Paragrafo 45 - Studentville

Paragrafo 45

Sed quid ego alios? Ad me ipsum iam revertar. Primum habui semper sodalis. Sodalitates autem

me quaestore constitutae sunt sacris Idaeis Magnae Matris acceptis. Epulabar igitur cum sodalibus omnino modice, sed erat

quidam fervor aetatis; qua progrediente omnia fiunt in dies mitiora. Neque enim ipsorum conviviorum delectationem voluptatibus

corporis magis quam coetu amicorum et sermonibus metiebar. Bene enim maiores accubitionem epularem amicorum, quia vitae

coniunctionem haberet, convivium nominaverunt, melius quam Graeci, qui hoc idem tum compotationem, tum concenationem vocant,

ut, quod in eo genere minimum est, id maxime probare videantur.

Versione tradotta

Ma

perché (parlo) di altri? Torno subito a me stesso. Innanzitutto ho sempre avuto compagni di sodalizio; e d'altra parte i

sodalizi sono stati costituiti quando io ero questore e furono accolti i riti idei della Grande Madre [la dea Cibele, venerata

in Oriente sul monte Ida come madre degli dei, il cui culto venne introdotto a Roma perché si credeva che solo in tal modo

Annibale sarebbe stato sconfitto]. Banchettavo dunque con i miei compagni in maniera molto parca, ma vi era un certo ardore

dell'età, con l'avanzare della quale tutto diventa di giorno in giorno più pacato; e infatti misuravo il diletto di

questi conviti non tanto dai piaceri dei sensi quanto dalla compagnia e dai discorsi degli amici. Bene infatti i nostri padri

chiamarono "convivio" il prender posto a tavola con gli amici, perché comporta una comunione di vita, meglio dei Greci, che lo

definiscono ora "bere assieme" ora "cenare assieme", cosicché sembra che essi apprezzino molto di più ciò che in questo genere

di cose vale assai di meno.

  • Letteratura Latina
  • De Senectute di Marco Tullio Cicerone
  • Cicerone
  • De Senectute

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