Caesar animadvertit hostes circa vallum trepidare atque ultro citroque pavidos concursare et modo se intra portas recipere, modo inconstanter immoderateque prodire. Cum idem multi animadvertissent, obsecrare coeperunt Caesarem ne dubitaret signum proelii dare: “Hosti sollicito et anxio – inquiunt – nulla spes est. Victoriam tam certam nemini magis quam tibi di immortales portenderunt”. Sed Caesar, qui nihil imprudens ac inconsideratum umquam fecit, dubitabat atque eorum studio cupiditatique resistebat, cum repente dextro cornu tubicen a militibus coactus canere coepit. Quo facto, ab omnibus cohortibus signa in hostem inferri coepta sunt, cum centuriones vi continerent milites, ne iniussu imperatoris concurrerent, nec quicquam proficerent. Postquam Caesar intellexit milites retineri nullo modo posse, signo dato, equo citato in hostem inter principes ire contendit.
Versione tradotta
Cesare si accorse che i nemici trepidavano attorno al bastione, correvano intimoriti qua e là e ora si ritraevano dentro le porte, ora avanzavano in modo irregolare e senza ordine. Poiché molti avevano notato la stessa cosa, iniziarono a scongiurare Cesare di non indugiare a dare il segnale di battaglia: "Per un nemico preoccupato e ansioso - dicono - non c'è alcuna speranza. Gli dèi immortali non offriranno a nessuno più che a te una vittoria così certa". Ma Cesare, che non fece mai nulla di imprudente e sconsiderato, dubitava e resisteva alla loro sollecitudine e al loro desiderio, quando improvvisamente nella schiera destra cominciò a suonare la tromba, su iniziativa dei soldati. Fatto ciò, tutte le coorti cominciarono ad avanzare contro il nemico, sebbene i centurioni trattenessero i soldati con energia, perché non attaccassero senza l'ordine del generale, e non vi riuscissero. Dopo che Cesare capì che i soldati non potevano essere trattenuti in alcun modo, dato il segnale, a spron battuto si adoperò ad andare tra i primi contro il nemico.
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