Sed quid ego alios? Ad me ipsum iam revertar. Primum habui semper sodalis. Sodalitates autem
me quaestore constitutae sunt sacris Idaeis Magnae Matris acceptis. Epulabar igitur cum sodalibus omnino modice, sed erat
quidam fervor aetatis; qua progrediente omnia fiunt in dies mitiora. Neque enim ipsorum conviviorum delectationem voluptatibus
corporis magis quam coetu amicorum et sermonibus metiebar. Bene enim maiores accubitionem epularem amicorum, quia vitae
coniunctionem haberet, convivium nominaverunt, melius quam Graeci, qui hoc idem tum compotationem, tum concenationem vocant,
ut, quod in eo genere minimum est, id maxime probare videantur.
Versione tradotta
Ma
perché (parlo) di altri? Torno subito a me stesso. Innanzitutto ho sempre avuto compagni di sodalizio; e d'altra parte i
sodalizi sono stati costituiti quando io ero questore e furono accolti i riti idei della Grande Madre [la dea Cibele, venerata
in Oriente sul monte Ida come madre degli dei, il cui culto venne introdotto a Roma perché si credeva che solo in tal modo
Annibale sarebbe stato sconfitto]. Banchettavo dunque con i miei compagni in maniera molto parca, ma vi era un certo ardore
dell'età, con l'avanzare della quale tutto diventa di giorno in giorno più pacato; e infatti misuravo il diletto di
questi conviti non tanto dai piaceri dei sensi quanto dalla compagnia e dai discorsi degli amici. Bene infatti i nostri padri
chiamarono "convivio" il prender posto a tavola con gli amici, perché comporta una comunione di vita, meglio dei Greci, che lo
definiscono ora "bere assieme" ora "cenare assieme", cosicché sembra che essi apprezzino molto di più ciò che in questo genere
di cose vale assai di meno.
- Letteratura Latina
- De Senectute di Marco Tullio Cicerone
- Cicerone
- De Senectute