi di

stare al tuo giudizio. Il cuore superò il limite che proposi, ma difficilmente lo spirito è trattenuto, lui che consapevole

della sincera integrità è pestato dagli oltraggi dei malvagi. Chi siano, chiedi? Appariranno col tempo. Io, la sentenza che un

giorno lessi da ragazzo ”E’ sacrilegio per il plebeo borbottare palesamente”, fin che durerà il senno, la ricorderò bene.

  • Letteratura Latina
  • Le Fabulae di Gaio Giulio Fedro
  • Fedro

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